domenica 31 agosto 2008

BUONISMO CON FALSO IN ATTO PUBBLICO: GLI SCRUTINI IN CUI SI FA FUORI LA SERIETÀ DELLA SCUOLA

Una lettera-denuncia sulla "Nazione" di ieri su un caso di "indulgenza plenaria" (o meglio di falso in atto pubblico) in sede di scrutinio. Un fenomeno purtroppo endemico nella nostra scuola, sintomo tra i più frequenti del deleterio buonismo di cui abbiamo via via citato le gesta. Tanto che tra le nostre indicazioni inviate al Ministro e pubblicate su questo blog l'11 giugno scorso c'è anche questa:
"Valutazioni di fine anno. Bisogna far sì che le valutazioni di fine anno, nel rispetto della libertà di insegnamento, vengano formulate basandosi sugli effettivi risultati conseguiti dai singoli allievi e seguendo rigorosi criteri di equità e di merito, senza obbedire alle tante pseudomotivazioni di carattere psicologico e sociale messe in giro dalla cultura del buonismo".
Come abbiamo scritto altrove, "purtroppo molti colleghi – che quali rappresentanti della Pubblica Amministrazione sarebbero tenuti a informare il loro operato ai principi di correttezza ed imparzialità – sono stati indotti a credere di essere titolari, come Consiglio di classe, di un potere praticamente assoluto, che consente di trasformare i 4 e i 5 in false sufficienze, purché venga appena enunciata a favore dell’allievo una qualsiasi pseudomotivazione di natura psicologica, familiare o sociale. Da notare che, mentre per la mancata ammissione a un esame o alla classe successiva viene in genere richiesta una serie di motivazioni e l’elenco di quanto fatto per prevenire questo esito, una promozione, invece, per quanto immeritata, è sempre la benvenuta".

giovedì 28 agosto 2008

LO SHOCK DI CUI LA SCUOLA HA BISOGNO

Un equilibrato commento di Paolo Pombeni sul "Messaggero" a proposito delle novità varate oggi dal Consiglio dei Ministri. Da sottolineare come molto appropriata la citazione del secondo comma dell'articolo 54 della Costituzione, quello che conclude - potremmo dire "con fermezza" - la Parte I sui diritti e i doveri dei cittadini.

martedì 26 agosto 2008

MA I COLLEGHI DEL CIDI SONO D'ACCORDO CON LA SEGRETARIA COLONNA?

"C'è bisogno di intervenire sulla dispersione scolastica (ma tanto qui si parla al vento, il ministro Gelmini vuole usare il voto di condotta - il cinque perché il sette non è sufficiente! - per cacciare dalla scuola molti più ragazzi di ora, figuriamoci se si può parlare di lotta alla dispersione).

A scrivere questo sul "Manifesto" di oggi non è Sabina Guzzanti, ma Emma Colonna, segretaria nazionale del CIDI. Ci piacerebbe sapere se i tanti colleghi seri che sono iscritti a questa associazione professionale si riconoscono in una simile manifestazione di faziosità politica oltre che di cecità culturale, che chiude la porta a qualsiasi ragionamento su un tema da tanti riconosciuto come basilare per una ripresa della scuola. L'articolo, che contiene anche argomentazioni in sé ragionevoli, si intitola I maestrini del centrodestra.
Una buona notizia per i tanti insegnanti che fanno il loro dovere: due colleghi (si fa per dire) licenziati per inveterata fannulloneria (Scuola, miracolo a Milano, su "Libero").
"Avvenire" dedica un interessante articolo all'incontro sulla formazione professionale (quella lombarda in paricolare) svoltosi al meeting di CL a Rimini: Promossi i "bocciati" - Così la scuola vince .
Infine su "Italia Oggi" un breve servizio sul codice deontologico dei docenti al via in Scozia (che già da molto tempo aveva comunque un efficace organismo professionale, il General Teaching Council). Chi volesse leggerlo (in inglese), lo può fare scaricandolo dal sito dell'ADi, che ne aveva dato notizia già a maggio.

