lunedì 30 dicembre 2013

RIPENSARE IL FALLIMENTO ANCHE A SCUOLA

Su “La Lettura”, il supplemento domenicale del “Corriere della Sera”, un intervento di Silvia Vegetti Finzi accompagna un ampio articolo di Danilo Taino sulla diversa rappresentazione mentale del fallimento economico in Europa, dove è vissuto come qualcosa di vergognoso, e negli Usa, dove invece è condivisa l’idea che il fallimento non è la fine della strada, ma una semplice curva, qualcosa da cui si può anche imparare. La psicoterapeuta si occupa invece dell’analogo stigma che accompagna da noi l’insuccesso scolastico, “vissuto come una catastrofe, anziché come un momento di crisi, come una rincorsa che consente di saltare più avanti e più in là”.  Al punto che, come sappiamo, si parla di eliminare la ripetenza. Si fa di tutto, insomma, meno che attrezzare i ragazzi alla sfida della responsabilità. Leggi

martedì 24 dicembre 2013

L’ISTITUTO ALBERGHIERO “SAFFI” APRE UN RISTORANTE NEL CENTRO DI FIRENZE

È stato inaugurato ieri “La Prova del Nove”, il primo ristorante in Italia creato e gestito attraverso un’apposita fondazione da un istituto alberghiero statale. Si trova in via de’ Conti 9, a due passi dalla stazione di Santa Maria Novella e dal Duomo, e opera in locali di proprietà dell’Hotel “Number Nine”. Il dirigente del “Saffi” Valerio Vagnoli ha presentato alla stampa il progetto, che punta a unire didattica di alto livello e ricerca dell’eccellenza nella ristorazione. Sotto la supervisione di due docenti, i protagonisti sono tutti ex allievi e allievi del “Saffi”. Sette diplomati sono stati assunti a tempo indeterminato e hanno già alle spalle numerose esperienze professionali. Altri nove collaborano come borsisti annuali e per loro “La prova del Nove” costituisce una vera e propria scuola di specializzazione da cui usciranno con una professionalità molto alta. Infine vi si alternano come stagisti, con turni di quindici giorni, gli attuali allievi di quarta e quinta dell’Istituto Alberghiero. Un grosso salto di qualità nel rapporto tra scuola e mondo del lavoro, che il sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi ha elogiato come esperienza esemplare da seguire, augurandosi che vengano accantonati i pregiudizi di natura ideologica che vorrebbero tenere ancora separati lavoro e scuola. Bisogna anzi modificare le norme, in modo da rendere molto meno complicato per altre scuole imboccare la stessa strada.
Trattandosi di un’iniziativa senza fini di lucro, “La Prova del Nove”, pur puntando a un elevato standard qualitativo, potrà contenere i prezzi: un pranzo o una cena con primo, secondo e dessert si dovrebbe aggirare – a titolo indicativo – sui 35/40 euro; chi si vuole limitare a un primo oppure a un secondo con dessert potrà spendere rispettivamente 20/25 euro e 28/30. Per il primo mese di apertura si potranno anche sperimentare vari  menù-degustazione a 30 euro. Si prenota al numero 0552399945.
Vai al sito del ristorante.  

L’articolo del “Corriere Fiorentino”: http://bit.ly/JYHB2L
Il servizio del TGR Toscana: http://bit.ly/JavSOn

domenica 22 dicembre 2013

IL MINISTRO CARROZZA E GLI STUDENTI - UNA LETTERA APERTA

Ministro Carrozza,
per la seconda volta in pochi mesi lei si è rivolta a una platea di studenti in modo tale da delegittimare gli insegnanti ai loro occhi. A settembre li invitò addirittura a ribellarsi “ai genitori, ai prof, alla scuola”; ieri a chiedere ai professori di dare meno compiti per le vacanze; e naturalmente ha riscosso in ambedue i casi un’ovazione. 
Quanto ai compiti, è proprio sicura di conoscere meglio di chi ci lavora le esigenze di ogni singola classe e di ogni singolo allievo? Non è forse corretto lasciar decidere ai docenti “in scienza  e coscienza” se dare pochi, molti o nessun compito e se debba trattarsi di leggere un libro, di scrivere un testo o di ripassare un argomento? 
Ma il problema è più ampio e più grave: con simili messaggi Lei, il Ministro dell’Istruzione, si pone come difensore dei ragazzi nei confronti di una scuola che ai suoi occhi sarebbe oppressiva; e così incoraggia in loro atteggiamenti di contrapposizione e di sfiducia verso i docenti, invece di invitarli alla serietà dell’impegno. 
Ci tornano in mente a questo proposito le parole di tutt’altro segno che il presidente Obama disse agli studenti nel 2009: “Possiamo avere gli insegnanti più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo: nulla basta se voi non tenete fede alle vostre responsabilità. Andando in queste scuole ogni giorno, prestando attenzione a questi maestri, dando ascolto ai genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorando sodo, condizione necessaria per riuscire”. 
La scuola ha infatti estremo bisogno di un governo che le assicuri non solo le necessarie risorse, ma anche il sostegno morale di chi è consapevole dell’importanza e della difficoltà del suo compito.
Gruppo di Firenze
per la scuola del merito

