venerdì 6 dicembre 2013

SECONDO L'INDAGINE OCSE-PISA, SI IMPARA DI PIÙ NELLA CLASSI NUMEROSE E SENZA TABLET

La contea di Los Angeles, che aveva investito un mucchio di dollari per dotare di tablet gli studenti, si è resa conto che sono “armi di distrazione di massa” e ha fatto dietrofront. Tra le risultanze in controtendenza, i dati raccolti dall’indagine Ocse-Pisa[1] sembrano smentire i vantaggi che l’informatica assicurerebbe all’apprendimento e perfino l’effetto negativo delle classi numerose... Leggi.

[1] L’Ocse è l’ “Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico”; l’acronimo Pisa non ha a che fare con la torre pendente, ma sta per “Programme for International Student Assessment”, Programma per la valutazione internazionale degli studenti.

8 commenti:

V.P. ha detto...

1) Ha una qualche validità l’aforisma “Tortura abbastanza a lungo i dati ed essi confesseranno qualunque cosa”. Bisognerebbe aggiungere che le confessioni dei dati possono anche essere involontarie, occasionali, spontanee, cioè senza nessuno che li torturi.

2) Dice il ministro Carrozza che i “dati Ocse Pisa 2012 fanno registrare un deciso [sic!] miglioramento”. Gaudeamus igitur?

3) Salvo Intravaia scrive: “le migliori performance si ottengono nelle scuole dove le aule sono più affollate: con 26/30 alunni per classe”.
Dalle tabelle riportate, risulta che la miglioria si può valutare intorno al 2%, perciò del tutto insignificante e sicuramente assorbita dall’incertezza (ignota) dei dati.
Ma forse a qualcuno serviva l’assoluzione delle classi pollaio. L’articolo non riporta nessuna indicazione sull’incidenza ipotizzata delle copiature, ma sembra logico supporre che più la classe è numerosa, più è statisticamente possibile che ci siano alunni bravi e che facciano copiare i compagni.

VV ha detto...

I migliori risultati si ottengono dove vi sono alunni motivati, docenti appassionati e preparati e genitori che hanno fiducia nella scuola, cioè nei loro figli. Tutto il resto, diceva la mia nonna " è un di più", cioè non indispensabile.

V.P. ha detto...

aggiungo:

4) non va dimenticato che ocse-pisa (e invalsi) periodicamente propongono test diversi a soggetti diversi e ciò influisce - ma nessuno sa come - sui risultati e sui confronti.

V.P. ha detto...

VV ha detto... «I migliori risultati si ottengono dove vi sono alunni motivati, docenti appassionati e preparati e genitori che hanno fiducia nella scuola, cioè nei loro figli. Tutto il resto, diceva la mia nonna " è un di più", cioè non indispensabile.»

così i problemi sono solo spostati all'indietro: chi e come dovrebbe motivare gli alunni? chi dovrebbe appassionare e preparare gli insegnanti? perché i genitori dovrebbero aver fiducia ecc.?

e forse anche la nonna non sapeva che «Nelle scuole più accoglienti - con riscaldamenti, impianti di climatizzazione e illuminazione efficienti - si impara di più»?
v. Salvo Intravaia – la Repubblica - 6 dicembre 2013

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/12/06/scuola-crollano-falsi-miti-classi-pollaio-senza.html?rss

http://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=2B0CQ6&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1

Papik.f ha detto...
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Papik.f ha detto...

Nessun dubbio sulle condizioni pietose nelle quali versano molti istituti scolastici e nessun dubbio anche sul fatto che queste siano gravemente dannose per lo svolgimento dell'attività didattica quando pure non sono tali da rischiare di compromettere la salute e l'integrità fisica di alunni insegnanti e personale Ata. Basta leggere i giornali, del resto.
Ma per quanto riguarda il quesito su chi dovrebbe motivare gli alunni vedo una sola risposta possibile: una società civile che riconosca la qualità della formazione come mezzo per l'ascesa sociale. Una classe dirigente e imprenditoriale, pubblica e privata, che individui nel merito – anziché nell’intrallazzo, nel familismo e nello scambio di favori – il motivo di selezione e di carriera.
I nostri alunni dei licei e i nostri studenti universitari sono demotivati allo studio perché sanno bene che non li porterà da nessuna parte, sotto il profilo della soddisfazione personale, del riconoscimento sociale e del miglioramento economico. A meno che non entrino nell'attività di famiglia oppure se ne vadano all’estero. Ne diventano progressivamente sempre più consapevoli. Fino a qualche anno fa, infatti una volta sistemati parenti e compari, qualche briciola restava anche per qualche persona competente. Oggi di briciole non ce ne sono più.
Per questo, forse, si potrebbero avere alunni più motivati nei settori dell’istruzione professionale o tecnica. Lì sul lavoro c’è meno da imbrogliare: se uno è in grado di svolgere il proprio lavoro o meno si vede subito. Nei settori “di concetto” ci vogliono magari dei decenni per vedere i rislutati. Come, appunto, sta accadendo ora.

V.P. ha detto...

Papik.f ha detto... «Ma per quanto riguarda il quesito su chi dovrebbe motivare gli alunni vedo una sola risposta possibile: una società civile che riconosca la qualità della formazione come mezzo per l'ascesa sociale. Una classe dirigente e imprenditoriale, pubblica e privata, che individui nel merito – anziché nell’intrallazzo, nel familismo e nello scambio di favori – il motivo di selezione e di carriera.»

ok, condivido.
però non assolviamo o chiamiamo fuori la scuola nel senso di politici, governo, ministri che la gestiscono e decidono oppure omettono di farlo.

GR ha detto...

Anch'io ho forti dubbi sulle oscillazioni dei rilevamenti PISA e sulla sicura comparabilità dei risultati tra test necessariamente diversi da un anno all'altro.Sono notiziole che servono più che altro a scrivere un articolo. Quella che proviene dalla contea di Los Angeles, però, andrebbe approfondita.