lunedì 25 agosto 2008

"IL SOLE 24 ORE" FA IL PUNTO SULLA SCUOLA

È lecito il timore che le dichiarazioni sui corsi per i docenti meridionali possano costituire un pretesto per attaccare globalmente la politica del ministro Gelmini, sacrosanta su molti punti (sui "corsi intensivi", già preannunciati a fine luglio, ci siamo già espressi in una nota del 1° agosto). Dopo gli articoli e le lettere sugli organi dell'Estrema (come si diceva nell'Ottocento) e il silenzio del PD (dimenticare Fioroni?), ieri il Ministro Bersani a Firenze ha raccolto molti applausi esclamando che i problemi della scuola "mica sono solo quelli del sette in condotta e del grembiule!". Oggi "Il Sole 24 Ore"pubblica un articolo di analisi di Antonio Schizzerotto intitolato La disciplina da sola non basta, in cui si legge, dopo un semi-rituale omaggio alle iniziative del Ministro: "Purtroppo, questi e altri provvedimenti assunti dal Ministro Gelmini rischiano di riverlarsi pannicelli caldi per un malato grave che di ben altre medicine avrebbe bisogno". Questa accentuata relativizzazione di quella che è invece una priorità non è un buon segno e dà man forte a chi vi si oppone in modo ciecamente ideologico.
Sui banchi della scuola una fila di novità riassume e schematizza le innovazioni già operanti e quelle ancora da approvare. Un "patto" con le famiglie si diffonde sulle modifiche allo Statuto (che purtroppo mantiene le procedure garantiste che finora hanno costretto le scuole a violarlo in nome del buon senso educativo) e sul cosiddetto "patto di corresponsabilità" (della cui effettiva utilità c'è di che essere scettici). "Ci vuole un confronto costruttivo", con pareri di presidi, genitori e dirigenti regionali, chiude il dossier.

(GR)

venerdì 22 agosto 2008

VOTI, LIBRI E '68

I ministri Gelmini e Tremonti replicano a Galli Della Loggia, che nel suo editoriale di ieri aveva accusato il governo – e soprattutto il responsabile dell’Economia – di infischiarsene della scuola, visti i tagli operati nella finanziaria. Il ministro della pubblica istruzione risponde sullo stesso “Corriere” con una lettera al direttore (ma va anche segnalata un’intervista sulla “Padania” in cui riepiloga il proprio programma di governo). Lo stesso fa Tremonti, che si sofferma in particolare su due argomenti: i ritorno dei voti anche alle elementari e medie e il costo dei libri scolastici (Scuola: il passato e il buon senso). Ambedue insistono sulla necessità di archiviare il ’68.
D’accordissimo sul ritorno ai voti e anche sulle relative argomentazioni. Da quello che scrive Tremonti non si capisce però quale sia la situazione attuale, perché i giudizi discorsivi sulle singole discipline non ci sono più da moltissimi anni. Le materie vengono valutate secondo i livelli ottimo, distinto, buono, sufficiente, non sufficiente. Di fatto vengono usati come voti, tant’è vero che molti docenti per le interrogazioni e le verifiche usano valutazioni come “buono meno” o “fra ottimo e distinto”. Naturalmente a questo punto è più logico e comodo usare i numeri; ma è anche importante recuperare una gamma di insufficienze, che il demone buonista dei pedagogisti ministeriali aveva consigliato di semi-occultare nell’unico e assai soft “non sufficiente” (che tra l’altro impedisce di apprezzare i progressi di chi comincia molto male). Il giudizio vero e proprio – compilato secondo criteri in parte variabili da scuola a scuola – è quello cosiddetto “globale”, che in genere, oltre a una preparazione “complessiva” (nozione di limitata utilità), parla di impegno a casa e a scuola, attenzione e partecipazione, a volte metodo di lavoro; e può sottolineare punti di forza e carenze. È semmai qui che può essere a volte pertinente l’opinione di Tremonti: “Per come sono strutturati e «bizantinati », basati su formule che tendono ad essere ipocrite, psicopedagogiche, tautologiche, caramellose, offensivo-giudiziarie o presunte tali, i giudizi sembrano fatti apposta per mandare fuori di testa i genitori o per stendere i ragazzi sul lettino dello psicanalista o per portarli tutti insieme da un avvocato che ti predispone il ricorso — quasi sempre vincente — davanti al Tar.”
Il secondo obbiettivo polemico del ministro economico è costituito dai libri di testo: “Nella scuola italiana da troppo tempo (e non era così prima: è un effetto negativo della «modernità») i libri di testo cambiano con una frequenza forsennata e parossistica. Cambiano per scelta del docente, ma cambiano soprattutto perché gli editori stampano quasi ogni anno una nuova edizione di ciascun testo, in modo che quelli dell'anno precedente diventano automaticamente vecchi — fa più fino dire obsoleti — e con ciò sostanzialmente inutilizzabili. Su questa pratica si possono dire due cose essenziali: è ingiustificata; è contraria agli interessi delle famiglie”.
In Italia c’è un conformismo bulgaro sulla scandalosità del costo dei manuali e delle politiche di chi li produce, senza peraltro che l’argomento venga minimamente approfondito dai giornali e dalla tv (non mi pare neppure che gli editori si difendano granché bene). Eppure si potrebbero fare inchieste su costi, margini di profitto, concentrazioni proprietarie, ristrutturazioni e licenziamenti, esattamente come si fa per altri settori produttivi, in modo da comprendere in che misura abbiamo a che fare con imprenditori che ci marciano oppure se si trovano alle prese con reali difficoltà nel far quadrare i conti. Inoltre un'inchiesta seria potrebbe produrre tabelle comparative sulle spese delle famiglie: quanto per i libri scolastici, quanto per lo zainetto di marca invece di quello economico, quanto per gli accessori sfiziosi, per il cellulare di ultima generazione, per l’iPod; quanto per i chewingum e per le merendine, quanto per costose figurine e carte varie, magliette e scarpe firmate. Così potremmo capire se è una protesta seria o dettata dal solito assistenzialismo. Ma alla fine la domanda delle domande è questa: le case editrici devono stare sul mercato o no? Se le case automobilistiche hanno bisogno di fare un restyling all’anno su ciascun modello per andare avanti nessuno si scandalizza (anche se il mercato dell’usato ovviamente ne risente). A sentire Tremonti le case editrici dovrebbero invece favorirlo il mercato dell’usato, anzi le scuole potrebbero comprare i libri e darli in prestito ai ragazzi... Certo, in un ambito di spese obbligatorie come quelle per i manuali il Governo deve mettere il naso; ma oltre un certo limite non sarebbe più semplice rivendicare senz’altro il monopolio statale dell’editoria scolastica?

