venerdì 23 dicembre 2011

LA COMMISSIONE SPARITA E LE INDICAZIONI PER IL PRIMO CICLO


Nel settembre del 2010 la Commissione che aveva elaborato le Indicazioni Nazionali per i Licei, coordinata da Max Bruschi, aveva iniziato il lavoro di revisione complessiva delle Indicazioni per il primo ciclo, a partire soprattutto dalla considerazione del grave deficit di strumenti linguistici e logico matematici con cui troppi studenti si affacciano alle scuole superiori e che compromette seriamente il proseguimento degli studi, con l’inevitabile séguito di insuccessi e di abbandoni.
Dopo essersi riunita varie volte fino a dicembre e aver prodotto già le bozze per alcune discipline anche in base ai pareri raccolti nel mondo della scuola, la Commissione non è stata più convocata, senza che siano state fornite spiegazioni neppure ai suoi stessi componenti. C’è stato evidentemente un cambio di linea politica da parte del Ministero che all’inizio dello scorso novembre ha fatto sapere che un non meglio identificato gruppo di lavoro si sta occupando delle indicazioni nazionali del primo ciclo, previa ampia consultazione delle scuole.
Martedì, all’interno di un articolo sul “Messaggero” intitolato Università e scuola, l’agenda del merito, Giorgio Israel, che di quella commissione faceva parte,  scrive a questo proposito: “Le nuove indicazioni nazionali per i licei furono ispirate al principio di fissare le conoscenze imprescindibili lasciando la massima libertà metodologica. È il modo di concepire correttamente l’autonomia: il principio opposto - propugnato dal pedagogismo costruttivista - è invece il disinteresse per i contenuti e l’imposizione di rigide prescrizioni metodologiche. Sarebbe auspicabile che la revisione delle indicazioni nazionali per il primo ciclo (elementari e medie) seguisse la stessa impostazione non ideologica”(cioè quella delle indicazioni liceali).
Proprio per sostenere questo auspicabile orientamento, Israel ha deciso di pubblicare il testo delle indicazioni riguardanti la matematica per la scuola primaria, da lui stesso curato, spiegandone brevemente la storia sul suo blog (vedi la nota di mercoledì 7 dicembre).
Ma abbiamo il timore che si intendano percorrere le deleterie strade del pedagogismo di cui parla Israel.

sabato 17 dicembre 2011

SOSPENSIONI ALTERNATIVE E ALTERNATIVE ALLA SOSPENSIONE


Qualche giorno fa il “Corriere della Sera” riportava un’idea del sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, già collaboratore di Fioroni e maestro di strada  a Napoli: la sospensione “in stile hockey”. Niente allontanamento da scuola (perché “non serve a niente”), ma “lavori socialmente utili”: cancellare una scritta, carteggiare una panchina... Poi il punito torna a fare lezione, ma separato dai suoi compagni; non è chiaro cosa significhi, ma è probabile che abbia degli insegnanti tutti per sé, il che suscita la giusta censura di Paola Mastrocola. Molto negativo verso il sottosegretario “tecno-buonista” il commento di Giorgio Israel, oltretutto contrario a che un governo tecnico si spinga fino dare indirizzi “a fortissima valenza culturale”.
Quella dei “lavori utili” può essere un’alternativa alla sospensione, purché venga applicata con il dovuto rigore e non sia un modo per minimizzare la sanzione; e non a caso è cara a tutti coloro che rifiutano l’idea stessa di punizione, come la psicologa citata nell’articolo: “mettiamo al ragazzo un’etichetta che non si toglierà più di dosso”.
Fu il berlingueriano Statuto degli Studenti a introdurre questa innovazione nel 1998. A proposito delle sanzioni vi si stabiliva infatti che “allo studente è sempre offerta la possibilità di convertirle in attività in favore della comunità scolastica”. Con quel "sempre" commettendo in un sol colpo un errore pratico e un duplice errore educativo. Pratico, perché costringe le scuole a trovare per forza qualcosa di sensato da fare e a impegnare un insegnante per seguire il ragazzo. Educativo,  perché impedisce alla scuola di scegliere quale punizione sia più adatta al caso specifico e perché non dice nulla sulla quantificazione di queste “attività”, aprendo la strada ai più generosi condoni.
È positivo, infine, il fatto che per la prima volta si sia tenuto un convegno o corso di aggiornamento sul "tenere la classe", cioè sulla condotta; ma rispunta sistematicamente l’idea che soltanto con una didattica alternativa possano risolversi i problemi disciplinari. (GR) 

giovedì 1 dicembre 2011

L'APPELLO PER LA SCUOLA DEI PRÈSIDI ROMANI


Giovedì 24 abbiamo dato notizia dell'iniziativa "antioccupazioni" di trentadue dirigenti scolastici romani, che hanno reso pubblico un appello in cui si sottolinea la funzione formativa della scuola, anche sul piano della partecipazione studentesca, e si dice chiaramente "No" alle occupazioni. Ne pubblichiamo oggi il testo integrale.


Leggi l' Appello per la scuola.

lunedì 28 novembre 2011

I LABORATORI VUOTI DEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI


Lo scorso mercoledì 23 novembre il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione ha espresso un primo parere (un altro seguirà a breve) sulle Linee guida ministeriali per il secondo biennio e per il quinto anno relative agli istituti tecnici e ai professionali. Un’esauriente documentazione si può leggere
sul sito della Flc/Cgil.
Il parere è sostanzialmente positivo, a parte alcune riserve. Ma non sarà certo questa o quella maniera di utilizzare le quote di flessibilità e di autonomia, né l’estensione a tutte le materie della “didattica laboratoriale” a sanare “lo scempio” degli istituti professionali, come lo ha definito l’Associazione Docenti Italiani (vedi la convincente analisi sul suo sito), uno scempio per il quale le responsabilità sono perfettamente “bipartisan”. È un po’ come se ci preoccupasse dell’arredamento o dei servizi in una casa dalle pessime fondamenta.
Proprio a proposito dei professionali, ci arriva un’appassionata e circostanziata testimonianza da Riccardo Galante, uno dei tanti docenti che queste scelte le scontano nella loro attività quotidiana.


L'esasperazione di noi insegnanti degli Ipsia e soprattutto di noi insegnanti tecnico-pratici è arrivata al culmine. Negli ultimi 15 anni sui professionali si sono abbattute due riforme una più sciagurata dell'altra, iniziando dal famigerato Progetto 92, passando per il Progetto 2002 che ha poi portato all'attuale disastro della riforma Gelmini. Continua a leggere.

giovedì 24 novembre 2011

I DICIOTTO PRÈSIDI FANNO SCUOLA

Domani una ventina di prèsidi romani si riuniranno al liceo scientifico Newton, chiamati a raccolta dal dirigente Mario Rusconi. Lo riferisce “Il Tempo” di ieri. Gli obbiettivi sono due: redigere un documento comune per dire per dire basta alle occupazioni studentesche e proporre un'alternativa agli studenti. Nell’appello agli studenti si parlerà tra l’altro della scuola “come luogo dove tutti gli studenti possano partecipare, proporre e utilizzare la loro creatività, la scuola come palestra di democrazia”.
C’è davvero da rallegrarsi per l’iniziativa, che sembra proprio ispirarsi a quella analoga dei diciotto dirigenti toscani, sia per l’idea di non affrontare più da soli il problema, sia per quella di un appello che comprenda, insieme a un chiaro “no” alle occupazioni, anche l’offerta di alternative alle occupazioni che siano rispettose di leggi e regolamenti e anche decisamente più formative per gli studenti. Leggi. (GR)

lunedì 21 novembre 2011

ANCORA SULL'INCONTRO DEL 15 NOVEMBRE

Ritengo che l'incontro sia servito a tutti: a noi per capire soprattutto le posizioni degli studenti e quanto la nostra lettera abbia inciso sul cambiamento di rotta relativo alle occupazioni; agli studenti che, tramite la nostra lettera, se non altro si sono fermati e interrogati sull'utilità delle occupazioni e altro; ai politici, perché mi auguro che abbiano capito che la scuola si costruisce insieme e che dei problemi che l'affliggono devono farsene maggiore carico. La nostra lettera ha smosso, cari colleghi; ha smosso. E di questo sono convinta e soddisfatta.

Patrizia D'Incalci, dirigente del Liceo scientifico "Rodolico" di Firenze

domenica 20 novembre 2011

SUL CONFRONTO PRESIDI-STUDENTI IN PALAZZO VECCHIO


Il prèside Gianfranco Carloni, uno dei diciotto firmatari della
lettera aperta sulle occupazioni studentesche, commenta l’incontro del 15 novembre scorso nel Salone dei Cinquecento.

L'incontro degli studenti a Palazzo Vecchio con i prèsidi c'è stato; e questo è già un avvenimento. Leggi.

sabato 19 novembre 2011

OCCUPAZIONI: SOLO OBSOLETE E RITUALI?

Una breve considerazione a margine dell’incontro di Palazzo Vecchio tra prèsidi e studenti (pomeridiano: una scommessa vinta). Me la suggerisce un passaggio del commento di Carlo Sorrentino sul “Corriere Fiorentino” di giovedì (Prof e studenti fuori dal guscio), per il resto ottimo come sempre: “È vero che tali confronti avvengono anche nelle occupazioni, specialmente con i tanti insegnanti che non si tirano indietro e partecipano alle assemblee e alla didattica «alternativa», ma ...”. Comprendo l’intenzione dialogica di questi colleghi, però così facendo hanno finito per legittimare le occupazioni, che erano e restano una ferita alla legalità e al concetto stesso di scuola pubblica, della quale - scrivono i 18 presidi - nessuno “ha diritto di appropriarsi, per qualunque motivo, e di impedirne l’uso ad altri”. E a questo proposito voglio sottolineare che martedì solo i presidi Addabbo e Vagnoli hanno evidenziato la violazione di regole che implicano tali iniziative, le quali quindi non sono soltanto obsolete e rituali. Lo stesso Renzi su questo ha sorvolato nel suo bell’intervento; e l’assessore alle politiche giovanili Cristina Giachi è arrivata a dire: “Non dico di non farle le occupazioni: ma fatele «belle»”...