lunedì 16 dicembre 2013

INCONTRO-DIBATTITO SUI BES: DOCUMENTAZIONE

Una sala superaffollata da centoventi persone, quattro relazioni introduttive e un’ora e mezzo circa di interventi e domande del pubblico. Questo in estrema sintesi il resoconto di un pomeriggio di grande interesse, in cui si sono confrontati punti di vista molto critici (probabilmente in maggioranza) e altri almeno in parte favorevoli alla nuova normativa. 
Michele Zappella, neuropsichiatra dell’età evolutiva, ha toccato criticamente molti temi: l’integrazione linguistica dei figli degli immigrati, quella dei disabili, il modo in cui si affronta spesso il bullismo; la percentuale altissima di alunni che verranno ricompresi nei BES e gli interessi editoriali collegati a questa normativa. 
Andrea Marchetti, preside del “Vasari” di Figline, ha illustrato approfonditamente la normativa sui bisogni educativi speciali e poi risposto a numerose domande di chiarimento. 
Giorgio Ragazzini, del Gruppo di Firenze, ha criticato la tendenza ministeriale a normare minuziosamente l’azione della scuola, che dà luogo a una selva di centri, comitati, procedure, invece di aiutare gli insegnanti con le necessarie consulenze specialistiche e risorse adeguate. È grave, poi, che venga totalmente ignorato il problema educativo in senso proprio. 
Roberto Leonetti, che dirige il Dipartimento per la Salute mentale dell’Asl 10 di Firenze, ha parlato infine parlato di come i servizi territoriali della Asl possono aiutare la scuola.
Pubblichiamo una prima documentazione, che contiamo di arricchire nei prossimi giorni:
- la registrazione audio del convegno, che si può ascoltare sia sul sito dell'Istituto "Saffi" che su quello di Radio Radicale (da quest'ultimo è possibile scaricare i file sul proprio computer per tre settimane);
- il testo integrale dell’intervento di Giorgio Ragazzini per il Gruppo di Firenze e un articolo sullo stesso tema apparso ieri  sul “Corriere Fiorentino” (con un titolo efficace). 
Come Gruppo di Firenze ci riproponiamo di prendere, a partire da questo convegno, tutte le opportune iniziative che puntino a un approccio insieme meno burocratizzato e più efficace alle difficoltà di apprendimento.

mercoledì 11 dicembre 2013

CONVEGNO SUI BES: AVVISO

Firenze, 11 dicembre, ore 17,03.
Negli ultimi giorni abbiamo avuto moltissime conferme di partecipazione, cosa che ci fa molto piacere, ma rischia anche di rendere insufficiente la capienza della sala. D’altra parte a questo punto non abbiamo più la possibilità di trasferirci in un’altra. 
Preghiamo quindi di non inviare ulteriori conferme di partecipazione. 
Su questo blog e sulla nostra pagina facebook cercheremo di mettere a disposizione di tutti almeno gli interventi introduttivi. 
Ci scusiamo per questo inconveniente.

venerdì 6 dicembre 2013

SECONDO L'INDAGINE OCSE-PISA, SI IMPARA DI PIÙ NELLA CLASSI NUMEROSE E SENZA TABLET

La contea di Los Angeles, che aveva investito un mucchio di dollari per dotare di tablet gli studenti, si è resa conto che sono “armi di distrazione di massa” e ha fatto dietrofront. Tra le risultanze in controtendenza, i dati raccolti dall’indagine Ocse-Pisa[1] sembrano smentire i vantaggi che l’informatica assicurerebbe all’apprendimento e perfino l’effetto negativo delle classi numerose... Leggi.

[1] L’Ocse è l’ “Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico”; l’acronimo Pisa non ha a che fare con la torre pendente, ma sta per “Programme for International Student Assessment”, Programma per la valutazione internazionale degli studenti.

mercoledì 4 dicembre 2013

LA JUVE MULTATA PER I BAMBINI CHE URLANO “MERDA” AL PORTIERE UDINESE. BUFFON DISEDUCA: “PUNIZIONE ECCESSIVA, PAROLA ORMAI DI USO COMUNE”

Nessuno è intervenuto (né gli accompagnatori, né l'altoparlante dello stadio) per sgridare i bambini juventini che, al posto dei tifosi adulti squalificati, insultavano ripetutamente il portiere dell'Udinese. La cosa è stata commentata con sufficienza da Gianluigi Buffon, invece di dare ai giovani una lezione di sportività e di misura, e con stizza dal contrariato presidente del Coni, altro educatore mancato. Il portiere insultato commenta saggiamente: "Dispiace che nessuno abbia fatto niente per fermarli. Quando sono i bambini a fare certe cose, non è un bel segnale". Leggi.

lunedì 2 dicembre 2013

INCONTRO-DIBATTITO SUI B.E.S.



LA NORMATIVA SUI BISOGNI EDUCATIVI
AIUTA LA SCUOLA?

giovedì 12 dicembre
15-18,30

ISTITUTO ALBERGHIERO
"AURELIO SAFFI"
via Andrea del Sarto 6a - Firenze

Parcheggio interno 

martedì 26 novembre 2013

VALUTAZIONE: DI QUALE MERITO PARLIAMO?