(GR)

giovedì 21 agosto 2008

POSTILLA AI PREMI PER I BRAVI

Partecipando a una trasmissione di Radio 24 sulla scuola, e in particolare sui "bonus" ai meritevoli, un insegnante si è chiesto: si discute sull'opportunità di premi che ammontano a poche migliaia di euro, ma che dire dei sessantamila che ogni anno la mia scuola spende per i corsi di recupero, quando si consideri che buona parte delle insufficienze è determinata semplicemente dalla mancanza di impegno? (GR)

martedì 19 agosto 2008

SCUOLE CHE PREMIANO I BRAVI

Diversi quotidiani, "Il Messaggero" in prima pagina, danno spazio alla notizia che due scuole superiori hanno deciso di premiare gli studenti migliori. Una di queste è il Liceo Classico "Visconti" di Roma, non a caso quello da cui nel marzo scorso fu lanciato l'appello "Scuola: un partito trasversale del merito e della responsabilità", rivolto ai partiti e ai candidati in lizza nelle elezioni politiche. Il Preside Saro (Rosario) Salamone, infatti, è un convinto sostenitore delle priorità indicate in quel testo, poi addirittura fatto proprio dal nuovo ministro Gelmini.
Da registrare le obbiezioni del pedagogista Giuseppe Bertagna, la seconda delle quali - di stampo milanian-sessantottino - è in grado di invalidare qualsiasi ricerca di equità (base della prima obbiezione). Certo, se il merito è l'impegno con cui si valorizzano i propri talenti, si può anche premiare un ragazzo che ha fatto grandi progressi partendo da una base modesta. Evitiamo però di trovare un problema per ogni soluzione e apprezziamo nel frattempo, magari a titolo sperimentale, ogni iniziativa che vada, come gli studenti premiati, "controcorrente".