Sergio Casprini

mercoledì 16 novembre 2011

RESOCONTI DA PALAZZO VECCHIO

L’incontro di ieri fra gli studenti e i prèsidi, centrato sul tema I giovani, la politica, la scuola, ha visto la partecipazione di circa duecento persone, in grande maggioranza studenti, nonostante che questi ultimi abbiano segnalato la mancanza di una più capillare informazione all’interno delle scuole. Con questo è stata vinta tra l’altro una scommessa importante: fare di pomeriggio le iniziative che riguardano la scuola, per ridurre al minimo la perdita delle ore di lezione e rendere credibile la partecipazione degli studenti, come chiedeva la lettera dei 18 presidi. Ieri, ad esempio, erano numerosi gli allievi del “Saffi”, che sono arrivati al Salone dei Cinquecento direttamente da scuola.
Sulla pedana rialzata erano seduti uno studente e tre studentesse, due presidi (Vagnoli e Addabbo), l’assessore comunale Di Giorgi, che ha proposto e condotto l’incontro, il suo omologo Di Fede della Provincia, e i direttori del “Corriere Fiorentino” e della “Nazione” Ermini e Tedeschini.
La prima metà dell’incontro è risultata più interessante e attinente al tema. I contributi dei giovani relatori sono stati apprezzati per la già matura capacità di esporre le proprie idee con disinvoltura e proprietà di linguaggio. La presenza degli assessori alla pubblica istruzione ha poi deviato una buona parte dei successivi interventi dal tema della formazione politica dei giovani verso i problemi delle singole scuole, che comprensibilmente stanno molto a cuore ai ragazzi interessati.
Qualcuno ha difeso le occupazioni, ma nel complesso è sembrato chiaro che la maggior parte degli studenti considera sbagliato e poco produttivo questo metodo. Sugli effetti della lettera dei prèsidi, forse la testimonianza più interessante la si poteva leggere ieri sul “Corriere fiorentino”: una studentessa affermava che “ha dato stimoli e fiducia alle migliaia di studenti anti-occupazioni”; ed era uno degli obbiettivi dell’iniziativa.
Leggi i resoconti: "Il Corriere Fiorentino", "La Repubblica", "L'Unità", "La Nazione.it".
Guarda il video.

martedì 15 novembre 2011

FIRENZE: OGGI STUDENTI E PRESIDI SI INCONTRANO NEL SALONE DEI CINQUECENTO

Forse non saranno proprio cinquecento, visto che le norme sulla sicurezza l'hanno avuta vinta perfino sulla storia e consentono un massimo di trecento posti nello storico salone. Ma l'occasione dell'incontro fra dirigenti scolastici e studenti delle superiori, proposto dall'assessore Di Giorgi all'indomani della lettera aperta sulle occupazioni, è significativa; e una volta tanto pomeridiana, come l'hanno voluta i diciotto prèsidi, anche se sarebbe stato molto facile fare il pienone fissandola durante l'orario delle lezioni, come purtroppo spesso accade. Il "Corriere (della Sera) fiorentino" dedica all'evento un'intera pagina (in rete è però disponibile solo una sintesi) e anche l'editoriale odierno del direttore Ermini (Anche la scuola al giro di boa) ne trae auspici per una svolta nella politica scolastica (puntare su "responsabilità e merito"). Se ne occupano anche "La Repubblica" di Firenze, che titola il pezzo di cronaca "Dialogare è meglio che occupare" e "La Nazione", che pezzo sul suo sito web mette in rilievo la risposta positiva di una buona parte degli studenti: Lettera 'antioccupazioni' accolta dagli studenti di 10 istituti fiorentini.

mercoledì 9 novembre 2011

STUDENTI E PRESIDI DIALOGANO A PALAZZO VECCHIO

Martedì 15 novembre, ore 15-18

PALAZZO VECCHIO
SALONE DEI CINQUECENTO

I GIOVANI, LA POLITICA,
LA SCUOLA
Dialogo tra studenti e prèsidi



L'idea di questo incontro nasce all'indomani della lettera aperta sulle occupazioni indirizzata agli studenti da 18 dirigenti scolastici, tuttavia la discussione non si limiterà a questo argomento, ma si estenderà alla formazione culturale, civica e politica delle nuove generazioni, alle esperienze di partecipazione degli studenti e ai modi in cui si possono manifestare le proprie idee.
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Saranno presenti il Sindaco Matteo Renzi, l’Assessore comunale Rosa Maria Di Giorgi, l’Assessore provinciale Giovanni Di Fede, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Angela Palamone.


Oltre agli studenti e ai dirigenti, sono invitati anche gli insegnanti, i genitori e i cittadini interessati. Negli interventi sarà data la precedenza agli studenti e ai presidi.

mercoledì 2 novembre 2011

IL VOTO A 16 ANNI E IL RUOLO DELLA SCUOLA

Tra le 100 idee per cambiare l’Italia, uscite dal Big Bang della Leopolda di Firenze la numero 79 in maniera concisa propone: Diritto di voto a 16 anni per immettere circa un milione di giovani elettori nel processo politico ed abbassare così l’età media del corpo elettorale più anziano del mondo. La proposta non è nuova: è stata fatta tempo fa dal partito socialista di Nencini e già da quest’anno si vota a 16 anni in Austria ed in alcune province della Svizzera e della Germania.
A prima vista potrebbe apparire una iniziativa demagogica per ingraziarsi i giovani, una scorciatoia per lo svecchiamento degli apparati burocratici dei partiti, il frutto di un interesse politico per l’allargamento del mercato elettorale o semplicemente un cedimento alla moda del giovanilismo imperante. Purtroppo invece è l’affermazione di una visione sociologica e pedagogica, nata anni fa nei paesi anglosassoni, per cui la distinzione antropologica delle diverse fasce d’età (il bambino, l’adolescente, l’adulto) con i suoi naturali ritmi di crescita e formazione è saltata in nome di una precoce responsabilizzazione del giovane e del giovanissimo di fronte alla società in termini di coscienza civile ed ovviamente politica. Con questa logica per paradosso il neonato dovrebbe avere in una mano il biberon e nell’altra il testo della Costituzione italiana.
Ed infatti i giovani, nelle scuole soprattutto, hanno da tempo recepito nei loro comportamenti questa apertura di credito e anche l’annullarsi progressivo dei ruoli (l’adulto versus l’adolescente) per cui in alcune situazioni si mettono sullo stesso piano dei docenti: quando lottano e protestano, per esempio (scioperi, occupazioni,autogestioni), hanno la presunzione di dire la loro su tutto, dalle riforme scolastiche alle questioni sociali e politiche; e nei licei artistici si sentono già Picasso o Cattelan e vogliono pubbliche mostre delle loro creatività senza pagare il pegno di un doveroso apprendistato.
Un doveroso apprendistato con regole ben definite (tempi, modalità, strumenti) è invece necessario per la formazione politica e civile dei giovani, come già avviene nell’ambito della formazione scolastica e professionale, senza indulgere a superficiali e improprie forme di protesta, che spesso - eterogenesi dei fini - li allontanano negli anni successivi dall’impegno e dalla partecipazione politica. La scuola, se andasse in porto l’anticipazione del voto a sedici anni, sarebbe il luogo privilegiato di questo apprendistato, dato che in quella fascia di età i giovani sono tutti scolarizzati con poche eccezioni.
La lettera aperta dei 18 dirigenti scolastici toscani, letta da molti in maniera impropria e superficiale come fosse una prevaricazione nei confronti degli studenti e delle loro lotte, va invece nella direzione di una proposta di sperimentazione nella scuola di possibili forme di apprendistato serio alla politica, ovviamente dentro il curriculum didattico, e anzi è la risposta più appropriata a tutti coloro che vogliono far assumere a giovani responsabilità di cittadini consapevoli con il diritto di voto a 16 anni.

(Sergio Casprini)

domenica 16 ottobre 2011

L’INVITO AL CONFORMISMO DIETRO I TEST PER LA SELEZIONE DEI PRESIDI

di Giorgio Israel

Sul “Messaggero” di ieri Giorgio Israel, dopo aver ricordato l’incredibile numero di errori e inesattezze presenti nei test di preselezione per il concorso a dirigente scolastico, ne evidenzia un altro e più inquietante aspetto. Nella formulazione tanto delle domande che delle risposte, e in particolare nell’individuazione della risposta “corretta” tra le 4 proposte, emerge con chiarezza una “pretesa di indottrinamento ideologico”, un “brutale invito al conformismo”, in altre parole un chiaro intento di omologazione degli aspiranti presidi a un pensiero unico ministeriale.
Da parte nostra aggiungiamo di avere ricevuto, tanto per cambiare, varie segnalazioni di gravi irregolarità nello svolgimento delle prove: candidati con i cellulari accesi, sforamento dei tempi di consegna, sorveglianti che fanno finta di nulla. Ma di questo, purtroppo, non è possibile stupirsi.


È necessario trarre un primo bilancio della selezione preliminare mediante test per il concorso a dirigente scolastico. Ricordiamo la pesante procedura escogitata: i candidati dovevano studiare una “batteria” di circa 5700 domande con 4 risposte, di cui una esatta; perciò memorizzare tra quasi 23.000 risposte quelle esatte per individuarle in 100 minuti tra le 100 domande sorteggiate per la prova.
Hanno fatto scalpore le sciatterie e gli errori madornali contenuti nella “batteria”, che hanno costretto il ministero a scartare un migliaio di domande. Tuttavia, si è parlato poco di altri aspetti ben più sconcertanti. In primo luogo, delle assurdità logiche e persino della comicità di certi quesiti. La risposta esatta alla domanda su come deve essere l’ambiente scolastico era: «pulito, accogliente e sicuro». Tra le risposte sbagliate v’era: «pulito, salubre, accogliente e sicuro». Questo perché l’aggettivo “salubre” non appare nella Carta dei servizi scolastici. Ogni commento è superfluo. Alla domanda su cosa caratterizzi una “valutazione oggettiva”, la risposta esatta era “pubblica e trasparente”. Di conseguenza, anche una valutazione arbitraria e magari folle è oggettiva purché enunciata in modo pubblico e trasparente. E si potrebbe continuare con esempi dello stesso tenore.
Ma nella “batteria” vi era di molto peggio: una quantità rilevante di domande concettuali per le quali nessuno ha il diritto di imporre la risposta “giusta”. Con che diritto si da una risposta univoca alla domanda: «quale definizione di cultura tra le seguenti è maggiormente condivisa all’interno delle scienze sociali»? Perché per diventare preside si deve aderire alla definizione ministeriale di comportamento prosociale o di subcultura? O credere che la «visione di sviluppo di un’istituzione scolastica» è «l’aspirazione verso un futuro immaginato, una descrizione vivida…» anziché «una dettagliata definizione di piani, progetti e azioni»? Perché deve essere obbligatorio essere cultore delle opere di uno psicologo specialista dei disturbi specifici di apprendimento?
Tutta la parte pedagogica è un trionfo del politicamente corretto, del costruttivismo più conformista, della pretesa che i presidi siano cloni che pensano tutti allo stesso modo, conoscono le stesse teorie e aderiscono alle verità ministeriali. Anche nelle 100 domande selezionate per la prova si è preteso che i candidati conoscessero la definizione della società dell’informazione di Manuel Castells, la “filosofia per bambini” di Matthew Lipman, la visione di Stuart Hall delle dinamiche di rapporto tra un testo e i suoi lettori, che dicessero che la coesione di un gruppo è resa possibile dalla consapevolezza che il conflitto è fisiologico, e dessero una certa definizione di processo decisionale. Poi, dovevano anche sapere che «per cambiare le dimensioni della carta su cui stampare un foglio di calcolo si deve [sic] modificare le dimensioni della carta dal layout di pagina»…
Ma l’aspetto farsesco non deve distrarre da quello più grave: la pretesa di indottrinamento ideologico, il brutale invito al conformismo: se vuoi diventare preside deve pensare come dettiamo noi, non hai il diritto di essere una persona intelligente e preparatissima che ha idee autonome circa il significato della cultura, non hai il diritto di non condividere (e persino ignorare) le teorie di Lipman, Stuart Hall, Castells o altre opinabili tesi di metodologia pedagogica. Diciamolo chiaramente: questa non è roba da paese democratico, questa è roba di stile sovietico o da Minculpop. Le stesse cucine ministeriali in cui vengono confezionati questi piatti ammoniscono quotidianamente che deve essere superata la lezione ex-cathedra, la didattica “impositiva”, che occorre passare dalla scuola dell’insegnamento alla scuola dell’apprendimento, e poi si riservano il potere di indottrinamento più impositivo ed ex-cathedra che si possa immaginare. Chi scrive ha sempre difeso la scuola statale, ma una simile inaudita esplosione di statalismo totalitario è il peggior servizio che si possa farle.
Non si può dire che il ministro Gelmini condivida concezioni stataliste e la stampa ha dato conto della sua reazione severa alla cattiva gestione della vicenda. Tuttavia, per chiudere la questione il ministero ha scelto uno stile coerente con quello di tutta l’operazione. Sono stati messi in rete i nomi dell’ottantina di “esperti” autori di domande e risposte. È un modo di procedere che sa di gogna e di scarico delle responsabilità. Difatti, è incredibile che tutti gli ottanta abbiano lo stesso grado di responsabilità, e ancor meno che tra di loro si sia prodotta per incanto una totale omogeneità ideologica. La questione non può essere chiusa così. Restano senza risposta le domande su chi abbia ideato una simile procedura, chi e come l’abbia gestita e ne abbia condotto le varie fasi, chi debba rendere conto dell’accaduto. Sarebbe inaccettabile che, mentre si parla da mane a sera di valutazione e di premiare il merito, mentre si vuol giudicare l’attitudine gestionale dei futuri presidi, l’accountability valga soltanto per loro, mentre i progettisti di una siffatta miscela di incompetenza e di prepotenza ideologica non debbano rispondere del loro operato.
(Il Messaggero, 15 ottobre 2011)

