venerdì 30 luglio 2010

A PROPOSITO DI ETICA PROFESSIONALE...

Discutendo di “aiutini” e di buonismo, di falsificazione dei voti e di blog lasciati liberi di fornire le soluzioni dei compiti d’esame, nonché di prove Invalsi svolte correttamente e di comportamenti definiti eufemisticamente “opportunistici”, abbiamo in definitiva affrontato dal punto di vista della scuola il tema dell’etica pubblica. In altri contesti, in cui la “rule of law” è molto più profondamente radicata nel costume, esiste anche, a rafforzarne e integrarne l’azione, una cultura professionale di cui i codici etici costituiscono una sintesi ampiamente condivisa. In Italia, invece, salvo errori, solo l’ADi (Associazione Docenti Italiani) e la Gilda degli Insegnanti (quest’ultima dopo molte esitazioni e quasi con imbarazzo) hanno adottato dei codici etico-deontologici o dei principi etici che dovrebbero quanto meno impegnare i loro associati.
Esiste poi da dieci anni un testo di legge che riguarda i doveri dei pubblici dipendenti in genere, ma contiene alcune fondamentali indicazioni valide anche per la scuola, nella quale, tuttavia, nessuno sembra interessato a farlo conoscere, a discuterne e a controllare che venga rispettato. Si tratta del Codice di Comportamento dei Dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni, approvato dal Ministro per la funzione pubblica in data 1° dicembre 2000. E basterebbe che nelle scuole si discutesse su come applicare alle varie situazioni (verifiche, scrutini e esami in testa) i due passaggi seguenti, per far fare un grosso passo avanti alla coscienza professionale degli insegnanti italiani:

Art 1.1. I principi e i contenuti del presente codice costituiscono specificazioni esemplificative degli obblighi di diligenza, lealtà e imparzialità, che qualificano il corretto adempimento della prestazione lavorativa. I dipendenti pubblici [...] si impegnano ad osservarli all'atto dell'assunzione in servizio.
Art 2.1. [...] Nell'espletamento dei propri compiti, il dipendente assicura il rispetto della legge e persegue esclusivamente l'interesse pubblico; ispira le proprie decisioni ed i propri comportamenti alla cura dell'interesse pubblico che gli è affidato.
[...]

Testo integrale del Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.

sabato 17 luglio 2010

IL BUONISMO ALL’OPERA: LA FABBRICA DEI VOTI FALSI IN UN ESAME DI TERZA MEDIA

Mentre il Ministro Gelmini annuncia che sarà esteso l’uso dei test nazionali dell’Invalsi, molti consigli di classe, purtroppo, lavorano alacremente per consolidare la convinzione - già largamente diffusa - che gli insegnanti italiani non siano per niente affidabili in sede di valutazione finale. Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi, suscitando un’animata discussione. Pubblichiamo oggi la testimonianza di prima mano di un collega fiorentino su come si sono svolti gli esami nella sua scuola media.

Cari amici del Gruppo di Firenze,
ho sempre creduto nella serietà della scuola misurata sull'impegno e la responsabilità di tutte le sue componenti. Vi sarà facile capire, perciò, il mio sconcerto di fronte ad una serie di episodi (solo apparentemente isolati) accaduti nella scuola media dove insegno durante gli esami di Stato.
Siccome il buon giorno si vede dal mattino, tutto è iniziato nella riunione preliminare, quando la commissione è stata invitata ad "ammorbidire" i voti delle prove scritte, evitando le insufficienze gravi (i 3 o i 4) e non scendendo, comunque, al di sotto di quelle veniali (i 5) per non compromettere, già in partenza, la "famigerata" media aritmetica stabilita dalla nuova normativa ministeriale per calcolare il voto finale e quindi l'esito stesso dell'esame. A tutto ciò si sono aggiunti, in corso d'opera, i comportamenti - a dir poco irrituali - di diversi colleghi e colleghe, che, sia in sede di colloquio che di scrutinio, hanno seguito un criterio di valutazione che non esito a definire "preventiva", adattando il voto dell'orale alla media scaturita dagli scritti, così da garantire una sorta di "sei politico" di sessantottina memoria. Nei casi più complicati, si sono addirittura modificati
ad libitum i voti dei compiti (già trascritti e ratificati dalla sottocommissione), per poi ottenere a "maggioranza" il risultato voluto, con il sostegno e l'avallo della presidenza e con buona pace di ogni legalità ed etica professionale!
Ad ogni buon conto, insieme ad altri colleghi (pochi), non ho mancato di rilevare e verbalizzare quanto sopra in sede di ratifica finale.

Roberto V.

lunedì 5 luglio 2010

INSEGNANTI "ESAUTORATI" NELL'ESAME DI TERZA MEDIA? NON SARÀ CHE ...