lunedì 18 agosto 2008

DA SINISTRA SULLA CONDOTTA MUTISMO O FESSERIE

La reazione di gran parte della sinistra ai provvedimenti del ministro Gelmini è purtroppo desolante. O il silenzio (imbarazzato?) o la caricatura. E pensare che la nuova titolare di viale Trastevere non ha fatto altro che proseguire la svolta del predecessore; e che diversi intellettuali di sinistra o centrosinistra hanno firmato l'appello per il merito e la responsabilità come valori fondanti della vita della scuola. Riguardo a Fioroni già avevamo notato, a suo tempo, come nessuno o quasi si fosse schierato ufficialmente a sostegno delle sue scelte in tema di serietà degli studi, e meno che mai i vertici dei partiti governativi, neppure la Margherita di cui è un dirigente. Oggi tace (come, se non ci è sfuggito qualcosa, la sua vice Mariangela Bastico) e rinuncia a rivendicare i suoi meriti, forse per la solita banale paura di portare acqua al mulino del governo. Eppure la campagna elettorale era stata tutta un proclama di impegno bipartigiano per la scuola. Non sorprende che le grida di allarme per il nuovo autoritarismo e la repressione del dissenso vengano da quella sinistra - di nuovo extraparlamentare - che anche in altri campi continua a incarnare il più consunto ideologismo: sono gli eredi di chi la scuola ha più contribuito a rovinarla. Ma già vedere discorsi dello stesso tono su un quotidiano di area PD come "l'Unità" fa cascare le braccia. Oggi è il turno di "Repubblica" con un articoletto di Edmondo Berselli che è davvero esemplare per il ricorso alla caricatura come fuga dall'argomentazione. L'impressione che se ne ricava è che del problema educativo odierno e della vita della scuola l'autore non abbia la minima idea e non si preoccupi di averla. L'importante è sparare sul governo e alimentare l'infantilismo politico, anziché un civile e informato dibattito.

martedì 12 agosto 2008

NUOVA CONFERMA: LA PAROLA "DISCIPLINA" E' SDOGANATA

Nella sua rubrica "Pubblico & privato" sulla prima pagina del "Corriere", Francesco Alberoni scrive tra l'altro che "bisogna ridare, per legge, potere e autorità disciplinare agli insegnanti." È un'ulteriore conferma che il clima culturale del paese, di cui il linguaggio è la diretta espressione, da alcuni mesi ha recuperato termini quali serietà, condotta, rigore e, appunto, disciplina. Una svolta a cui l’appello per il merito e la responsabilità nella scuola, firmato nel marzo scorso da sedici intellettuali e commentatori, ha sicuramente contribuito molto.
L’articolo sottolinea anche con decisione il ruolo formative delle materie.

lunedì 4 agosto 2008

LA BUONA CONDOTTA E IL PRINCIPIO DI AUTORITÀ

Anche nei giornali di oggi sono numerosi i commenti sulla ri-valutazione della condotta nella scuola. Le riflessioni più interessanti sono di un neuropsichiatra infantile, Giovanni Bollea, e di uno psicologo-analista, Claudio Risé. Sul "Messaggero" Bollea, in un pezzo intitolato Riscoprire i valori e il principio di autorità , richiama soprattutto i genitori alla consapevolezza del loro ruolo nei confronti dei figli adolescenti ("un'età terribile"), abbandonando la comoda e nefasta idea che sia meglio "non interferire" nella loro vita e trasmettergli invece "il valore del lavoro, il senso profondo e positivo del fare bene come molla per fare meglio".
Claudio Risé sul "Mattino" (La buona condotta che serve ai giovani) sottolinea il paradosso di una scuola che dal 1998 in poi, per "merito" di Berlinguer, si è fondata su una netta separazione tra profitto scolastico e formazione educativa. Per Risé questa scelta nasce da una visione ideologica secondo cui il rispetto delle regole è obbedienza a regole e modelli di comportamento "borghesi", in quanto tali ostacolo ad un vero cambiamento della scuola.

sabato 2 agosto 2008

LA RIVINCITA DELLA CONDOTTA

Sui provvedimenti approvati dal Consiglio dei Ministri, su cui abbiamo ieri pubblicato una scheda abbastanza esauriente, oggi tutti i giornali danno ampia informazione. Chi vuole può visitare le dodici pagine della rassegna stampa del Ministero.
Si tratta evidentemente di un grande successo dei sostenitori della scuola seria, con la valutazione della condotta che può comportare la ripetenza nei casi più seri e la perdita fino a cinque punti del credito scolastico per l’esame di maturità (e mai come oggi sembra opportuno ripristinare ufficialmente il vecchio nome).
Tra i commenti positivi - alcuni venati di scetticismo - simpatico quello di Marcello d'Orta, molto convinto e ben argomentato quello di Gianluigi Paragone.
A riprova di quante responsabilità abbia avuto la sinistra nella crisi della scuola, si possono leggere alcuni interventi che ricorrono a toni caricaturali e a tratti deliranti. Tra gli altri, Marco Bascetta sul "Manifesto" (Disciplina d'assedio) e Marina Boscaino su "L'Unità" (Ma dietro la lavagna ci finisce il diritto all'istruzione).