Intervento di Giorgio Ragazzini al convegno Educare alla critica: quale valutazione? organizzato da Unicobas, Unicorno L'AltrascuolA e Liceo Mamiani di Roma, 26 novembre 2013
 
Il merito come eccellenza e il merito come serietà
Quando si parla di puntare sul merito come leva del progresso sociale e civile, ci si riferisce in genere alla valorizzazione dei più bravi; in altri termini, alle cosiddette “eccellenze”. Dico subito che valorizzare i migliori in tutti i campi è giusto e soprattutto necessario, perché la società di oggi e quella che domani sarà dei nostri figli ha bisogno di eccellenti professionisti, imprenditori, politici, tecnici, scienziati, studiosi; (continua a leggere).

lunedì 18 novembre 2013

TOSCANA: IL RISCATTO DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE

Pubblichiamo l’intervento che Valerio Vagnoli, dirigente di un istituto professionale alberghiero, ha pronunciato stamani nel convegno della Regione Toscana “La qualifica nel nuovo modello di istruzione e formazione professionale in Toscana”.
Che cosa sta cambiando in questa regione riguardo alla formazione professionale? Sul piano delle idee, si sta passando da un prolungato rifiuto di vedere in questo tipo di scuola una scelta di pari dignità dopo la scuola media alla sua rivalutazione come percorso in grado di venire incontro ad attitudini e intelligenze più legate al “saper fare”, di combattere efficacemente l’insuccesso scolastico e di sostenere lo sviluppo economico. Sul piano dell’organizzazione didattica, si passa dal modello “integrato”, cioè da trienni di istruzione professionale, in cui alcuni ragazzi in difficoltà fruiscono soprattutto nel terzo anno di alcune ore in più di laboratorio, di qualche compresenza e di uno stage, al modello “complementare”, in cui, sempre all’interno di un istituto professionale, nascono dei corsi autonomi più professionalizzanti, in alternativa al quinquennio istituzionale. Si tratta per ora di una sperimentazione, ma l’insuccesso della soluzione “ibrida” ha spinto il governo della Toscana a cambiare strada. Che è poi – sia detto senza alcuna iattanza – quella che nell’autunno del 2009 indicammo in un convegno e che poi fu proposta con una lettera aperta da ottantacinque presidi toscani. 
Leggi l'intervento di Valerio Vagnoli. 

venerdì 15 novembre 2013

L’INTEGRAZIONE ILLUSORIA DEGLI ALUNNI CHE NON SANNO LA LINGUA

Torniamo sul problema dell’integrazione linguistica dei ragazzi stranieri con un bell’intervento sul “Corriere della Sera” del professor Michele Zappella, neuropsichiatra dell’età evolutiva. Intanto la notizia della “scandalosa” classe che la scuola “Besta” di Bologna ha deciso di riservare a chi deve imparare l’italiano, per poi assicurargli un’effettiva integrazione (decisione che ha avuto anche apprezzamenti) non è piaciuta né alla ministra Carrozza, né alla ministra Kienge, che ha quindi ritrattato una sua timida apertura precedente. Leggi.

martedì 5 novembre 2013

SCANDALO A BOLOGNA PER UNA PRESUNTA “CLASSE GHETTO”. MA IN EUROPA LO FANNO QUASI TUTTI

Una scuola bolognese ha deciso di mettere in una classe speciale temporanea alcuni ragazzi stranieri, in modo da trasferirli nelle classi normali via via che imparano la nostra lingua. E naturalmente “insorgono” tutti quelli che sentono odore di “ghetto” e di “discriminazione” a ogni piè sospinto (leggi). Eppure la possibilità di far apprendere la lingua del paese ospitante per poter poi seguire le lezioni (modello cosiddetto “separato”) è una soluzione presente in ben diciannove paesi europei, cioè la grande maggioranza. A questo scopo vengono previste classi temporanee, da pochi mesi a un anno (solo eccezionalmente si va oltre). Il motivo lo capiscono anche i bambini: i nuovi arrivati non capirebbero nulla e così la loro integrazione sarebbe solo apparente, realissima invece quell’emarginazione che a parole si vorrebbe evitare.
La tabella che si può leggere sul sito dell’Indire fa una panoramica della situazione europea. Molti stati hanno più modelli di sostegno all’apprendimento della lingua, in modo da adattare la soluzione alla diversità dei problemi. L’Italia ne ha uno solo: tutti subito in classe, con qualche ora di lingua in più all’interno dell’orario scolastico.

lunedì 4 novembre 2013

CONSIDERAZIONI SU UNA SCUOLA CINESE IN ITALIA

Tra i vari motivi di interesse di un recente servizio di “Io Donna” sulla nuova Scuola Internazionale Italo Cinese d’Italia, con sede a Padova, colpiscono alcuni passaggi. Due sulla scuola italiana: 
- «Pensiamo che la scuola cinese sia troppo rigida, mentre in quella italiana si pensa più al gioco che al lavoro».
- La maestra sembra molto soddisfatta, il programma va avanti veloce: «Non come nella scuola italiana, che è lenta». 
Altri due sul comportamento dei bambini: 
- “La visita parte dall’asilo, a piano terra. I più piccoli stanno pranzando (si alternano le cucine dei due Paesi), seduti in ordine e silenziosi. Mangiano composti, non c’è un chicco di riso per terra. Per Li Xuemei [la preside] le buone maniere sono fondamentali, parte integrante della formazione: «I bambini cinesi che vivono in Italia non sanno comportarsi, non conoscono la gentilezza. E i genitori non sono in grado, o non hanno il tempo, di occuparsene»”.
- “Arriviamo nel corridoio delle elementari, In prima, la maestra Giulia Larcher sta spiegando Scienze. Gli alunni, rispettosi, parlano solo se interrogati, in ottimo italiano.” 
È difficile non concludere che i programmi in questa scuola vanno avanti proprio perché in classe c’è educazione, cioè un clima favorevole all’apprendimento; e che questo clima deriva dalla consapevolezza che le buone maniere sono “fondamentali”, stanno cioè a fondamento di una buona formazione. In questo modo gli insegnanti possono dedicare tutte le loro energie alla didattica, mentre quelli delle scuole pubbliche italiane le sprecano troppo spesso in una continua lotta per ottenere la necessaria attenzione. E non sarà proprio questo a farci perdere punti nelle indagini internazionali, molto più della vera o presunta arretratezza della didattica?
Dal servizio si comprende poi benissimo quanto facilmente i bambini possano perdere le buone abitudini e livellare verso il basso il loro comportamento, nel momento in cui si trasferiscono da un contesto a un altro; e, di conseguenza, quanto importante sarebbe che “il contesto” – cioè non solo un intero istituto (che sarebbe già qualcosa), ma tutto il sistema istruzione, in sintonia con le famiglie – fosse orientato con coerenza, fermezza e perseveranza verso il comune obbiettivo di creare nei bambini la capacità di stare insieme agli altri.  (Giorgio Ragazzini) 