lunedì 10 ottobre 2011

ELENA E GLI ALTRI

Sul "Corriere Fiorentino" di ieri è apparsa una bella intervista ad una giovane studentessa che aveva sfilato in testa al corteo studentesco di sabato a Firenze. Nelle sue risposte la ragazza esprime alcune riflessioni insieme alla contrarietà alle occupazioni come metodo, analogamente a molti miei studenti quando ho presentato loro la lettera di noi 18 presidi.
Anch’io, come Elena e i miei studenti, esprimo il mio “dissenso a questa Italia, che non ci piace e che non crede nella generazione futura” e confermo che io e i miei colleghi abbiamo preso quell’iniziativa perché pensiamo invece al loro futuro e facciamo di tutto affinché sia diverso rispetto a quello che gli si prospetta. Tuttavia i giovani, e in particolar modo i giovanissimi che sembrano essere anche stavolta i protagonisti della protesta, devono essere consapevoli che anche il nostro futuro, quello di chi come me lo ha già in gran parte vissuto, non è stato roseo, come invece alcuni nostalgici vorrebbero loro far credere, e che dietro il mito del ’68 vi sono tragedie e ferite ancora lontane dall’essere cancellate e sanate. Forse, roseo, lo è stato per quelli che, grazie all’appartenenza a caste familistiche e politiche, hanno avuto la strada spianata per sistemarsi per tutta la vita, magari permettendosi poi di darci anche lezioni di carattere morale. Ma per molti della mia generazione la vita non è stata sempre facile, e se in parte abbiamo migliorato le nostre condizioni, soprattutto culturali, di partenza,è perché abbiamo avuto anche la fortuna di incontrare insegnanti che non hanno assecondato i nostri errori. Noi, come presidi, ci siamo preoccupati di ricordare agli studenti che l’interesse e l’impegno per la politica è basilare per la loro formazione. Far passare come impegno le occupazioni delle scuole ci è sembrato alla fine inaccettabile. Vedere ogni anno, da almeno oltre un decennio, le scuole diventate a volte bivacchi, piccole discoteche, persino orinatoi, con muri pieni di frasi fatte, ci è sembrato indecoroso anche per il loro futuro; e non ci sentiamo di fare finta di nulla. Continuiamo, invece, a credere, che dalla scuola debba passare il rispetto per le regole e vi si insegni il valore del merito, perché anche nel futuro dei ragazzi di oggi non continuino a vincere i soliti raccomandati o chi ha la fortuna di far già parte del “giro”.
Insieme ad Elena, anche molti altri studenti hanno ragioni da vendere quando criticano i mali della scuola, che sono da decenni sotto gli occhi di tutti e le cui conseguenze le pagano principalmente proprio i ragazzi. Ma finalmente Elena, insieme ad altri numerosi suoi coetanei, sembra avvertire che la protesta migliore non passa più dalle occupazioni. Forse, da parte degli studenti, si sta prendendo consapevolezza che la situazione è talmente seria da richiedere un impegno nuovo, che sia costruttivo, propositivo e soprattutto dimostri di non durare lo spazio di una settimana, esaurendosi poi, dopo le occupazioni, nel trito rientro a scuola, con la mestizia dei ragazzini che sanno di averla combinata grossa e col rischio di essersi bruciati per sempre l’esperienza della politica.

Valerio Vagnoli

mercoledì 5 ottobre 2011

UN'ALTRA RISPOSTA A CACCIARI, CAPANNA & LODOLI

Su "Left" del 30 settembre scorso Giuseppe Benedetti commenta efficacemente le prese di posizione di Capanna, Cacciari e Lodoli sulla lettera aperta di 18 prèsidi intitolata Cari studenti, la scuola pubblica non si difende con le occupazioni; nella quale, conclude, "si possono trovare le ragioni di una ritrovata fiducia per l'agire politico, a cominciare dall'adesione appassionata al proprio lavoro quotidiano"[1]. Leggi.

[1] Benedetti insegna al Liceo "Tasso" di Roma e sul settimanale "Left" tiene da due anni una rubrica settimanale sulla scuola. È autore, insieme a Luca Serianni, del volume Scritti sui banchi. L’italiano a scuola tra alunni e insegnanti.

lunedì 3 ottobre 2011

GLI STUDENTI E LA RESISTENZA. DEI PRESIDI

Sul "Corriere fiorentino" di sabato scorso, il direttore Paolo Ermini è ha commentato la replica di un gruppo di studenti alla lettera aperta dei 18 prèsidi sulle occupazioni.

Nei suoi «Quaderni» ieri Antonella Landi ha elogiato gli studenti del Collettivo di Pontedera che hanno inviato via stampa una dura risposta ai 18 presidi do­po l'appello contro le occupazioni in cambio di spazi di mobilitazio­ne e discussione den­tro gli istituti. La no­stra «Profe» non ha avallato il contenuto del documento, ma ne ha apprezzato lo spiri­to battagliero, la deter­minazione nel tener testa agli adulti, la capacità di stilare un di­scorso filato per farsi le proprie ragioni. Confesso che su di me quella specie di libello ha esercita­to un fascino assai minore. Il do­cumento è un condensato del­l'ideologismo d'altri tempi e del conformismo che attanaglia i gior­ni nostri, senza distinzioni anagrafiche (e spesso anche politiche). Era ben scritto? Non basta. Le parole non sono mai belle di per sé. A volte possono colpire, ele­gantemente, come se fossero pie­tre. Dove eravate voi mentre distruggevano la scuola italiana? chie­dono retoricamente gli studenti. Credo che i presidi fossero a fare esattamente quello che in questi anni, anche prima della Gelmini, hanno fatto anche tanti insegnanti: resistere come poteva­no alla progressiva dequalificazio­ne dell'istruzione (e del loro ruolo sociale), cercando di salvare la di­gnità della scuola pubblica. Con una passione superiore a riconoscimenti e stipendi. E non per qualche settimana, come le occu­pazioni prenatalizie, ma giorno dopo giorno. Quanto al paragone con i presidi che nel 1938 subiro­no la vergogna delle leggi razziali, a quei ragazzi va ricordato che sì, tanti italiani subirono allora per paura quella vergogna, magari ar­rovellandosi nella crisi delle loro coscienze, ma non erano peggiori di tanti intrepidi che cambiarono casacca in extremis, come niente fosse. Senza dimenticare che il re­gime di Mussolini si reggeva sui manganelli degli squadristi, men­tre questa Italia della «mignottocrazia», come loro la chiamano (e che anche a noi non piace per nul­la), sta in piedi grazie al libero vo­to degli italiani. C'è una bella dif­ferenza.

La lettera degli studenti di Pontedera.

mercoledì 28 settembre 2011

I REDUCI

Generalmente la lettera agli studenti elaborata da 18 presidi toscani con la collaborazione del nostro Gruppo ha stimolato riflessioni molto puntuali e, anche quando critiche nei nostri confronti, tuttavia quasi sempre attente alle questioni da noi poste, rispettose di un documento che nasce innanzitutto come volontà di corroborare quel dialogo educativo con gli studenti che troppo spesso rimane, invece, una mera citazione da manuale di pedagogia.
Alcuni, però, come Cacciari, Capanna e Lodoli, hanno assunto un atteggiamento da “reduci” del ‘68: tranchant, oppositivo e così poco attento a quanto contenuto nel nostro appello, da pensare che neanche l’abbiano letto per intero, accontentandosi, magari, della sintesi fatta loro dagli intervistatori.
I reduci del sessantotto vivono il loro passato come una sorta di romanzo di formazione da recuperare ogni qualvolta se ne presenti l’occasione e da riproporre a chi non ha avuto la ventura di viverlo a suo tempo. Pur avendo seguito percorsi diversi, che comunque li hanno portati a sposare ideali lontani da quelli di un tempo, tuttavia finiscono per compattarsi quando si tratta di rinverdire la loro giovinezza. Evidentemente il richiamo adrenalinico ai giorni di lotta e di furore finisce per prevalere sulla necessità di porre fine alle esperienze passate; e da cattivi maestri (come lo sono tutti coloro che in barba alle loro carriere usano il proprio carisma per mandare i meno esperti allo sbaraglio) non si esimono dal consigliare ai ragazzi forme di lotta che appaiono, almeno a noi, desuete e irrazionali, visto che gli studenti hanno oggi tutte le libertà possibili per organizzare le loro proteste. Certa gente, che nel sistema ha sguazzato e continua a sguazzare con molto successo e altrettanto potere, non ha la minima esitazione di fronte ai problemi degli studenti e della scuola italiana dei nostri giorni e inneggia ancora alle occupazioni come forma per loro più idonea per protestare e per fare politica. E ci vuole davvero un bel coraggio per dare dei “pantofolai” che risolvono i problemi “a tavolino”, come dice l’ex-sindaco di Venezia, a chi, come i 18 prèsidi, si è sempre ritrovato da solo a fronteggiare le occupazioni, con i pericoli e i danni che comportano, vista la complessiva latitanza - e spesso la compiacenza - di politici, autorità di polizia e talvolta della stessa magistratura. L’unica via di uscita sarebbe quella di condividere le lotte degli studenti, invece di chiudere loro “le porte in faccia”. Affermazione che dimostra come Cacciari non abbia assolutamente letto l’appello.
Per Capanna, che a differenza di Cacciari sembra conoscere il documento, i presidi e i docenti dovrebbero smetterla di “crocifiggere i ragazzi” e d’essere complici della politica (sic), ma unendosi ai ragazzi stessi dovrebbero dar vita ad “una sollevazione democratica per arrivare ad un ammodernamento della scuola e a una riqualificazione seria dei contenuti dello studio”. Da quel che gli risulta “le lotte degli ultimi tempi” gli sembrano improntate “alla serietà”; e se pur riconosce alla lettera dei presidi qualche merito, per esempio legato al loro invito a forme di lotta serie, afferma che gli studenti possono scegliere le forme “di lotta più efficaci e che ritengono migliori”.
E su questo concetto che riconosce all’esperienza, qualunque essa sia, il modo migliore per crescere, insiste anche il docente-scrittore Marco Lodoli che il sessantotto non l’ha vissuto, ma della cui cultura evidentemente è debitore. Una cultura che ha fatto, appunto, dell’esperienza, uno dei propri punti di riferimento, senza distinguere però tra ciò che è lecito o non lecito e che ha esaltato, allo stesso tempo, lo spontaneismo come occasione irripetibile e indispensabile per crescere e formarsi anche culturalmente. Una visione dell’educazione, questa,che è stata la causa, nel recente passato, di una serie di danni sociali e umani inauditi. Ma certi reduci sembrano non essersene accorti finendo alla fine per assomigliare a certi vecchi di tanti anni fa, del mio paese, che rimpiangevano i tempi di una volta, quelli della loro gioventù da cui non sapevano assolutamente distaccarsi; dimentichi, tanto erano presi dal rimpianto della loro giovinezza, che di quei loro tempi c’era ben poco da rimpiangere.