BERLINGUER E LA DISCIPLINA

Una risposta alla lettera di Berlinguer al "Corriere della Sera" pubblicata ieri.
Caro direttore,
l’ex ministro Luigi Berlinguer torna ad attaccare i presunti laudatores temporis acti che vogliono una scuola più esigente sul piano dei comportamenti. La sua tesi è che il rigore va bene, ma da solo non basta, anzi è impotente; e difende il suo Statuto degli studenti, che in realtà era fatto per rendere quasi impossibili le sanzioni, vincolandole a procedure di stampo sindacalistico. Il secondo cardine della sua tesi è che la vera priorità è la didattica. Quella attuale, dice, non coinvolge i ragazzi; e se la prende in particolare con “l’inossidabile lezione frontale, che ha criminalmente cancellato [sic]l’arte praticata e la creatività”.
Ma nessuno ha mai detto ( e nessun docente sensato lo pensa) che la scuola è solo rispetto delle regole (che una parte della sinistra, ben rappresentata da Berlinguer, ha contribuito a demolire). Rappresenta però la base indispensabile della didattica. Solo in un clima di correttezza e di impegno si può lavorare. L’ex ministro coltiva l’illusione naif che una scelta metodologica “moderna” possa miracolosamente riassorbire ogni problema comportamentale. Ma nessuna scuola può essere solo passione e divertimento, nessuna scuola seria può evitare impegno e fatica ai suoi allievi, né rinunciare, anche nel loro stesso interesse, a pretendere la pura e semplice buona educazione.

Giorgio Ragazzini – Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità

Sullo stesso argomento, segnaliamo l' intervento sul suo blog di Gennaro Lubrano di Diego.

venerdì 1 agosto 2008

DAL SITO DEL GOVERNO ITALIANO / SCHEMA DI DISEGNO DI LEGGE PRESENTATO DAL MINISTRO GELMINI

Stralcio del comunicato stampa relativo alla seduta di oggi del Consiglio dei ministri:
Il Consiglio ha quindi approvato i seguenti provvedimenti:
su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Mariastella Gelmini:
- uno schema di disegno di legge, sul quale verrà acquisito il parere della Conferenza Stato-Regioni, che contine novità di rilievo per la scuola, soprattutto con riferimento al comportamento degli studenti, che concorrerà alla valutazione complessiva e potrà determinare la bocciatura; costituiscono ulteriori novità l’introduzione nella scuola secondaria della disciplina “cittadinanza e Costituzione” e la “carta dello studente”, strumento che consentirà agevolazioni e facilitazioni per i giovani e sconti sui libri.


Documento di approfondimento correlato:
Comportamento, Cittadinanza e Costituzione, Carta dello studente
Presentazione
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 1 agosto 2008 il disegno di legge, presentato dal Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, recante: "Disposizioni in materia di istruzione, università e ricerca", che innova in materia di:
Comportamento degli studenti;
Cittadinanza e Costituzione;
Carta dello studente.
1) Il comportamento degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado - valutato dal consiglio di classe - concorrerà alla valutazione complessiva dello studente e potrà determinare, se insufficiente, la non ammissione al successivo anno di corso.
Per l'ammissione all'esame di Stato, è prevista la riduzione del credito scolastico fino a un massimo di 5 punti.
Valutare il comportamento – come ha anche detto il Ministro Gelmini - significa rafforzare la capacità dello studente di saper stare con gli altri, di esercitare correttamente i propri diritti, di adempiere ai propri doveri e di rispettare le regole poste a fondamento della comunità di cui fa parte.
2) Dal prossimo anno scolastico sarà introdotto - nelle scuole secondarie – lo studio della disciplina "Cittadinanza e Costituzione", con 33 ore annuali di insegnamento previste, che sarà oggetto di specifica valutazione.
3) La carta dello studente ("lo studio") intende promuovere tra gli studenti della scuola secondaria superiore (e, progressivamente, dell'Università), l'esercizio del diritto allo studio ed il più ampio accesso alle attività di carattere culturale.
Queste le principali agevolazioni fornite dalla carta dello studente:
accesso gratuito alle aree archeologiche, ai complessi monumentali e ai siti Unesco;
agevolazioni per i trasporti pubblici, con particolare riferimento alle tratte interessate dal pendolarismo studentesco;
biglietti ridotti per ingresso a cinema e teatro;
sconti sui libri.
A margine del Consiglio dei Ministri, il Ministro Gelmini ha firmato la circolare applicativa relativa alle recenti modifiche dello “Statuto delle studentesse e degli studenti”, che, fra le altre cose:
prevede l’obbligo per le scuole di modificare i regolamenti interni per consentire l'applicazione del nuovo e più rigoroso regime sanzionatorio verso gli studenti;
fa obbligo di scegliere le eventuali sanzioni di allontanamento (superiore a 15 giorni, fino al termine dell'anno scolastico con esclusione dallo scrutinio o dall'esame), secondo il principio di proporzionalità, tenuto conto dell’infrazione commessa. Le sanzioni di allontanamento possono essere utilizzate ogniqualvolta si verifichino comportamenti riconducibili ad ipotesi di reato, quali: violenza privata, minacce, percosse, ingiurie, reati di natura sessuale, incendio o allagamento;
fornisce chiarimenti per il funzionamento dei sistemi di impugnazione dei provvedimenti disciplinari e degli organi di garanzia.