sabato 26 ottobre 2013

VERSO LA RIABILITAZIONE DELLA CALLIGRAFIA?

C’è stato un momento in cui l’insegnamento della calligrafia, per non parlare del suo status di disciplina valutata in pagella, è scomparso dall’ambito della didattica, accusato di attentare alla libera espressione dell’individuo, come del resto gran parte di quanto richiede impegno, autodisciplina e una concentrazione superiore ai trenta secondi. Il ”sussdiario.net” pubblica oggi l’intervento di una docente delle superiori, in cui si analizzano le conseguenze ad ampio raggio di questa lacuna nel curriculum scolastico dei nostri ragazzi. Leggi.

venerdì 18 ottobre 2013

GOVERNO E PARLAMENTO IGNORANO LA CRISI DELL’EDUCAZIONE, IN GRAN BRETAGNA NON È COSÌ

In Italia il problema della crisi educativa non è in nessuna agenda politica, quasi riguardasse  solo le famiglie e non avesse alcuna incidenza sulla vita sociale. I suoi riflessi nella qualità della scuola vengono spesso ignorati oppure ci si illude di riassorbirli attraverso una qualche “rivoluzione della didattica”. Invece in Gran Bretagna l’Ofsted, l’agenzia statale che controlla gli standard e i servizi scolastici e suggerisce al governo nuove strategie, nel suo rapporto annuale al parlamento dichiara, come riferisce il “Corriere della Sera” di ieri, che “è la mancanza di regole e di limiti a «impoverire» i bambini, il fatto che non si insegni più loro a distinguere un comportamento giusto da uno sbagliato”. Leggi.

giovedì 17 ottobre 2013

L’ASSESSORE CHE LODA L’OCCUPAZIONE

Con un intervento sul “Corriere Fiorentino” di ieri,  l’assessore comunale all’educazione Cristina Giachi  loda gli studenti che hanno occupato un paio di scuole, perché a suo dire questa volta parlano di cose serie; e si dice disposta a incontrarli all’interno degli istituti. Gli risponde oggi sullo stesso giornale Valerio Vagnoli del Gruppo di Firenze. 
 L'intervento dell'Assessore Giachi.
La risposta di Valerio Vagnoli.

sabato 5 ottobre 2013

LA RELAZIONE DI VALERIO VAGNOLI AL CONVEGNO DELLA GILDA SU SCUOLA E LAVORO

Si è tenuto stamani a Firenze il convegno della Gilda annunciato su questo blog, intitolato Il sistema dell’istruzione e della formazione tra pensiero critico e mercato del lavoro. Un incontro interessante e utile, in cui una volta tanto si sono potute ascoltare relazioni chiare, scevre di retorica e di ottimo livello. Quanto prima verrà messa in rete la registrazione integrale a cura di “Gilda Tv” e in seguito verranno pubblicate le relazioni in formato elettronico. Anticipiamo quella di Valerio Vagnoli del Gruppo di Firenze, Il caso Toscana: un’apertura verso l’Europa, che contiene anche un inquadramento storico-culturale sulla formazione professionale in Italia e sostiene la tesi che una scuola che consente più opportunità di scelta è una scuola più giusta e più efficace. Leggi.

lunedì 30 settembre 2013

SABATO A FIRENZE CONVEGNO SU ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE DELLA GILDA DEGLI INSEGNANTI

Sabato prossimo 5 ottobre, nella giornata mondiale dell’insegnante, la Gilda degli Insegnanti ha scelto per il suo tradizionale convegno un tema di grande interesse, quello del rapporto tra scuola e lavoro, e dunque anche tra istruzione propriamente detta e formazione professionale. Si terrà a Firenze nella mattinata di sabato prossimo 5 ottobre, proprio nella Regione, cioè, che ha di recente iniziato a mettere in discussione un orientamento sfavorevole all’istruzione professionale come scelta di pari dignità in uscita dalla scuola media. Tra i relatori anche Valerio Vagnoli del Gruppo di Firenze. Leggi il programma.

venerdì 27 settembre 2013

LA SCUOLA DI FRONTE A DIFFICOLTÀ E DISABILITÀ: PIÙ FLESSIBILITÀ E MENO STEREOTIPI ANNI '70

Il professor Michele Zappella, neuropsichiatra dell’età evolutiva, è noto per avere studiato a lungo l’autismo nelle sue varie forme. Fin dagli anni sessanta si è occupato anche dell’integrazione sociale e scolastica dei disabili, l’argomento che torna in questo intervento sul nostro blog, insieme a quello del bisogni educativi speciali. 