Valerio Vagnoli

venerdì 23 settembre 2011

LETTERA APERTA DEI PRÈSIDI: RASSEGNA STAMPA


Dei molti servizi e commenti usciti ieri e oggi sui giornali toscani o con cronaca toscana, solo una parte si trova su internet. Eccone una scelta.
Cronache di ieri: “Repubblica” e “l’Unità”. Commenti: Lodoli e Primerano.
Cronache di oggi: “Repubblica” e “Corriere fiorentino”. Commenti: Cacciari, Donzelli, Capanna.
Tra i non disponibili, trascriviamo almeno il corsivo di Paolo Ermini, direttore del "Corriere fiorentino" (inserto locale del "Corriere della Sera"):

QUALCUNO CI PROVA

L'appello dei 18 prèsidi contro le occupazioni rompe la liturgia delle occupazioni autunnali - che da anni si ripeteva tale e quale, fra compiacenze, ipocrisie, indifferenza - e chiama ciascunio a prendersi le proprie responsabilità: gli studenti, però anche i genitori, i politici, le istituzioni. Il cuore della lettera non è il legittimo altolà contro possibili nuovi danneggiamenti (chi rompe paga: sarebbe l'ora), bensì il richiamo al rispetto dei diritti di tutti, insieme alla disponibilità a concedere aule nel pomeriggio per iniziative "serie". SEmbra un invito di altri tempi: fate più politica e meno strullate. Che l'appello sia raccolto è tutt'altro che certo, ma la discussione è (ri)aperta. Finalmente.



Ampio e nel complesso ben fatto il servizio di Controradio.

mercoledì 21 settembre 2011

"CARI STUDENTI, LA SCUOLA PUBBLICA NON SI DIFENDE CON LE OCCUPAZIONI"


Questo il titolo di una lettera aperta agli studenti sul problema delle occupazioni
, inviata in occasione dell'inizio dell'anno scolastico da 18 dirigenti scolastici di Firenze e di altre province toscane. Sono i membri di un gruppo di lavoro che nel corso dell'anno si è riunito varie volte per approfondire questo tema in collaborazione col Gruppo di Firenze. Durante la conferenza stampa di presentazione (tenutasi all'Istituto professionale "Saffi di Firenze"), il documento è stato illustrato ai numerosi giornalisti presenti da sette dei prèsidi firmatari. Questo il testo della lettera aperta: È parte integrante dei compiti della scuola essere luogo di formazione civile e guidare gli studenti a conoscere e a valutare con spirito critico i problemi sociali, a partire da quelli della comunità scolastica. In questo senso la scuola, in particolare quella superiore, deve senz’altro, nei limiti dei suoi compiti istituzionali, favorire e valorizzare l’interesse dei giovani per la dimensione politica, sia attraverso lo studio delle materie scolastiche, sia mettendo a loro disposizione i suoi locali in orario pomeridiano per approfondire i problemi della società e della scuola da loro più sentiti e sperimentare le modalità e gli strumenti con cui è possibile partecipare attivamente alla vita democratica. Gli studenti devono però essere consapevoli che se la politica è cosa seria e importante, devono risultare serie e credibili le forme della loro protesta. Dobbiamo dire in tutta sincerità che non possono risultare tali le occupazioni che si sono ripetute negli ultimi anni, al di là delle ragioni che in sé a volte erano condivisibili, dato che nella scuola i problemi e i motivi di disagio sono da tempo numerosi e gravi. È infatti inevitabile che si dubiti della genuinità delle motivazioni quando la protesta comporta un periodo più o meno lungo di vacanza. Ben altra credibilità avrebbero, anche agli occhi dell’opinione pubblica, attività politico-culturali organizzate dagli studenti durante il pomeriggio, oltre che nelle assemblee e negli attivi di classe in orario scolastico. Esistono poi tanti modi per far conoscere le proprie rivendicazioni, da internet ai volantini, dai comunicati stampa alle petizioni, oltre alle molte forme di pubblica manifestazione, purché rispettose delle leggi e dei diritti altrui. La “difesa della scuola pubblica” è stata la principale parola d’ordine delle proteste studentesche, come di quelle degli insegnanti e delle organizzazioni sindacali. Proprio perché siamo convinti che la scuola pubblica sia un’istituzione fondamentale per la nostra democrazia, come dirigenti scolastici invitiamo a riflettere sul fatto che la scuola è un servizio pubblico, pagato dai cittadini con le tasse, e che ogni giorno di interruzione delle lezioni è un grave spreco di risorse, oltre che una lesione del diritto allo studio di tantissimi studenti. Senza contare che durante le occupazioni spesso vengono causati gravi danni agli edifici e alle attrezzature delle scuole. La scuola pubblica, per definizione, non è proprietà né dei dirigenti, né degli insegnanti, né degli studenti, ma si può dire che il “proprietario” è la collettività, che fissa le regole per poterne usufruire. È questo che ne fa un servizio pubblico, a disposizione di tutti nel rispetto di quelle regole. In questo senso nessuna delle componenti della scuola ha diritto di appropriarsene, per qualunque motivo, e di impedirne l’uso ad altri. La difesa della scuola pubblica e del suo prestigio passa anche da questa consapevolezza, che deve orientare i comportamenti di tutti, incluse le forme di protesta degli studenti. Ribadiamo quindi la nostra disponibilità e il nostro interesse a far sì che essi trovino nella scuola l’opportunità di esprimere le loro idee e far conoscere le loro richieste, ma come dirigenti scolastici abbiamo il dovere di garantire il rispetto delle regole che governano la comunità scolastica, cioè le leggi dello Stato e i Regolamenti di Istituto, di tutelare il diritto allo studio di tutti gli allievi e di preservare l’integrità e la funzionalità delle strutture scolastiche. I dirigenti scolastici: 1. Valerio Vagnoli, Istituto professionale Saffi di Firenze 2. Patrizia D’Incalci, Liceo Scientifico Rodolico di Firenze 3. Emilio Sisi, Istituto Professionale Marconi di Prato 4. Roberto Curtolo, Istituto Tecnico Calamandrei e Liceo Agnoletti di Sesto Fiorentino 5. Massimo Primerano, Liceo Classico Michelangiolo di Firenze 6. Anna Maria Addabbo, Liceo Art. di Porta Romana di Firenze e Liceo Art. di Sesto Fiorentino 7. Luca Guerranti, Scuola media L. da Vinci di Poggibonsi e Ist. Sup. Carducci di Volterra 8. Daniela Venturi, Istituto Superiore Pertini di Lucca 9. Andrea Marchetti, Istituto Superiore di Figline Valdarno 10. Enio Lucherini, Liceo scientifico Copernico di Prato 11. Elisabetta Bonalumi, Liceo Pascoli di Firenze 12. Rolando Casamonti, Dirigente scol. utilizzato presso l'Ufficio Scolastico Prov. di Firenze 13. Luigi Pansino, già Dirigente Scolastico 14. Maria Delle Rose, Istituto professionale Cellini di Firenze 15. Ruggiero Dipace, Istituto tecnico Carrara di Lucca 16. Maria Francesca Cellai, Istituto tecnico Marco Polo di Firenze 17. Tiziana Torri, Direzione Didattica di Pontassieve 18. Gianfranco Carloni, Dirigente Scolastico, membro della Delivery Unit dell’Usr toscano

martedì 20 settembre 2011

UN ARTICOLO FUORVIANTE SULLA LETTERA AGLI STUDENTI

Comunicato stampa
Come coordinatore del gruppo dei dirigenti scolastici firmatari della Lettera aperta agli studenti sulle occupazioni e responsabile del comunicato stampa diffuso ieri, devo smentire nella maniera più assoluta che "il succo" della lettera sia quello indicato dal titolo e dal testo dell'articolo che la dottoressa Elettra Gullè firma oggi a p. 13 della "Nazione": Protestate pure, ma non fate danni. Chi legge è inevitabilmente indotto a pensare che le occupazioni, purché non si danneggi la scuola, siano considerate in sé accettabili. Ma il senso della lettera aperta è del tutto opposto, e non è certamente questo che intendeva dire il Preside Primerano intervistato dall'autrice, come lui stesso mi ha confermato e come si potrà constatare dalla lettura del documento che presenteremo domani. Tengo anche a precisare che a nessuno dei giornalisti che mi hanno contattato ho detto qualcosa di più di quanto contenuto nel comunicato stampa. Confermo quindi l'appuntamento per domani 21 settembre alle 12, presso l'Istituto professionale "Aurelio Saffi" in via Andrea del Sarto 6/A a Firenze.

Valerio Vagnoli
dirigente scolastico
Istituto professionale "Aurelio Saffi", Firenze

lunedì 19 settembre 2011

COMUNICATO STAMPA DI 16 PRÈSIDI TOSCANI


Mercoledì
prossimo 21 settembre alle 12, presso l'Istituto professionale "Aurelio Saffi" in via Andrea del Sarto 6/A a Firenze, si terrà la conferenza stampa di presentazione di una Lettera aperta agli studenti sulle occupazioni, inviata da 16 dirigenti scolastici di Firenze e di altre province toscane in occasione dell'inizio dell'anno scolastico.
Si tratta di un gruppo di lavoro che nel corso dell'anno si è riunito varie volte per approfondire questo tema, in collaborazione col Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità.
Saranno presenti diversi firmatari del documento.

Per i dirigenti firmatari,
Valerio Vagnoli
dirigente scolastico

TEST DI AMMISSIONE ALLE FACOLTÀ: LA SAGRA DELL’IMBROGLIO LEGALIZZATO

In decine di atenei le prove di ammissione all’Università si sono svolte in modo gravemente irregolare, con la plateale tolleranza e complicità di chi doveva sorvegliare. Lo racconta un articolo di Flavia Amabile sulla “Stampa”.
Chi aveva snobbato o criticato la Dichiarazione per la regolarità degli esami di Stato firmata nella scorsa primavera da 556 dirigenti e docenti delle scuole secondarie ha un motivo in più per riflettere sull’estensione e sulle conseguenze di questi comportamenti irresponsabili. Restiamo in attesa (purtroppo non fiduciosa) di severe sanzioni nei confronti di chi ha imbrogliato e consentito che si imbrogliasse. E magari di iniziative giudiziarie in ossequio all’obbligatorietà dell’azione penale... (GR)

sabato 17 settembre 2011

RIDARE LEGITTIMITÀ ALL’INTELLIGENZA DELLE MANI

Lo scrive oggi sulla “Stampa” Walter Passerini, commentando efficacemente l’articolo sull’ennesima indagine (questa è dell’Unioncamere) relativa ai lavoratori “introvabili”.

