sabato 23 gennaio 2010

TERZO ANNO PROFESSIONALIZZANTE: E SE FOSSE TROPPO TARDI?

Proviamo a dare uno sguardo alla realtà, quello sguardo che i responsabili della politica scolastica della Regione Toscana si guardano bene talvolta dal dare. La realtà di questi giorni, infatti, è che stanno per iniziare (finalmente) i percorsi del terzo anno professionalizzante. Percorsi, come abbiamo scritto in altre occasioni, finalizzati a recuperare i ragazzi tra i 16 e i 18 anni usciti dal canale dell'istruzione o desiderosi di farlo. Si tratta sempre di ragazzi che alle spalle hanno già, in genere, più di una ripetenza e una sorta di "certificazione", almeno psicologico-sociale, d'incapaci e falliti, perché refrattari alla scuola, tradizionalmente (molto tradizionalmente) intesa quale unica strada per formarsi culturalmente e civilmente. Si sa, come afferma Norberto Bottani, che in Italia sembra non esserci possibilità di salvezza al di fuori della scuola!
Ma torniamo all'attualità, alla constatazione che finalmente stanno per partire i corsi del terzo anno professionalizzante, ove le attività pratiche e di laboratorio trovano uno spazio almeno paritario rispetto a quello, tanto per intenderci, culturale. Peccato che i corsi non siano in numero sufficiente per soddisfare le richieste dei ragazzi e delle loro famiglie; e peccato che partano con ben cinque mesi di ritardo. Un ritardo che tra l’altro ha questa conseguenza: dato che i corsi durano fino a dicembre, se qualcuno di questi ragazzi, rimotivato dall' esperienza fatta, volesse rientrare nel canale dell’istruzione, non lo potrà assolutamente fare.
Con le sue 900 ore da dividere tra attività scolastica e pratica, si tratta comunque di un corso che non potrà in nessun modo garantire una preparazione appropriata, rimandandola di fatto alla futura esperienza lavorativa. E gli altri? quelli che sono addirittura rimasti fuori da questa formazione professionale in formato freccia rossa? Non si potranno certo consolare pensando ai due-tre anni di scuola superiore che si lasciano alle spalle, che li ha portati a maturare la convinzione di essere degli “sfigati” buoni a nulla: davvero una valida educazione alla cittadinanza!

V.V.

Post scriptum: Due parole sulla proposta Cazzola relativa all'apprendistato fin dai 15 anni. Personalmente ritengo che a quell'età sia ancora troppo presto per maturare un'esperienza alle dipendenze di chiunque, fosse anche il più illuminato dei datori di lavoro. Penso che almeno fino ai sedici anni si debba avere la possibilità di acquisire, con i tempi propri dell'apprendimento, le competenze di base culturali e per il lavoro che vorremmo svolgere non appena usciti dall'obbligo scolastico; obbligo che ovviamente dovrebbe poter essere espletato anche all'interno della formazione professionale. È quello che il Gruppo di Firenze propone alla Regione: organizzare su base triennale i percorsi di formazione professionale, dando la possibilità di iscriversi a chi ha superato l’esame di terza media.
Comunque, per coloro che volessero approfondire il tema relativo all’apprendistato si consiglia la lettura, nel sito dell’ADI, dell’ottimo lavoro di Livio Pescia, introdotto da Norberto Bottani con la consueta competenza.
Alcuni articoli sul tema dai giornali di ieri: Maurizio Ferrera e altri pareri sul "Corriere della Sera"; un'informazione sintetica dal "Sole24Ore"; Tinagli sulla "Stampa" e lo stesso Cazzola sul "Riformista".

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