Il tema del bell’articolo di Giorgio Ragazzini sui BES del 6 settembre scorso e sull’effetto negativo che le nuove norme probabilmente avranno in prospettiva su tutta la scuola, riducendo all’individuo ogni problema e dando a questo una soluzione strettamente personale, si inserisce in una lunga storia che val la pena di ripercorrere e che risale ai primi anni settanta quando ha inizio il processo dell’integrazione scolastica in Italia. Continua a leggere.

mercoledì 25 settembre 2013

SULL’INTEGRAZIONE DEGLI STRANIERI QUALCHE IPOCRISIA DA CANCELLARE

In un articolo sul “Corriere della Sera” l’economista Andrea Ichino commenta i risultati di uno studio condotto insieme ad altri due ricercatori sui test Invalsi nelle elementari, da cui risulta tra l’altro che, a livello della seconda classe,  la  presenza di un ragazzo immigrato abbassa la percentuale di risposte corrette delle classe, mentre questa influenza negativa sparisce in quinta. La scuola italiana cioè  “riesce a integrare gli stranieri, ma in tempi relativamente lunghi, che devono assolutamente essere accorciati”.
Naturalmente sarebbe bene saperne di più sulla ricerca e sui limiti della sua validità. È vero però, come Ichino giustamente lamenta, che in Italia il tema dell’integrazione è diventato il terreno di uno sconsiderato scontro tra fazioni di  opposta ideologia; e la logica (si fa per dire) del politicamente corretto, che domina nelle nostre istituzioni scolastiche, finisce per produrre soluzioni ipocrite e contraddittorie. Ad esempio la ricerca ha messo in luce che spesso i ragazzi stranieri sono inseriti in classi  in cui gli allievi italiani  vengono da famiglie  meno istruite.
Il testo integrale della ricerca (The Tower of Babel in the Classroom)  è in inglese. (AR)

L’INDIGNAZIONE AUTOMATICA DEI MAESTRI DI TOLLERANZA

L’informazione ha scritto nei giorni scorsi una pagina di cattivo giornalismo, più preoccupato cioè di suscitare clamore e di assecondare le facili indignazioni che di far capire come sono andate le cose. I genitori di sei bambini di una prima elementare hanno fatto cambiare scuola ai loro figli perché avevano in classe un compagno autistico. Solo mettendo insieme vari articoli viene fuori qualche vago indizio sulle motivazioni: preoccupazione per le ripercussioni sulla didattica, precedente convivenza (si intuisce problematica) con l’alunno nella scuola dell’infanzia, mancanza del sostegno. Non viene data la parola ai genitori in questione per spiegare la loro decisione, né si indaga per altre vie su cosa effettivamente succedeva in classe, per capire se i loro timori siano stati eccessivi o meno. Si poteva quanto meno segnalare questa lacuna e sospendere il giudizio in attesa di saperne di più.
Niente da fare, anche senza informazioni su questa scelta un’ondata tsunamica di indignazione ha percorso il paese che legge e ascolta la radio. Il ministro Carrozza ha immediatamente dichiarato che “certi comportamenti danneggiano gli italiani e la scuola tutta”, mentre su Radio 3 Tutta la città ne parla mandava in onda un vero e proprio processo mediatico (senza avvocato difensore) di quei genitori incapaci di comprendere che “un disabile è una risorsa”. E si prepara per domenica prossima addirittura una manifestazione davanti alla scuola. C’è infatti chi proclama a ogni piè sospinto il dialogo con l’altro e col diverso, ma non può neppure ipotizzare di riconoscerlo in alcuni genitori preoccupati, forse a torto o forse no. (GR) 

venerdì 13 settembre 2013

UN MINISTRO INCITA GLI STUDENTI ALLA RIBELLIONE

“Siate ribelli. Ricordate le parole di Kant, uscite dall’adolescenza e rifiutate le imposizioni, ribellatevi ai genitori, ai prof e alla scuola”. Che un adulto senta nel 2013 il bisogno di rivolgersi ai giovani in questi termini sessantottardi significa senza dubbio che non è consapevole di quello che serve a un adolescente per crescere. Ma è ancora più grave che parole di questo genere le dica il Ministro della Pubblica Istruzione all’inizio dell’anno scolastico. Continua a leggere.

lunedì 9 settembre 2013

IL BONUS, LA BOCCIATURA E LA VALANGA DEI B.E.S.

In un articolo pubblicato ieri sia dal "Messaggero" che dal "Mattino, Giorgio Israel, dopo aver apprezzato la marcia indietro dell'attuale ministro sul "bonus" istituito da Profumo e criticato la sua esternazione sulle bocciature, afferma che la normativa sui Bisogni Educativi Speciali e la filosofia che la ispira sfoceranno "in un insuccesso clamoroso che travolgerà nelle rovine anche la funzione dell’istruzione". Leggi

venerdì 6 settembre 2013

PERCHÉ LA NORMATIVA SUI B.E.S. AGGRAVERÀ LA CRISI DELLA SCUOLA

Con la direttiva del 27 dicembre 2012 sugli alunni con Bisogni Educativi Speciali e la circolare applicativa del 6 marzo 2013 fa un decisivo passo avanti l’idea che la scuola non deve più essere l’istituzione che assicura la trasmissione del patrimonio culturale della nazione e in quanto tale trascende, pur includendole, le esigenze dei singoli, ma piuttosto un servizio in grado di modellarsi sulle caratteristiche e le richieste di ciascuno. Continua a leggere. 