GRAN BRETAGNA: DIETRO LA RICHIESTA DI PUNIZIONI CORPORALI C’È L’ESIGENZA DI RIDARE AUTORITÀ AGLI INSEGNANTI

A conclusione di un commento - ancora non in rete - al servizio della “Stampa” sul notevole numero di genitori che auspicano il ritorno delle bacchettate (caning) e degli scappellotti (smacking), Richard Newbury scrive (benissimo): “Il vero messaggio di questo 49 per cento di adulti che vogliono la reintroduzione del bastone è che non vogliono essere la prima generazione di genitori minacciati dai loro figli e vogliono la disciplina a scuola. Invece di studenti indisciplinati che chiedono “Ohu, rispetto!”, vogliono che gli insegnanti abbiano la facoltà di comminare sanzioni e un sostegno legale che possa imporre “rispetto” sia verso gli insegnanti sia verso "i più grandi e i migliori” in generale. La violenza, canna inclusa, si ripresenta inevitabilmente come regola storica se non viene ripristinato l’equilibrio di potere.”

lunedì 12 settembre 2011

LA "SCUOLA DEL PATTO" DELLA NEOPRESIDE VELADIANO

Due giorni fa “Repubblica” ha pubblicato un intervento della scrittrice Maria Pia Veladiano, al suo primo anno come dirigente scolastico nel Trentino. Vi si ritrovano i tratti di una pedagogia che mitizza il dialogo e la comprensione, certamente necessari, ma che esperienza e psicologia consigliano di accompagnare con la fermezza educativa (e se necessario con sanzioni adeguate). È “la scuola del patto: fra studente e docente, scuola e famiglia, scuola e società. [...] Dal bullismo al cattivo risultato scolastico, ci si trova, insieme, seduti intorno a un banco, si stende un impegno in pochi punti” sottoscritto dal ragazzo, dal genitore, dal docente. Moltiplicando tutto questo per tutti i casi di insufficienza e di cattivo comportamento, si capisce subito quanto realismo ci sia in questa impostazione, anche a prescindere dalla sua efficacia.
E a proposito di comportamento: “La famigerata ‘condotta’, che ha fatto da catalizzatore demagogico di tante discussioni, nella legge trentina sulla scuola si chiama ‘capacità relazionale’. La metafora militare [?] lascia il posto a una costellazione di significati che riconoscono lo studente e i suoi comportamenti dentro un rapporto. Se la relazione è cattiva, la colpa non sta mai da una sola parte”. (Gratta gratta, qualche colpa degli insegnanti salta sempre fuori...). Ma non basta: “Il voto di condotta che fa media ha prodotto situazioni di intollerabile iniquità, perché di fatto rischia di premiare i ‘buoni’ mediocri e di mortificare i ‘cattivi’ capaci.” La scuola dovrebbe invece “valorizzare intelligenze e personalità originali, divergenti, non allineate”. Affermazioni che sembrano provenire pari pari dall’antiautoritarismo ideologico anni ’70. Peraltro il peso del voto di condotta in realtà è minimo, soprattutto se le discipline sono molte. Il “cattivo divergente” che ha tutti 9 nelle (supponiamo) dieci materie non può essere danneggiato neppure da un 6 in condotta: la media scende solo a 8,72 ...
All’articolo della Veladiano risponde su “ilsussidiario.net” Marcello D’Orta, che vi vede una cultura che ha prodotto “sfaceli”.
Da segnalare come notevole il fatto che oggi “Il Messaggero”, per l’inizio dell’anno scolastico, ha come editoriale di prima pagina un intervento di Giorgio Israel: L’inutile nuovismo senza contenuti.

GR

giovedì 1 settembre 2011

RIECCO IL CARO-LIBRI (TANTO PER CAMBIARE)

Mentre sullo scippo di un anno di pensione ai danni degli insegnanti continua il silenzio dell’informazione (e infatti molti colleghi non ne sanno ancora niente), tutti i giornali e le tv si dedicano ampiamente a uno dei loro temi preferiti in fatto di scuola, il costo dei libri di testo, con servizi praticamente identici di decennio in decennio. Dell’argomento abbiamo parlato varie altre volte (digitare libri testo nel motore di ricerca). Oggi diamo la parola all’editore napoletano Mario Guida, che in una lettera al “Mattino” si esprime in proposito con parole molto sensate. (GR)

venerdì 19 agosto 2011

UNA PROFESSIONE USURANTE: L'INSEGNAMENTO

"Insegnare logora, quindi usura il corpo ma soprattutto la psiche”. Così inizia il più recente dei molti articoli che il dottor Vittorio Lodolo D’Oria, autore di numerosi e documentati studi, ha dedicato al “burn out” (il vecchio “esaurimento nervoso”), indirizzando anche al governo dei veri e propri allarmi. È un elemento di fondamentale importanza per valutare la recente decisione di allungare di un anno la vita lavorativa dei docenti e dovrebbe costituire un argomento molto serio per chi avesse la volontà politica di opporsi al provvedimento. Leggi. (GR)

giovedì 18 agosto 2011

PER GLI INSEGNANTI LA PENSIONE SLITTA DI UN ANNO. NELL’INDIFFERENZA GENERALE

Tra i provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria approvata dal Governo c’è una grave penalizzazione perpetrata ai danni dei docenti che, da un momento all’altro, si vedono rimandare di un anno la possibilità di andare in pensione, dopo ben quattro riforme pensionistiche succedutesi nel giro di pochissimi anni. Si tratta di un provvedimento pesante e non temporaneo, un meccanismo che nella scuola risulta particolarmente iniquo, in quanto può comportare un rinvio della pensione anche di 20 mesi (praticamente due anni!). E questo non fra alcuni anni, ma a cominciare dai colleghi che pensavano di cominciare il loro ultimo anno scolastico; e in aggiunta allo slittamento di due anni della liquidazione per il pubblico impiego.
È davvero stupefacente che, a fronte di tante difese dei redditi più alti e di vari privilegi corporativi, questa notizia sia stata del tutto trascurata dagli organi di informazione e dalla televisione in particolare. Solo qualche noticina marginale su alcuni quotidiani e, ieri, a una settimana dalla manovra bis, un servizio sul supplemento scuola di ItaliaOggi. Come minimo sarebbe stato doveroso sottolineare la pesantezza del sacrificio richiesto. A quanto sembra, agli insegnanti non si dà neppure la possibilità di protestare, visto che la maggior parte di loro non ne sa ancora nulla.
È questo il primo motivo per cui ci occupiamo di un argomento per noi inconsueto, come quello delle pensioni: informare almeno i lettori del nostro blog, ferie permettendo. Anche perché possano, se vogliono, far sentire la loro voce. L’altro è l’amara constatazione di come nulla importi dei docenti né al governo né (fino a ora) alle opposizioni e ai sindacati né agli organi d'informazione.

sabato 6 agosto 2011

ANCORA SUL COPIARE: DAGLI USA A BERTINOTTI E BERLUSCONI

Il collega Papik.f ci segnala tre testi sul tema del copiare: i primi due tratti da “noiseFromAmerika”, un blog scritto da alcuni italiani che lavorano negli Stati Uniti; il terzo da “Figli & soldi”, il blog di due giornalisti italiani residenti a New York.
Fare la spia è un dovere, di Michele Boldrin; Ma spia fa rima con meritocrazia? di Marco Zanini; Non fate più copiare gli studenti! A proposito di Berlusconi e Bertinotti..., di Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi

L'OCSE BOCCIA LE BOCCIATURE

Alcuni giorni fa l’Ocse ha ammonito che bocciare non va bene: si mortifica il bocciato, si penalizza la classe in cui viene inserito, si creano emarginazione e disuguaglianza, si ritarda l’inserimento nel mondo del lavoro, si aggravano i costi dell’istruzione.
Ne riferiva tra gli altri “La Repubblica”, che ricordava la decisione austriaca di abolire le bocciature e la discussione in proposito avviata in Francia. “E pazienza - aggiungeva - per chi sostiene, come il ministro Gelmini, che ci sia il rischio di essere troppo ‘buonisti’ “. Ma a quest’ultima bisogna dare atto di un commento di elementare buon senso: “Noi non inseguiamo la bocciatura fine a se stessa, noi vogliamo portare i ragazzi a meritare la promozione”.
Che il sistema che sanziona l’impreparazione nella scuola italiana non sia esente da controindicazioni (salvo che nei casi di gravi lacune in moltissime materie) è evidente e l’abbiamo già rilevato in una precedente nota; che la scuola possa fare di più - in molti modi - per diventare più efficace è del tutto ovvio; ma che un sistema di istruzione possa dimenticarsi i valori del merito, dell’impegno e della responsabilità individuale è un puro e semplice suicidio. Giorgio Israel lo ha ricordato con la consueta efficacia in un articolo sul “Messaggero”.

lunedì 25 luglio 2011

LA MORTE DI GIORGIO DE RIENZO

Sabato scorso è morto a Torino Giorgio De Rienzo, storico della letteratura, linguista, collaboratore del Corriere della Sera. Il quotidiano milanese, in un lungo articolo intitolato “Addio a Giorgio De Rienzo, la passione per l’italiano”, ricorda il suo amore per la letteratura e i suoi importanti studi su Dante, Manzoni, Gozzano, Collodi e tanti altri autori, soprattutto dell’Ottocento.
L’altra passione di De Rienzo era la scuola, a cui dedicava spesso i suoi articoli sul Corriere. Nel 2008, alla vigilia delle elezioni politiche, firmò, insieme ad altri quindici intellettuali e editorialisti, l’appello dai noi promosso e rivolto ai partiti e ai candidati per “Un partito trasversale del merito e della responsabilità nella scuola”. Recentemente ci aveva comunicato la sua convinta adesione all’iniziativa per un corretto svolgimento degli Esami di Stato e negli stessi giorni aveva scritto sul Corriere un bell’articolo intitolato “Appuntamento con la Maturità meglio la Paura delle Scorciatoie” in cui invitava gli studenti ad affrontare una prova importante magari con po’ di comprensibile timore, ma senza mortificarla con i trucchi e le scorciatoie che da più parti gli venivano suggerite o offerte.

martedì 19 luglio 2011

IL NUOVO LICEO ARTISTICO

Lo scorso 16 maggio si è tenuto a Firenze un seminario sul Liceo Artistico, promosso dalla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo. Nell’intervento introduttivo, ora pubblicato sul sito della Fondazione, Andrea Ragazzini dà un giudizio positivo sull’identità del nuovo Liceo, nato dalla fusione con l’Istituto d’arte e in cui viene meno la separazione tra “arti maggiori” e “arti applicate”, che caratterizzava l’istruzione artistica tradizionale. Ma sottolinea anche che, con la scomparsa dell’Istituto d’arte come percorso di formazione tecnico-professionale, sempre più mancheranno delle figure di tecnici esperti nei diversi settori della produzione o della conservazione e restauro di manufatti artistici: sarti, mosaicisti, ceramisti ecc. Così come mancherà, per tantissimi ragazzi, la possibilità di valorizzare il proprio talento in una scuola fortemente centrata sui laboratori, diversa dal Liceo, ma altrettanto importante e formativa. Leggi.
(GdF)

giovedì 14 luglio 2011

I COPIONI E LA MERITOCRAZIA

Sul settimanale "Tempi" Giorgio Israel riferisce, da fonte giudicata attendibile, quello che ha combinato un insegnante durante le prove di maturità in un liceo, con l'evidente connivenza di altri commissari, sottolinea l'ipocrisia di chi afferma l'impossibilità di opporsi all'uso fraudolento della tecnologia e conclude che questo spettacolo di italiana furbizia ha poco a che fare con la meritocrazia, di cui molto si parla, ma senza una reale volontà di affermarla concretamente, che si parli di studenti o di insegnanti. Leggi.