Nel condurre l’esame di terza media, pare che una parte degli insegnanti si sia sentita “esautorata” dal nuovo metodo con cui viene deciso il giudizio finale. Ne parla tra gli altri, con accenti sconcertanti, un articolo del ”Secolo XIX". C’è persino chi ha chiesto scusa ai genitori per questo sistema che penalizzerebbe anche gli allievi più meritevoli.
Questa critica al pur criticabilissimo regolamento per la valutazione degli alunni (DPR 122 del 22.6.2009) è veramente singolare, dato che il voto finale è la risultante di una media tra sette elementi, di cui uno solo - la prova dell’Invalsi - non dipende dal giudizio della commissione esaminatrice. Questi elementi sono: la media dei voti nelle varie materie con cui un allievo è stato ammesso, voti ovviamente decisi dai rispettivi docenti; le valutazioni delle cinque prove scritte, anche queste decise dagli insegnanti, a parte appunto quella nazionale dell’Invalsi che, essendo a risposta chiusa, viene valutata, per così dire, meccanicamente; infine, il giudizio sul colloquio orale, che viene concordato tra i membri della commissione. Nel caso che il calcolo si fermi tra un voto e l’altro si arrotonda al voto superiore: 6.50 diventa 7. Già, si obbietta nell’articolo, ma come si può bocciare con un 5.49 senza tener conto dell’andamento complessivo dei tre anni? Ma figuriamoci se ogni docente di questo andamento non ne tiene già conto per la propria materia! È una prassi del tutto normale, di fronte alla buona volontà e a qualche sia pur lieve progresso; e semmai spesso si esagera a favore dell’allievo. Faccio comunque notare che, per trovarsi nella situazione dell’esempio, un candidato deve aver avuto quattro 5 su sei prove d’esame...
Di conseguenza, a chi scrive (recentissimo commissario d’esame) non sembra proprio una pretesa stravagante e crudele quella di fare la media tra le sette valutazioni.
Perché allora molti colleghi si sentono “esautorati”? Temo che si tratti di un’ulteriore prova di quanto abbiamo più volte ripetuto su questo blog: per decenni gli insegnanti italiani - in particolare quelli delle elementari e delle medie - sono stati colpevolizzati avvertendoli che la “bocciatura è sempre un fallimento della scuola” e spinti a “incoraggiare”, a “comprendere”, cioè a tener conto delle più disparate attenuanti ed esimenti di natura psicologica, familiare e sociale; e senza mai richiamare la necessità di tenere comunque conto delle valutazioni date dai docenti stessi durante l’anno, anche rispetto a evidenti prove di disimpegno e di cattiva volontà degli allievi. Insomma, al posto di una certa elasticità nelle decisioni del docente in materia di valutazione, si è legittimato l’arbitrio fino al falso in atto pubblico. Non a caso per la mancata ammissione si sono richieste sempre dettagliate motivazioni, mentre per la promozione, anche la più ingiusta, nulla quaestio... Ricordo come esemplare uno scrutinio in cui si dovette votare per non promuovere una bambina straniera che si era assentata da dicembre a maggio (la proposta passò con un solo voto di scarto). Con questa “cultura” alle spalle (ma verrebbe da parlare di “addestramento”), è comprensibile che l’inaudita comparsa di un criterio “oggettivo”, tra molti ancora fin troppo manipolabili, è sembrato ad alcuni così insopportabile.
Ritengo infine positivo un certo abbassamento medio dei giudizi finali, che dall’anno scorso si esprimono in decimi. Nella mia scuola, su 240 candidati ci sono stati solo 3 dieci e 30 nove. Come l’inflazione monetaria, anche quella degli “ottimi” e dei “distinti” finiva soltanto per renderli poco significativi. Che l’eccellenza sia finalmente evidenziabile è senza dubbio una buona cosa, e lo è anche la diminuzione del divario tra i voti delle medie e quelli delle scuole superiori.
Nulla da cambiare, allora, nel nuovo esame e nelle valutazioni finali delle medie? Tutt’altro; e ne parleremo sicuramente nei prossimi giorni.

Giorgio Ragazzini

venerdì 2 luglio 2010

TEORIA E PRATICA NELLA FORMAZIONE DEI DOCENTI - Un confronto su “ilsussidiario.net”

Nei giorni scorsi “ilsussidiario.net”, quotidiano online della Fondazione per la sussidiarietà, mi ha cortesemente chiesto di commentare un intervento di Giovanni Cominelli sulla cosiddetta “Bozza Israel”, in altri termini sul regolamento che si occupa di formazione dei futuri docenti, redatto dalla commissione coordinata dal noto matematico e opinionista. Cosa che ho fatto ben volentieri (peccato che il titolo redazionale non sia molto felice nel sintetizzare il mio punto di vista; ma su questo si possono leggere nei “commenti” le mie precisazioni).
Il giorno dopo è intervenuta Luisa Ribolzi, seguita oggi dallo stesso Giorgio Israel.
Ecco i collegamenti agli articoli e relativi commenti:
Giovanni Cominelli - Giorgio Ragazzini - Luisa Ribolzi - Giorgio Israel

(G.R.)