domenica 1 settembre 2013

SEVERGNINI FA IL DON MILANI: E LA COLPA È ANCORA DELLA PROF

Beppe Severgnini ha riletto Lettera a una professoressa  e ha deciso che è valida oggi come ieri, quando veniva sventolata dai sessantottini (“che ci volete fare, ogni tanto anche loro ne imbroccavano una”). Così ha deciso di utilizzare “La Lettura”,  il supplemento domenicale del “Corriere della Sera”, per inviare un’altra lettera – anzi un’ email – alla famigerata professoressa. Continua a leggere.

mercoledì 21 agosto 2013

EDUCAZIONE E QUIETE PUBBLICA: BAMBINI INGOVERNABILI NEI LUOGHI DI VACANZA

Un articolo di Luca Goldoni descrive con esattezza di dettagli la distruzione della tranquillità nei luoghi di villeggiatura a opera dei bambini non educati alla convivenza. Basta aggiungere due cose: che la cosa vale anche per gli alberghi di montagna; e che, se non bastano i bambini, ci pensa la musica ad alto volume a pregiudicare del tutto la possibilità di rilassarsi. Leggi.

lunedì 19 agosto 2013

SCUOLA DI MASSA E SCUOLA DI CULTURA

In attesa di leggere il libro di Adolfo Scotto di Luzio, La scuola che vorrei, godiamo della bella recensione che sul “Corriere della Sera” di oggi ne fa Ernesto Galli della Loggia. Quest’ultimo si identifica totalmente nelle tesi del libro e soprattutto del fallimento della nostra scuola di massa: aver gettato a mare il meglio della nostra tradizione scolastica  che aveva avuto il suo fulcro nell’essere innanzitutto scuola di cultura. Cioè scuola di qualità attenta ai contenuti piuttosto che soltanto alle metodologie (pure importanti) e soprattutto capace di dare ai ragazzi il senso di appartenenza ad una  comune civiltà  in continua evoluzione e in continua costruzione del “ senso di noi”. Un senso di noi che, a mio parere, è drammaticamente assente nella scuola italiana di ogni ordine e grado;  dove, appunto, dominano le dogmatiche teorie “applicative” dei vari sistemi didattici e pedagogici che per moda si alternano a discapito di contenuti certi e  comuni. 
Per esempio, in base alla mia esperienza pluridecennale di presidente di commissioni d’esame nelle scuole superiori, posso testimoniare che da una ventina d’anni non ho più il piacere di assistere ad orali in cui si parli di Dante, Foscolo, Leopardi o di Manzoni, “accortamente” studiati in quarta, se studiati. Né mi sembra abbia senso sottoporre a una quantità esosa di discipline gli studenti degli istituti tecnici e professionali, che dovrebbero invece concentrarsi su poche materie per approfondirle veramente, come è tipico di una didattica di impostazione umanistica e realmente legata alle nostre  radici culturali. La differenza tra i vecchi maestri di bottega e una moderna formazione professionale dovrebbe consistere soprattutto nel dare la possibilità agli studenti di studiare e contestualizzare le materie professionali in una dimensione storica e artistica: cosa che naturalmente nelle nostre scuole è lontana dal realizzarsi. D’altra parte se nelle scuole pubbliche si può insegnare quello che si vuole, che senso ha curarsi della preparazione dei docenti? E chi si è preoccupato negli ultimi decenni (sottolineo: decenni!) di selezionare dei docenti colti, meritevoli e motivati?
Per Scotto di Luzio e Della Loggia una scuola come la nostra sarà sempre più disertata dalle élite, mentre penalizzerà sempre più le classi meno abbienti,  in quanto, derubricata  a ente gestore di moltitudini in cui gli studenti “sono indotti sempre più a concepire  l’istruzione  come uno specifico, individuale percorso, aperto a molteplici esperienze di vita”,  non potrà permettere ai capaci e meritevoli di accedere, come invece meriterebbero, ai livelli più alti della società.   
Come Gruppo di Firenze ci auguriamo  che questo libro possa rimettere in primo piano il ruolo primario della scuola, quello di affidare alle nuove generazioni il nostro patrimonio culturale come base indispensabile  anche della propria riuscita individuale. Per questo è necessario che alla scuola si guardi finalmente con quel realismo critico che è alla base della nostra cultura idealista, pragmatica e anche gramsciana. Invece coloro che hanno avuto in mano le leve del potere scolastico e culturale hanno in genere preferito fare scelte ideologiche e alla moda, anche perché meno impegnative per chi spesso si è trovato a gestirle, quelle leve, per “meriti” di militanza politica e di fedeltà ai partiti, senza avere la preparazione e la vocazione necessarie: quella di essere “come quei che va di notte, che porta il lume dietro e sé non giova, ma dopo sé fa le persone dotte”. (VV)

martedì 6 agosto 2013

“LA STAMPA” PRENDE UN GRANCHIO E TRASFORMA IL BRACCIO DESTRO DI DON MILANI NELLA FAMIGERATA PROFESSORESSA DELLA “LETTERA”

Com’è andata con precisione non l’ha capito neppure Rocco Moliterni, responsabile delle pagine culturali del quotidiano torinese. Fatto sta che Adele Corradi, la docente di lettere diventata dal 1963 la più assidua collaboratrice del priore di Barbiana, è diventata “l’insegnante cui era indirizzata la Lettera a una professoressa”, proprio quella che la scuola di Barbiana additò al disprezzo delle future generazioni come simbolo della scuola nemica dei poveri. Eppure la vera professoressa – Vera Salvanti Spadoni – era stata intervistata nel ’92 proprio da una giornalista della “Stampa” nonché sua ex-allieva; un’intervista dalla quale usciva molto bene, nonostante la sua grande severità.  
Cogliamo volentieri l'occasione di questa svista per ridare la parola, insieme a Adele Corradi, anche a Vera Salvanti, aggiungendo il ricordo che Valerio Vagnoli, essendo stato suo collega, scrisse in occasione della sua morte nel 2007. (GR)
L’intervista a Adele Corradi  
L’intervista a Vera Salvanti 
La testimonianza di Valerio Vagnoli, collega della  "professoressa".