venerdì 8 luglio 2011

AIUTINI E NON. CRONACHE DAGLI ESAMI DI STATO

Un episodio di cui non sono testimone diretto, che non si è svolto nella mia scuola, ma della cui realtà sono assolutamente certo data la persona che me lo ha riferito.
La terza prova comprende tre quesiti di matematica. Una candidata ne svolge, come meglio può, due e lascia l'aula in anticipo non essendo in grado di affrontare il terzo.
Commento del presidente ai membri interni che sorvegliavano attentamente perché nessuno copiasse (espresso ad alta voce e davanti agli altri alunni): "Non dovrei dirlo, ma mancavano ancora venti minuti, le conveniva restare e vedere se riusciva a copiare qualcosa".
Be', direi che effettivamente non doveva dirlo. CB

Complimenti per i vostri risultati e il vostro impegno. Ho appena finito di fare il Presidente presso un Alberghiero collegato con un serale professionale di gestione aziendale: i ragazzi (e gli adulti!) mi hanno colpito positivamente. Anche nell'onestà. Purtroppo spesso nei licei si mira al risultato (bersaglio grosso o scappatoia facile) e questo provoca quei comportamenti disonesti contro cui vi battete. In commissione mi ha colpito la professionalità e la dedizione dei precari (ce ne erano 4 su due sotto-commissioni): gente che aveva lavorato anche nel privato, barbaramente licenziata ogni due o tre mesi, ma che faceva il lavoro di insegnante come e meglio degli altri (tenete presente che chi parla è entrato con l'Ordinario 26 anni fa e precario non è mai stato). Questo per parlare con persone serie (Voi) e alludere ad altre meno serie. PB

Stiamo vivendo proprio ora la situazione specifica: copiatura durante la seconda prova (matematica) seguita da espulsione di uno studente, ispezione e tutto ancora in corso. LN, presidente di commissione.

Purtroppo sono co-protagonista dell'ultimo fatto rimbalzato sulla cronaca italiana. Presiedo la commissione degli Esami di Stato al Liceo classico in cui, durante lo scritto di latino, la professoressa-commissaria di latino e greco fu sorpresa a inviare, via sms, al figlio, che era candidato in un altro liceo (dove il preside è suo papà), la traduzione della versione assegnata dal ministero ai candidati. Professoressa che fu subito rimossa, su mia richiesta, anche se con qualche iniziale resistenza tra gli stessi " ispettori" preposti alla " vigilanza ". (Leggi la notizia su "Repubblica"). LM

Sto finendo (domani è l'ultimo giorno) gli esami come commissario esterno di matematica in un liceo scientifico della provincia di Roma. Il mio unico pensiero è "MAI PIÙ ". Non voglio mai più fare gli esami in cui non basta più avere cento occhi sui ragazzi, ora è d'obbligo tenere d'occhio i membri interni che, non so spiegarmi perché, come compito sulla Terra hanno quello di insegnare ai giovani la scorrettezza, la disonestà, l'imbroglio e chi più ne ha più ne metta.
All' apertura del plico contenente il testo della seconda prova la prof in esame si è offerta di fare le fotocopie e ne ha fatta sicuramente qualcuna in più per darla al complice di turno che ha risolto, anche con l'aiuto di internet, il compito, tant'è che le soluzioni erano tutte vergognosamente uguali, addirittura contenevano le stesse parole. Al mio disappunto e relativa correzione con voto non di eccellenza (notare che il voto che ho messo per simili situazioni non è mai stato insufficiente) la signora in questione mi diceva "Ma puoi provare che questo compito è copiato?", "Attenzione che poi partono i ricorsi", "La ragazza ritiene di aver svolto il compito correttamente e si aspetta 15 al massimo 14, non puoi darle di meno!" Ad ogni orale la squallida figura usciva, dopo la determinazione del voto, a raccontarlo ai suoi protetti e così ha fatto con le prove scritte. Dove è andato a finire il nostro ruolo di educatori? M.

lunedì 4 luglio 2011

BOTTA E RISPOSTA CON "TUTTOSCUOLA" SULLE COPIATURE AL TEMPO DI INTERNET

Sul numero 385 “TuttoscuolaFOCUS” pubblicava la seguente nota intitolata Maturità. Copiare al tempo di internet:

Secondo un’indagine svolta dal sito Studenti.it, in collaborazione con Swg, tra 600 partecipanti, i controlli sulle copiature effettuati in occasione della maturità 2011 - prima e soprattutto seconda prova - sarebbero inefficaci, al limite dell’inutilità: il 32% dei maturandi ha dichiarato di aver copiato tutto (l’1% in più dell’anno scorso), il 10% ha copiato abbastanza (l’8% in meno dell’anno scorso), il 13% ha copiato un po’ (come l’anno scorso) mentre un 16% ci ha provato senza riuscirci (4% più dell'anno scorso).
Solo il 27% ha dichiarato di non aver avuto bisogno di copiare perché era preparato mentre nel 2010 questo dato era stato del 23%.
Altre indagini, e le cronache dei vari media, blog e social networks, confermano il dato, e c’è da chiedersi a questo punto quale valore abbia una prova che si svolge in queste condizioni: o si trova il modo - al di là della buona volontà dei docenti cui ha fatto vanamente appello il ‘Gruppo di Firenze’ - di impedire le copiature, sia quelle tradizionali che quelle da smartphone, oppure si deve entrare in un’ottica diversa, consentendo l’uso di tutte le tecnologie a tutti gli studenti in occasione dell’esame (e anche prima) ma modificando le prove in modo che i docenti possano valutare la capacità degli studenti di trarre dalla rete le risposte ai temi e problemi assegnati.
A quel punto occorrerebbe evitare che gli studenti meno abili nell’uso delle tecnologie si facessero aiutare dai più bravi copiandone il lavoro, ma i più recenti software anti-cheating dovrebbero abbastanza agevolmente consentire di fronteggiare il problema. La vera difficoltà è costituita dalla resistenza di buona parte dei docenti (almeno di quelli attualmente in servizio) ad adottare metodologie di insegnamento/apprendimento basati sulle tecnologie. E dalla ancora insufficiente diffusione di computer, connessioni internet e wi-fi nelle scuole.

A commento di queste affermazioni, abbiamo inviato una lettera al direttore della rivista, che l’ha pubblicata e ha risposto a sua volta nella rubrica “Botta&risposta”. Leggi

martedì 21 giugno 2011

COPIARE È UN PO' COME RUBARE

È il titolo di un bell'intervento di Corrado Sancilio, dirigente dell'Istituto "Agostino Bassi" di Lodi e firmatario della Dichiarazione per la correttezza degli esami, pubblicato il 3 giugno scorso da "Il Cittadino.it", quotidiano del Lodigiano e del Sudmilano. Bisogna "abolire la cultura del copiare per sostituirla con la cultura del meritare". Ottima sintesi. Leggi l'articolo.
In attesa di fare un bilancio complessivo dell'eco mediatica che, grazie soprattutto ai 539 firmatari (a quest'ora), la dichiarazione ha riscosso, aggiungiamo alla precedente segnalazione una cronaca di Lorenzo Salvia sul Corriere.it, un articolo-sondaggio sul copiare di Paola di Caro (sulla stessa testata) e quello di Laura Montanari sulla cronaca fiorentina di "Repubblica.it". Molto apprezzabile la decisa campagna del Codacons per la regolarità degli esami (riportata da diversi quotidiani), con minaccia di chiederne eventualmente l'annullamento e la ripetizione.

domenica 19 giugno 2011

DA "LA STAMPA" DI OGGI

L'APPELLO ALLA CORRETTEZZA: "RAGAZZI, NON COPIATE E IL GOVERNO VIGILI"

di Flavia Amabile

A fine maggio un gruppo di professori ha sentito il bisogno di convocare una conferenza stampa per presentare un appello che sembrerebbe scontato e, invece, non lo è per nulla. Il primo firmatario dell'appello è Rosario Salamone, dirigente scolastico del Liceo Classico Visconti di Roma. Chiedono agli studenti che affronteranno gli esami di non copiare. «Una scuola, infatti, in cui venga in qualche modo compromessa la regolarità degli esami, abitua gli studenti alla scorrettezza, commette un’ingiustizia verso chi conta solo sulle sue forze e infine svaluta il senso dell’esame come momento importante di verifica delle capacità degli allievi». Non copiate, insomma, per il vostro bene, affermano i professori e i presidi firmatari. E chiedono a tutti i professori di lavorare per la correttezza delle prove e al Governo una risposta concreta. Vorrebbero una presa di posizione, un provvedimento per impedire che - denunciano - «come in passato, alcuni siti pubblichino in tempo reale soluzioni e traduzioni, arrivando a inviarle su richiesta tramite sms».
L'appello è stato lanciato sul blog del «Gruppo di Firenze», nato nel 2005 sull'idea che la crisi della scuola «derivi in buona parte dalla svalutazione del merito, della responsabilità, del rispetto delle regole».Risposte? Da parte del governo nulla di concreto come nelle loro richieste. Da parte delle scuole si sono superate le 500 adesioni, una goccia nel mare di 140 mila persone che faranno parte delle commissioni d’esame alla sola maturità. (p. 13)

Anche se non si tratta propriamente di un "appello ai ragazzi", ma di una dichiarazione con cui oltre 500 insegnanti e dirigenti prendono l' impegno di far sì che gli esami siano seri e giusti, è senza dubbio importante che "La Stampa" abbia riferito dell'iniziativa, riportando con precisione la "ragione sociale" del Gruppo di Firenze, citando alcuni passaggi del documento e la richiesta al governo (contenuta in un recente comunicato stampa) di impedire a certi siti internet di “passare” il compito ai candidati.
Quanto al numero delle firme:500 sono poche? No, se si considera che un piccolo gruppo può contattare un numero limitato di docenti e di dirigenti; e si può quindi presumere che queste adesioni rappresentino una realtà molto più vasta (un po’ come i sondaggi), fatta di persone che anche la semplice notizia di un'iniziativa del genere può sostenere e incoraggiare nell'assolvimento del loro compito. (GR)

venerdì 17 giugno 2011

COMUNICATO STAMPA

Oltre 500 insegnanti e dirigenti scolastici hanno firmato
la Dichiarazione per la correttezza degli Esami di Stato


Mentre si svolgono gli esami di terza media e a pochi giorni da quelli che concludono gli studi superiori, sono a oggi 517 i docenti e i prèsidi che pubblicamente dichiarano:
"Ci impegneremo per far sì che gli esami si svolgano in un clima sereno, ma nel rispetto della legalità, dell'equità e dell'imparzialità" (vedi dichiarazione allegata).
E' la rappresentanza di un'Italia che si assume le sue responsabilità contro la tacita regola del "chi te lo fa fare" e che difende e incoraggia la lealtà, il rispetto delle regole, l'equità, il riconoscimento del merito. Grazie a loro, sta crescendo la consapevolezza del ruolo decisivo della scuola nella formazione culturale morale, dei cittadini di domani.
Tocca ora al Governo corrispondere a questa dimostrazione di serietà e di senso delle Istituzioni, in primo luogo impedendo che, come in passato, alcuni siti pubblichino in tempo reale soluzioni e traduzioni, arrivando a inviarle su richiesta tramite sms.
Naturalmente dovrebbero essere diramate anche rigorose disposizioni sulla vigilanza durante tutte le prove scritte, in analogia con quelle relative alla prova Invalsi di terza media; vedi le pp. 6 e 7 dell'allegato tecnico. (16 giugno 2011)

GRUPPO DI FIRENZE
per la scuola del merito
e della responsabilità

Post scriptum per i frequentatori del blog:
Ecco come il sito ScuolaZoo si prepara ad aiutare gli esaminandi:
http://maturita.scuolazoo.it/
Niente da dire da parte delle autorità?
Nei giorni scorsi abbiamo inviato ai ministri Gelmini e Maroni una sollecitazione a intervenire: staremo a vedere.

lunedì 13 giugno 2011

LA GILDA DEGLI INSEGNANTI CONDIVIDE LA DICHIARAZIONE. INTANTO LE ADESIONI SUPERANO QUOTA CINQUECENTO

La Gilda degli Insegnanti ha pubblicato quanto segue sul proprio sito web:
La dichiarazione degli insegnanti per la correttezza degli esami di Stato, ideata dal Gruppo di Firenze, ci trova consenzienti. Da tempo, la Gilda ha sottolineato con decisione che la professione dell´insegnante ha valenza pubblica, per mandato costituzionale e che perciò è necessario tutelare l´alta funzione, la credibilità e il prestigio della categoria e della professione stessa. I Principi etici della professione docente, di cui la Gilda si è dotata e che sono stati approvati dall´ Assemblea nazionale del 25-26 ottobre 2008 sono coerenti con ogni appello o dichiarazione che sottolineino la responsabilità verso la collettività, che affida alla scuola - e dunque in primo luogo agli insegnanti - il compito di educare le nuove generazioni e di trasmettere il proprio patrimonio culturale.