Fonte: Ministero dell' Istruzione, dell' Università e della Ricerca

CORSI INTENSIVI PER IL SUD, DISCIPLINA, LIBRI ON LINE

“NO AL DIVARIO NORD-SUD, COSÌ RILANCIO LA SCUOLA” “Il Mattino” 27 luglio

Dunque il Ministro si ripropone di colmare il divario tra nord e sud con “corsi di formazione intensivi per i professori e gli studenti di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia”. Qui c’è a mio parere un errore di diagnosi e conseguentemente la terapia è errata, oltre che impraticabile nei tempi brevi. Quello di diagnosi consiste nel pensare che i peggiori risultati del sud dipendano senz’altro da una minore preparazione dei docenti. Ci sarà anche; ma ritengo che si tratti soprattutto delle conseguenze di una scuola ancora meno rigorosa della media nazionale, con l’accentuarsi dei tratti lassisti e buonisti presenti un po’ ovunque, intrecciati con una maggiore tendenza al clientelismo, alla raccomandazione e anche con il condizionamento, in alcune zone, degli ambienti malavitosi.
Per esempio, sembra certo che la non brillante situazione generale dell’etica professionale (equità, imparzialità, scrupolo nell’adempimento dei propri doveri e altre cosette del genere) nel Sud abbia completamente distorto i risultati delle prove dell’Invalsi nelle medie e nelle elementari, tanto che Fioroni decise di abolirle. In poche parole: una parte almeno dei docenti si sostituiva agli allievi o comunque li aiutava.
Per questo la terapia giusta sarebbe una ventata di serietà in tutti gli aspetti della vita scolastica. E poi, cosa significa “corsi intensivi”? È pensabile che vadano oltre venti o trenta ore? E con questi sistemi si pensa di risalire nelle classifiche internazionali? Ha senso, inoltre, aggiornare a tappeto tutti i docenti, anche quelli bravi?

Non è poi difficile immaginare che tutta l’operazione rimetterebbe in pista la compagnia di giro di quegli “esperti” che negli anni scorsi hanno propagandato i loro dogmi pedagogici e didattici e sono tra i responsabili principali dello smarrimento e della demotivazione degli insegnanti, trattati quasi sempre come inetti da rieducare e magari da tenere a bada con gli Statuti degli studenti.

UN’ISTITUZIONE DA RIFONDARE PARTENDO DALLA DISCIPLINA di Alfonso Piscitelli ("Liberal" di giovedì 31 luglio) è invece una sintesi della situazione in grandissima parte condivisibile (ma anche il resto del supplemento "Socrate" è interessante, a parte l'articolo un po' banalmente e sussiegosamente "modernista" di Paolo Fuligni).

Com’era prevedibile (vedi le considerazioni del 10 luglio scorso) all’apparir del vero si sta già sgonfiando la grande rivoluzione dei libri on-line (altre se ne sgonfieranno nei prossimi mesi). Ecco perché IL LIBRO DI SCUOLA NON VA ONLINE di Cristina Casadei (“Il Sole24Ore” di mercoledì 27 luglio). Ma allora com’è possibile che, come previsto dal D.L. 122 del 25 giugno 2008, i “libri” di questo genere diventino obbligatori nell’anno scolastico 2011-2012?

(G.R.)