lunedì 29 luglio 2013

UNO SPETTRO SI AGGIRA PER L’ITALIA: IL RICORSO

Due interventi nello stesso fine settimana denunciano il crescente ruolo dei giudici in molti àmbiti della società: Una corte conta più del parlamento di Andrea Cangini e Via giudiziaria al concorso scolastico di Giovanni Belardelli, quest’ultimo sulla via crucis dei concorsi per dirigenti. 
Per limitarsi al territorio scolastico, chi ha la responsabilità di decidere bocciature e sanzioni disciplinari nella scuola sa benissimo che il ricorso è sempre in agguato; e che le probabilità di vedersi dare torto da un giudice sono molto alte, anche nel caso che non si siano commessi errori da parte di colleghi poco attenti o impreparati. Non meraviglia quindi che questo timore stia scalando rapidamente la disdicevole classifica dei pretesti con cui alcuni presidi e alcuni colleghi si scrollano volentieri di dosso le loro responsabilità. E non parliamo poi di eventuali incidenti a un allievo: qui può andarne di mezzo la serenità della propria esistenza futura.  
Singolare paese, il nostro, in cui si proclama in teoria l'autonomia della scuola, del docente, del consiglio di classe, per poi sottoporre quasi ogni loro decisione a un maniacale setaccio formalistico. Il problema è capire quali strade ci possono essere per combattere questa crescente invadenza. Rivedere lo statuto degli studenti? Semplificare e razionalizzare le norme sulla valutazione, ancorandole meglio ai risultati effettivi? Valorizzare i regolamenti interni? In ogni caso, se la scuola, come a volte stucchevolmente si dice, è troppo importante per lasciarla agli insegnanti, figuriamoci se possiamo appaltarla alla magistratura amministrativa e al Sindacato Genitori Iperprotettivi. (GR)

giovedì 25 luglio 2013

NESSUNO DIFENDE LA QUIETE PUBBLICA, COSÌ SI DISTRUGGE LA CONVIVENZA CIVILE

Da tempo il “Corriere Fiorentino”, l’inserto toscano del “Corriere della Sera” diretto da Paolo Ermini, conduce una campagna politico-culturale contro il degrado di alcuni quartieri di Firenze, i cui abitanti sono tormentati tra l’altro - come quelli di altre città - dalla cosiddetta “movida”, in parole povere dagli assembramenti notturni di centinaia di giovani con relativi schiamazzi e musica ad alto volume fino a tarda notte. 
Abbiamo inviato al “Corriere Fiorentino” una nostra riflessione, sperando di contribuire a una mobilitazione civile in difesa della quiete pubblica. Leggi.

giovedì 18 luglio 2013

LA LIBERTÀ DI GHERARDO COLOMBO SENZA RESTRIZIONI NÉ SANZIONI

L’inserto culturale del “Sole 24 Ore” di domenica scorsa pubblica la recensione che il filosofo Roberto Casati dedica al libro dell’ex-magistrato Gherardo Colombo e di Elena Passerini, Imparare la libertà. Il potere dei genitori come leva di democrazia, in cui si affronta il tema della regole nell’educazione in famiglia e a scuola. Continua a leggere.

IL FALÒ DELLA LEGALITÀ

Che dietro ai silenzi di politici più o meno illustri, di sindacalisti distaccati più o meno recalcitranti a ritornare a scuola, di pedagogisti distratti rispetto ai nostri ripetuti appelli sulla regolarità degli esami ci sia quello che denuncia Gramellini? Continua a leggere.

domenica 30 giugno 2013

MARGHERITA HACK, DONNA DI PASSIONI CHE DIVERTENDO RACCONTAVA L’UNIVERSO

Sottoscrivo il documento. Sarebbe ora che i politici si rendessero conto dell'importanza della scuola e fosse rivalutata la funzione del docente, che non si esaurisce certo con le  ore di lezione in cattedra”. Con questa dichiarazione di stringente buon senso Margherita Hack sottoscrisse prontamente sei mesi fa la lettera aperta ai partiti da noi promossa in vista della elezioni politiche (Chi vuole davvero una scuola seria?). Fiorentinaccia trapiantata da cinquant’anni a Trieste, dove risollevò le sorti del locale osservatorio astronomico, è piaciuta per la sua straripante simpatia e l’indipendenza intellettuale anche a chi non condivideva in tutto e per tutto le sue prese di posizione politiche, sempre espresse con rara franchezza. Prima di morire, tra l’altro, ha fatto a tempo a dare del grullo a Beppe Grillo, che pure ne aveva caldeggiato la nomina a senatrice a vita.
L’astronomia le deve parecchio della sua grande popolarità, grazie a un'intensa e divertita attività divulgativa al cui servizio metteva la capacità di tradurre i fenomeni scientifici in un linguaggio quotidiano e spesso popolaresco (a volte fin troppo: come quando, per spiegare ai bambini il Big Bang, lo ha definito la più grande scorreggia dell'universo da cui è nato tutto quello che noi possiamo osservare).  Attraverso i suoi libri e i tanti video disponibili continuerà quindi a parlarci anche in futuro di stelle (“le mamme della vita”), di extraterrestri, di etica laica, di difesa degli animali e di tutte le altre passioni della sua lunga vita. (GR)

mercoledì 26 giugno 2013

LE BELLE LEGGI “PROGRESSISTE” CHE SI ABBATTONO SULLA SCUOLA

Come sappiamo, nella scuola vi sono docenti in grado di personalizzare il loro insegnamento tenendo conto dei problemi degli allievi e altri che neanche si pongono il problema, anche quando uno studente manifesta un disagio che va ben al di là delle canoniche crisi umorali dell’adolescente. Continua a leggere.