Un'importante associazione dei docenti italiani, dunque, si schiera a favore della pubblica assunzione di responsabilità da parte dei docenti e dei dirigenti in favore della correttezza degli esami di Stato; e con motivazioni particolarmente significative, in quanto ci ricordano che la scuola, istituzione fondamentale della Repubblica, ha un mandato dalla collettività, che implica tra l'altro l'esigenza di agire con correttezza e imparzialità.

giovedì 9 giugno 2011

COMMENTI DEI FIRMATARI DELLA DICHIARAZIONE PER LA CORRETTEZZA DEGLI ESAMI

Pubblichiamo una scelta dei commenti che hanno accompagnato molte adesioni. Sono rappresentative anche di altre, espresse più o meno negli stessi termini.

ADERISCO!!! ERA ORA!!! - Renzo Stefanel

Nella riunione preliminare della commissione porterò all’attenzione dei colleghi il vostro documento per opportuna conoscenza. - Mario Bianchi

Aderisco con estrema convinzione alla vostra iniziativa e leggerò la dichiarazione durante la riunione preliminare d'esame. - Valter Laudadio

Mi congratulo con voi tutti. Finalmente onore al merito!!! - Anna Maria Paolino

Non ho la "firma facile", ma in questo caso condivido parola per parola il vostro appello e lo sottoscrivo volentieri. Sergio Palazzi

Se un' importante istituzione come la scuola nei passaggi cruciali, rappresentati dagli esami di Stato, non dà importanza al rigore e alla serietà del proprio agire, perde la sua strada. - Fiorenza Giovannini

Che bello vedere che c'è un gruppo di uomini che hanno ancora un'idea educativa forte! - Marco Radelli

I Professori appartengono a una Magistratura educativa e come membri silenziosi dovrebbero ispirare i loro comportamenti a un profilo e a una dirittura morale coerenti con l'appartenenza a questo Corpus. - Saro Salamone

Finalmente! Sono felice di constatare che almeno alcuni Capi di Istituito cominciano a pensare che la Scuola, quella con la S maiuscola, non è solo un luogo ove si parla, tanto, di legalità ma anche un luogo dove si applica la legalità, la si insegna, seriamente, soprattutto con l'esempio e l'impegno quotidiano e si agisce, nel rispetto delle regole, unico modo per valorizzare il merito e l'impegno. - Lorenzo Fergonzi

Anch'io ritengo sia giusto svolgere le prove con la massima correttezza ed equità. Sono convinto che l'appello susciterà critiche dai falsi moralisti che si sentiranno ingiustamente colpiti da questa dichiarazione. Comunque già il seguire scrupolosamente le modalità per la stesura della terza prova dovrebbe, almeno in teoria, consentire la regolarità della stessa. Ma sono anche le fughe di notizie su voti e giudizi che rendono il clima d'esame più "arroventato". Troppi docenti amano informare i propri studenti di tutto quello che accade in commissione. - Andrea Marchetti

Sono già tanti i "furbetti" nella nostra società, e alimentare questa cultura mi sembra proprio una rovina sociale. - Giuseppe Pallanti

Condivido completamente questa iniziativa volta a valorizzare la serietà e l'etica professionale di tanti insegnanti, in un contesto attuale nel quale la scuola pubblica è considerata come " inculcatrice " di valori comunisti. Con la speranza che si possa, in un prossimo futuro, da parte dei politici, riscontrare la stessa importanza sulla funzione educativo-sociale della scuola Pubblica. - Luciano Paccini

Anch'io voglio unirmi a voi perché condivido a pieno i vostri intenti.Sono favorevolissima a lottare per la riqualificazione della scuola Italianache tanto ha perso in credibilità in questi ultimi anni. Grazie per l'iniziativa - Paola Lupi

Con grande gioia sono d'accordo per il documento per gli esami veramente seri. Cerchiamo di pubblicizzare l'iniziativa sia nei collegi dei docenti sia in pubblico. - Luca Guerranti

Approvo pienamente quanto da voi scritto! - Caterina Lorenzoni

Aderisco con gioia alla vostra iniziativa, essendomi prodigata per anni (prima come Commissario, e negli ultimi dodici anni come Presidente) a garantire agli studenti un trattamento equo, corretto e sereno, nel pieno rispetto della personalità e delle diverse capacità di ciascuno, cercando di far emergere il meglio da ciascuno, senza favoritismi o pressioni. Grazie per l'occasione che mi date, porterò il vostro documento nella mia scuola. - Carmela Lello

Condivido pienamente il vostro appello. Ogni anno agli esami devo discutere con colleghi che confondono il rispetto delle regole con rigidità ed eccesso di pignoleria. - Mara Bettini

Aderisco alla vostra iniziativa per una scuola del merito, contro esami distato falsi e contraffatti. Grazie per ciò che fate per la nostra scuola!!!! - Patrizia Alessandri

Desidero prima di tutto esprimere al Gruppo di Firenze piena condivisione sullo spirito e sui contenuti della dichiarazione relativa allo svolgimento degli esami di Stato e alla correttezza dei comportamenti professionali dei presidenti e dei membri di commissione. Non ho pertanto difficoltà alcuna ad accogliere la tua richiesta di diffonderla tra gli iscritti, facendo pervenire loro dal sito dell’Anp e dalla community dei docenti un invito a sottoscriverla. - Giorgio Rembado, presidente Anp

Aderisco con piena convinzione alla dichiarazione scritta dal Gruppo diFirenze; non solo, dichiaro anche che da 26 anni dirigo scuole e mi sonosempre comportata così (come pure prima da docente). Mi congratulo per l'iniziativa! - Giovanna Maria Iorio

Aderisco convintamente al documento in cui trovo richiamati i valori fondanti la funzione prima della scuola, che per essere tale deve ispirarsi a modelli etici esemplari. Le generazioni che stiamo formando sono bombardati da esempi deboli e contraddittori, quando non anche poco edificanti...che aspettiamo? Risolleviamola, questa scuola! - Laura Fasiolo

Ho condiviso con entusiasmo e convinzione la “Dichiarazione sugli Esami di Stato” proposta dal Gruppo di Firenze. - Antonino Formica

Condivido e mi associo volentieri alla vostra iniziativa. 'Rari nantes in hoc mediocritatis gurgite...” - Pasquale Del Pinto

Condivido pienamente il testo ed il senso profondo della dichiarazione: una scuola che non sia anche scuola di etica non ha ragione d'essere. - Cecilia Pirolo

Sottoscrivo con piacere la dichiarazione sulla necessità di una piena correttezza nello svolgimento degli esami di stato, in quanto esprime con pienezza e chiarezza le mie convinzioni personali. - Felice Signoretti

Aderisco con entusiasmo alla Dichiarazione. - Donatella Purger

Cari colleghi, aderisco senz'altro al vostro appello. Per quanto mi riguarda, del resto, agli studenti delle mie classi propongo di sottoscrivere all'inizio dell'anno un 'patto d'onore' che li impegna a non copiare. - Paolo Aziani

Da sempre condivido i valori della responsabilità e del merito nella Scuola, perchè solo così si possono veramente formare i nostri studenti e ridare dignità alla Scuola e alle persone che vi operano. Certamente qualche volta ho avuto l'impressione di essere un "Don Chisciotte" che lotta contro i mulini a vento...ma fa piacere sapere che ci sono anche tanti colleghi che la pensano come me. La mia esperienza mi ha insegnato che alla lunga i ragazzi apprezzano il comportamento coerente di un docente. - Maurizio Gavazza

martedì 7 giugno 2011

A "ZAPPING" LA DICHIARAZIONE PER LA CORRETTEZZA DEGLI ESAMI

Chi volesse può ascoltare l’intervista che ci ha fatto Aldo Forbice durante “Zapping”, il programma di Radio 1 che va generalmente in onda verso le 19.45. L’inizio corrisponde al 38° minuto. Ascolta.
Il bilancio mediatico, ancora provvisorio, è senz’altro positivo: a "Zapping" va aggiunto l’articolo di Belardelli in prima pagina sul “Corriere della Sera”; la lettura del medesimo nel programma di Radio 3 "Prima pagina"; un'intervista a "Fahrenheit" al professor Dei, correttamente introdotta spiegando l'iniziativa; un post sul blog di una giornalista del Sole 24 Ore, Francesca Barbiero, oltre alla presenza del testo su numerosi siti, compresi quelli della Uil, dell'Anp e dell'Andis.

lunedì 30 maggio 2011

"INSEGNANTI, NON FATE PIÙ COPIARE AGLI ESAMI"

La Dichiarazione di insegnanti e dirigenti per la correttezza degli esami di Stato approda sulla prima pagina del "Corriere della Sera" con un'efficace presentazione-commento di Giovanni Belardelli, da sempre sostenitore di una scuola più esigente e rigorosa. Leggendolo nel sito web del giornale, si possono utilmente scorrere 108 commenti dei lettori.
La giornalista del Sole24Ore Francesca Barbiero rilancia la notizia sul suo blog, integrandola con una testimonianza dal mondo studentesco ("I miei prof non dicono niente se teniamo i cell accesi. Scansiono a casa il libro e lo passo sul mio cell" e così via).

Ricordiamo che per sottoscrivere la dichiarazione, è sufficiente scrivere all'indirizzo gruppodifirenze@libero.it, indicando nome e cognome, ruolo (docente o preside), scuola e località.