giovedì 20 giugno 2013

QUATTRO SGUARDI SULLA PROVA DI ITALIANO

Le polemiche sulla prova di italiano si rinnovano  a ogni nuovo esame “di maturità” – dizione eliminata sull’altare del nuovismo, forse nell’inconscio timore di pretendere troppo dai ragazzi come suole l'educazione buonista. Quest’anno però le obbiezioni sollevate dai commentatori sono parecchie e la discussione (una volta tanto) non montata artificiosamente dai giornali. Alberto Alesina condanna giustamente la tendenza tuttologica che emerge dalle tracce,  ma sbaglia a prendersela con l’incolpevole tema, secondo una polemica ormai quarantennale avviata da Tullio De Mauro: il problema sono i titoli (contenuto e forma), non il genere testuale in realtà molto comprensivo, anche perché dopo tutto “tema” significa semplicemente “argomento”. Giovanni Belardelli ricorda giustamente  che una scuola appiattita sulla contemporaneità viene meno a un suo  compito essenziale, quello di dare ai ragazzi la possibilità di riflettere distaccandosi temporaneamente dal qui e ora, per capire meglio il presente attraverso il confronto con il nostro patrimonio culturale. Paola Mastrocola insiste sulla necessità di dare la parola ai ragazzi perché “si raccontino” liberamente, anche attraverso titoli semplici e vicini alla loro esperienza; e avanza il sospetto che la complessità degli argomenti proposti rifletta una buona dose di narcisismo da parte di chi li sceglie. Giorgio Israel, infine, in sostanziale sintonia con Alesina (però salvando il tema) e con la Mastrocola, giudica i titoli con estrema severità:  si tratta - dice - di "brevi cenni sull'universo" che sarebbero già troppo pretenziosi per una tesi di laurea. (GR)
Leggi: AlesinaBelardelliMastrocola  Israel .

martedì 18 giugno 2013

"DIVIETO DI SOSTA" SU RAI 2 CON LA PARTECIPAZIONE DI VALERIO VAGNOLI DEL GRUPPO DI FIRENZE

Il video, relativo alla puntata di venerdì 14 giugno, dura circa un'ora. Il programma tratta - e a volte sfiora appena - molti temi più o meno collegati alla scuola.

giovedì 13 giugno 2013

LA "MEDIA" NON HA BISOGNO DI RIVOLUZIONI MA DI REALTÀ. RISPOSTA ALLA PRESIDE FALCO

Davvero il lavoro degli insegnanti è "praticamente part-time, a carattere quasi stagionale"? Siamo certi che la scuola media sia l'anello debole del sistema? Su "ilsussidiario.net".    

mercoledì 12 giugno 2013

GLI ESAMI SI AVVICINANO, MA IL MINISTRO TACE SULLA RICHIESTA DELL’ANP DI GARANTIRNE LA CORRETTEZZA

Un mese fa Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, inviò una lettera al ministro Carrozza, chiedendo i seguenti provvedimenti per garantire la regolarità delle prove d’esame. 
 - Ricordare in modo circostanziato i doveri di sorveglianza che incombono ai commissari e i provvedimenti da prendere nel caso di studenti sorpresi a copiare.
- Rafforzare tali indicazioni con l’adozione di strumenti giuridicamente più vincolanti degli attuali (secondo alcune pronunce giudiziarie, la mancanza di una normativa primaria in merito renderebbe illegittima l’adozione di sanzioni).
- Valutare la possibilità di disporre l’utilizzo nelle sedi d’esame di apparecchiature elettroniche atte a rilevare la presenza di cellulari accesi, anche in stand-by. Tali apparecchiature, di basso costo, non emettono radio-frequenze (che potrebbero interferire con le comunicazioni), essendo soltanto rilevatori passivi delle frequenze emesse dai cellulari.
- Prendere tutte le iniziative consentite dalle norme per contrastare l’attività dei siti che offrono il loro aiuto a chi vuole copiare e che comunque pubblicano le soluzioni delle prove d’esame durante l’orario in cui si svolgono, valutando ad esempio la possibilità di stabilire uno  specifico divieto in tal senso e di rafforzare le possibilità di intervento della Polizia postale.
A tutt’oggi non ci consta che Maria Chiara Carrozza abbia avuto tempo di rispondere alla maggiore organizzazione professionale dei dirigenti scolastici. E sarebbe il terzo ministro che ignora le molteplici sollecitazioni giunte dalla scuola negli ultimi tre anni. Eppure non si tratta di richieste corporative, ma della credibilità dello Stato, del rispetto della legge e della formazione morale dei giovani.
Intanto anche Rosario Salamone, già preside e da sempre compagno di strada del Gruppo di Firenze, è intervenuto due volte per ricordare il problema delle copiature. Prima su Rai Scuola, ieri sull’edizione romana del “Corriere della Sera”, dove tiene una rubrica settimanale, con un articolo intitolato Etica, responsabilità e arte della destrezza.