Il documento verrà presentato in una conferenza stampa venerdì prossimo 3 giugno 2011, alle 12, presso il Liceo Visconti di Roma. Oltre ai promotori, interverranno il professor Rosario Salamone, preside del Liceo Visconti e primo firmatario fra i dirigenti; e il professor Marcello Dei, docente universitario di Sociologia dell’educazione e autore del recentissimo Ragazzi si copia, A lezione di imbroglio nelle scuole italiane (Il Mulino).
Sono stati invitati i dirigenti delle tre organizzazioni che hanno espresso apprezzamento e sostegno all’iniziativa: Giorgio Rembado e Gregorio Iannaccone, presidenti rispettivamente dell’Associazione Nazionale Presidi (Anp) e dell’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (Andis); e Massimo di Menna, Segretario generale della Uil scuola.

sabato 28 maggio 2011

FIRMA LA DICHIARAZIONE DI INSEGNANTI E DIRIGENTI PER LA CORRETTEZZA DEGLI ESAMI DI STATO

In vista degli ormai prossimi esami di Stato di terza media e di fine ciclo di studi, stiamo raccogliendo adesioni alla dichiarazione riportata qui sotto. Invitiamo a farla propria gli insegnanti e i dirigenti scolastici che avranno il ruolo di presidenti e membri delle commissioni, comunicando la propria adesione all'indirizzo In vista degli ormai prossimi esami di Stato di terza media e di fine ciclo di studi, stiamo raccogliendo adesioni alla dichiarazione riportata qui sotto. Invitiamo a farla propria gli insegnanti e i dirigenti scolastici che avranno il ruolo di presidenti e membri delle commissioni, comunicando la propria adesione all'indirizzo gruppodifirenze@libero.it. Proprio in coincidenza (fortuita) con l'avvio della nostra iniziativa, è uscito un libro di grande interesse e del tutto in sintonia con le motivazioni che ci hanno spinto a prenderla. Si tratta di Ragazzi, si copia, di Marcello Dei, edito dal Mulino (leggi la presentazione nel post del 1° maggio).
La dichiarazione, a oggi firmata da 329 prèsidi e insegnanti, verrà presentata venerdì 3 giugno a Roma in una conferenza stampa che si terrà a mezzogiorno presso il Liceo Visconti.

Dichiarazione di insegnanti e dirigenti per la correttezza degli esami di Stato

Fra poco si svolgeranno gli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo di studi. Negli ultimi anni i mezzi di informazione hanno riferito di numerosi casi in cui non è stato assicurato il loro corretto svolgimento. Questo danneggia fortemente la credibilità della scuola italiana e l’immagine degli insegnanti e dei dirigenti.
Non c’è dubbio che la maggioranza dei colleghi agisca in modo inappuntabile e faccia il possibile per garantire la regolarità degli esami. Siamo però consapevoli che un malinteso atteggiamento di “comprensione” nei confronti degli studenti e la diffusa tendenza a considerare inutilmente fiscale la fermezza nel far rispettare le regole (e in alcune situazioni anche pressioni esterne) possono spingere a “chiudere un occhio” se qualcuno copia, a giustificare o a tollerare indebiti aiuti e persino comportamenti gravemente scorretti, come fornire ai propri allievi traduzioni e soluzioni.
Va invece ribadito che certi atteggiamenti non sono affatto un modo di “fare il bene dei ragazzi” e che anzi feriscono la giustizia e il merito. Una scuola, infatti, in cui venga in qualche modo compromessa la regolarità degli esami, abitua gli studenti alla scorrettezza, commette un’ingiustizia verso chi conta solo sulle sue forze e infine svaluta il senso dell’esame come momento importante di verifica delle capacità degli allievi. Viceversa, l’esempio di comportamenti coerenti con i valori che si insegnano costituisce per i giovani la più efficace educazione alla legalità.
Noi pensiamo che il ruolo e l’immagine dell’istruzione pubblica si difendano certamente reclamando nuove leggi e finanziamenti più adeguati, ma anche facendo nel modo migliore la propria parte e assumendosi fino in fondo le proprie responsabilità.
Ed è con questo spirito che noi sottoscritti commissari e presidenti di commissione dichiariamo pubblicamente che ci impegneremo per far sì che gli esami si svolgano in un clima sereno, ma nel rispetto della legalità, dell’equità e dell’imparzialità, a tutela del prestigio della scuola italiana, di coloro che vi operano con ammirevole impegno e dei tanti studenti che si preparano con serietà a questa importante prova.

[Per il testo con l'elenco dei firmatari:
http://gruppodifirenze2.blogspot.com/2011/05/dichiarazione-di-insegnanti-e-dirigenti_25.html]

martedì 24 maggio 2011

DOPO L'ANP E L'ANDIS, ANCHE LA UIL SCUOLA SI SCHIERA A FAVORE DELLA DICHIARAZIONE PER LA CORRETTEZZA DEGLI ESAMI

Con il sostegno comunicatoci oggi dal Segretario Generale della UIL Scuola Massimo Di Menna, il consenso alla Dichiarazione per la correttezza degli esami di Stato si fa decisamente consistente anche da parte delle organizzazioni rappresentative della scuola. Ecco il testo della sua comunicazione:

Gentile prof. Vagnoli,
condividendo i contenuti del documento che ci ha inviato, ben volentieri aderiamo all’invito di farlo veicolare tra i nostri iscritti, pubblicizzandolo anche sul nostro sito internet.
L’iniziativa, infatti, è perfettamente coerente con l’impegno per la tutela e la valorizzazione dell’impegno professionale dei docenti che da sempre contraddistingue l’azione della UIL Scuola.
Cordialmente
Massimo Di Menna
Segretario generale UIL Scuola




Nei giorni scorsi ci era giunte analoghe comunicazioni anche dal Presidente dell'Associazione Nazionale Presidi (ANP), Giorgio Rembado e dal Presidente dell'Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (ANDIS), Gregorio Iannaccone:

Caro collega Vagnoli,
desidero prima di tutto esprimere a te e, per tuo tramite, al Gruppo di Firenze piena condivisione sullo spirito e sui contenuti della dichiarazione relativa allo svolgimento degli esami di Stato e alla correttezza dei comportamenti professionali dei presidenti e dei membri di commissione. Non ho pertanto difficoltà alcuna ad accogliere la tua richiesta di diffonderla tra gli iscritti, facendo pervenire loro dal sito dell’Anp e dalla community dei docenti un invito a sottoscriverla.
Un caro saluto.
Giorgio Rembado
presidente Anp


Caro collega,
inoltrerò la proposta ai dirigenti dell'Associazione perché possano divulgarla.
Cordiali saluti
Gregorio Iannaccone
presidente nazionale ANDIS

domenica 22 maggio 2011

DUECENTONOVANTASETTE DIRIGENTI E DOCENTI HANNO FIN QUI FIRMATO LA DICHIARAZIONE PER LA CORRETTEZZA DEGLI ESAMI

In vista degli ormai prossimi esami di Stato di terza media e di fine ciclo di studi, stiamo raccogliendo adesioni alla dichiarazione riportata qui sotto. Invitiamo a farla propria gli insegnanti e i dirigenti scolastici che avranno il ruolo di presidenti e membri delle commissioni, comunicando la propria adesione all'indirizzo In vista degli ormai prossimi esami di Stato di terza media e di fine ciclo di studi, stiamo raccogliendo adesioni alla dichiarazione riportata qui sotto. Invitiamo a farla propria gli insegnanti e i dirigenti scolastici che avranno il ruolo di presidenti e membri delle commissioni, comunicando la propria adesione all'indirizzo gruppodifirenze@libero.it. Proprio in coincidenza (fortuita) con l'avvio della nostra iniziativa, è uscito un libro di grande interesse e del tutto in sintonia con le motivazioni che ci hanno spinto a prenderla. Si tratta di Ragazzi, si copia, di Marcello Dei, edito dal Mulino (leggi la presentazione nel post del 1° maggio).

Dichiarazione di insegnanti e dirigenti per la correttezza degli esami di Stato

Fra poco si svolgeranno gli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo di studi. Negli ultimi anni i mezzi di informazione hanno riferito di numerosi casi in cui non è stato assicurato il loro corretto svolgimento. Questo danneggia fortemente la credibilità della scuola italiana e l’immagine degli insegnanti e dei dirigenti.
Non c’è dubbio che la maggioranza dei colleghi agisca in modo inappuntabile e faccia il possibile per garantire la regolarità degli esami. Siamo però consapevoli che un malinteso atteggiamento di “comprensione” nei confronti degli studenti e la diffusa tendenza a considerare inutilmente fiscale la fermezza nel far rispettare le regole (e in alcune situazioni anche pressioni esterne) possono spingere a “chiudere un occhio” se qualcuno copia, a giustificare o a tollerare indebiti aiuti e persino comportamenti gravemente scorretti, come fornire ai propri allievi traduzioni e soluzioni.
Va invece ribadito che certi atteggiamenti non sono affatto un modo di “fare il bene dei ragazzi” e che anzi feriscono la giustizia e il merito. Una scuola, infatti, in cui venga in qualche modo compromessa la regolarità degli esami, abitua gli studenti alla scorrettezza, commette un’ingiustizia verso chi conta solo sulle sue forze e infine svaluta il senso dell’esame come momento importante di verifica delle capacità degli allievi. Viceversa, l’esempio di comportamenti coerenti con i valori che si insegnano costituisce per i giovani la più efficace educazione alla legalità.
Noi pensiamo che il ruolo e l’immagine dell’istruzione pubblica si difendano certamente reclamando nuove leggi e finanziamenti più adeguati, ma anche facendo nel modo migliore la propria parte e assumendosi fino in fondo le proprie responsabilità.
Ed è con questo spirito che noi sottoscritti commissari e presidenti di commissione dichiariamo pubblicamente che ci impegneremo per far sì che gli esami si svolgano in un clima sereno, ma nel rispetto della legalità, dell’equità e dell’imparzialità, a tutela del prestigio della scuola italiana, di coloro che vi operano con ammirevole impegno e dei tanti studenti che si preparano con serietà a questa importante prova.

lunedì 16 maggio 2011

MASTROCOLA VERSUS DE MAURO

In un articolo su “Paese Sera” degli anni ’70, che ancora conservo, Tullio De Mauro se la prendeva con la “nefasta usanza dei «temi»: una cancrena di cui la scuola italiana stenta a liberarsi”; e passava in rassegna le autorevoli critiche a questo strumento didattico, da Guido Calogero a Giuseppe Lombardo Radice, da Carducci a Gentile e a Augusto Monti. Per far comprendere i danni di questa “turpe e sciagurata pratica viziosa dei temi” [sic], l’autore non portava esempi di titoli, né citazioni da uno di questi testi; si capisce soltanto che ce l’aveva soprattutto col tema “retorico”, cioè con esercitazioni in cui si chiedeva agli studenti di girare a vuoto su cose scritte da altri.
L’argomento meriterebbe un po’ più di spazio; qui basta dire che “un tema” è pur sempre “un argomento”; e ce ne sono infiniti, che si possono trattare in infiniti modi, con i più diversi stili e con i più svariati obbiettivi. Insomma, abusus non tollit usum. E almeno la capacità della scrittura di meglio strutturare il pensiero la dobbiamo pur mettere sull’altro piatto della bilancia; al punto che il filosofo Luigi Lombardi Vallauri ha potuto dire, durante una sua lezione, che “nessuno sa veramente quello che pensa fino a quando non l’ha scritto su un pezzo di carta”.
L’intervento di De Mauro mi è tornato in mente leggendo oggi una risposta di Paola Mastrocola proprio al ministro linguista, che parlando al Salone del Libro l’aveva accusata di criticare la scuola pubblica esattamente come fanno Berlusconi e alcuni ministri di questo governo. E l’articolo dell’insegnante e scrittrice si intitola per l’appunto Chi ha ucciso il tema in classe è il vero nemico della scuola, dove per tema si intende soprattutto la trattazione di argomenti letterari. Per Paola Mastrocola, insomma, la battaglia contro il tema e a favore di scritture “funzionali” (l’autrice cita il “verbale”) ha contribuito non poco ad abbassare rovinosamente il livello culturale dei giovani. Leggi

Giorgio Ragazzini