lunedì 25 marzo 2013
PIRANI TORNA ANCORA SUL NODO VALUTAZIONE
Mario Pirani torna a parlare di
scuola, come ha fatto tante volte meritoriamente: valutazione, mancanza di ispettori in Italia, selezione in base al
merito nelle iscrizioni a scuole superiori con eccesso di iscritti. Continua a leggere.
DOPO LA GITA LA CLASSE "PERFETTA" SI ASSENTA. E VIENE PUNITA
A proposito di rispetto delle regole a scuola, un
interessante articolo di Antonella Landi – insegnante e titolare di una rubrica
settimanale sul “Corriere fiorentino” – dimostra come questo rispetto lo si
debba insegnare anche attraverso le attività quotidiane del nostro lavoro. Guai
a lasciar perdere, magari per pigrizia, per convenienza, per assuefazione o per
complicità con gli allievi stessi, rispetto ai loro doveri. Peraltro
occorrerebbe non dimenticare che in quanto studenti essi rappresentano un
importante investimento per il futuro della società, la quale sostiene per loro
una spesa non indifferente. Spesso, come giustamente fa rilevare Antonella
Landi, complici dell’irresponsabilità dei ragazzi sono anche i genitori, pronti
giustamente a protestare contro gli sprechi della pubblica amministrazione, ma insensibili
al dispendio di risorse pubbliche a favore dei loro figli. Che a volte, come
nel caso denunciato nell'articolo, trascurano il loro dovere, preferendo dormire
sonni tranquilli anziché andare a scuola. (VV) Leggi.
venerdì 22 marzo 2013
LEGALITARI A PAROLE
Sono contro la criminalità, i furti, la mafia,
la violenza. Ma in maggioranza giudicano praticabili diversi comportamenti
illegali: non pagare il biglietto sull’autobus, scaricare musica e altro
ancora. Parliamo di circa tremila studenti lombardi delle superiori, che hanno
risposto a un questionario dell’Osservatorio regionale sulla Legalità. Altra
dimostrazione che l’educazione civica non passa dai convegni o dalla partecipazione
a colorati cortei, ma dal constatare che violare le leggi è condannato sia in
teoria che in pratica, per esempio attraverso le sanzioni dei controllori sull’autobus
e della polizia postale su internet. Leggi.
mercoledì 20 marzo 2013
PICCOLI ESTORSORI CRESCONO. PER DON CIOTTI È COLPA DELLA SCUOLA
Tre giovani
studenti di Pontassieve, ispirandosi a
qualche film, ma forse anche a fatti reali, hanno cercato, per fortuna senza
successo, di trasformarsi in baby estorsori.
Interpellato dal “Corriere Fiorentino”, don Luigi Ciotti, a Firenze per la
marcia di “Libera”, ha individuato immediatamente i veri colpevoli:
naturalmente la scuola e in generale la cultura che “ non sveglia le
coscienze”. Continua a leggere.
I NEBBIOSI CONFINI DELL’AUTONOMIA SCOLASTICA
Della nascente autonomia
scolastica Luigi Berlinguer aveva dato una definizione drastica: tutto ciò che
non è vietato è permesso. Già, ma che cosa è vietato? In realtà i confini sono
rimasti incerti su moltissimi argomenti, a cominciare dalle Indicazioni
nazionali che hanno sostituito i programmi scolastici e che dovrebbero
rappresentare i livelli essenziali di prestazione,
cioè quello che è obbligatorio
fare, sia pure declinato secondo l’autonomia scolastica e professionale.
Tuttavia, forse perché la parola “obbligo” è ormai tabù quanto “divieto”, la
scuola sta scivolando in una nebbiosa anarchia, in cui norme, circolari, prassi
e opinioni si intersecano e si confondono.
Prendiamo la polemica sui
criteri qualitativi (valutazioni della terza media, prove di ammissione) con i
quali alcuni istituti superiori hanno pensato di selezionare i troppi iscritti.
Vi si oppone con molta forza il Ministero, che però, stando alle espressioni
riportate tra virgolette dal “Messaggero”, si riferisce a circolari che hanno “raccomandato di scegliere secondo
criteri non parziali”. Quindi “pur nel
rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, i criteri di
precedenza debbono rispondere a principi di ragionevolezza, quali, a puro
titolo di esempio, quello della vicinanza della residenza dell’alunno alla
scuola o quello costituito da particolari impegni lavorativi dei genitori”. Si
tratterebbe dunque non di disposizioni tassative, ma di moral suasion? Quanto alla sensatezza, gli esempi di criteri addotti dal Ministero sembrano del tutto incongrui per le scuole superiori (che,
per inciso, i ragazzi di quell’età raggiungono in genere da soli): perché mai
infatti dovrebbe essere penalizzato chi viene da lontano, magari perché ritiene
migliore un istituto di quello più vicino a casa? Non basta: l’articolo
aggiunge – senza spiegare il perché – che è da evitare assolutamente il
sorteggio (con l’eccezione della scelta tra due studenti alla pari per tutti i
criteri). Eppure sembrerebbe proprio l’alternativa più logica ai criteri basati
sul merito.
Inutile continuare nell’esemplificazione
di questo andazzo, che non stupisce ormai più di tanto chi vive nel “paese del
pressappoco”. Se però qualcuno di buon senso approdasse finalmente (spes contra spem) in viale Trastevere, negli
abusati cento giorni dovrebbe alla buon’ora delimitare con chiarezza il dominio
della libertà e quello della responsabilità. (GR)
giovedì 14 marzo 2013
L’IDEALE DI UNA VALUTAZIONE “UGUALE PER TUTTI” È IRREALIZZABILE E DANNOSO, GIUSTO INVECE IL CONFRONTO FRA DOCENTI
Torna a far parlare di sé il
preside del Berchet: l’anno scorso invitava i docenti a non umiliare gli
studenti scendendo sotto al 4, ora chiede che si scambino le verifiche per una
doppia correzione. Come personalmente non trovo umiliante dare 1 o 2 a compiti
in bianco o quasi, differenziandoli da quelli svolti con molti errori gravi,
così oggi trovo impraticabile e poco sensata la soluzione della doppia
correzione, se assunta come sistematica. Ho personalmente organizzato più di un
seminario sulla correzione dei temi. Ciascuno correggeva gli stessi tre scritti
di diverso livello, poi ci si confrontava: cosa correggere, come correggere,
che peso dare ai diversi tipi di errore, in che modo esprimere la valutazione. Convenimmo
tra l’altro su un insieme di elementi da valutare: organizzazione del testo,
ricchezza dei contenuti, correttezza grammaticale, proprietà del linguaggio,
punteggiatura, cura formale, oltre alla valutazione complessiva (che non può essere
la media delle diverse voci). In questo modo si potevano meglio individuare i
punti su cui lavorare. La discussione in teoria poteva anche consentire qualche
avvicinamento tra colleghi. Ma nessuno si illudeva che si potesse raggiungere
una vera uniformità, in particolare su questo tipo di prova. È già molto se
ogni docente riesce a essere coerente con la propria impostazione. Sarà solo la
molteplicità delle prove ad assicurare una valutazione relativamente
affidabile.
Ovviamente ci sono materie e tipi di verifiche su cui è meno difficile tendere a una maggiore equità, per esempio nei questionari vero/falso. Ma il preside Pessina del Berchet pretende troppo: “La sufficienza deve voler dire la stessa cosa per tutti gli studenti e per tutti gli insegnanti. Ci deve essere una valutazione equa, uguale per tutti”.
Espresso in questo modo, si tratta di un obbiettivo non solo irraggiungibile, ma anche pericoloso, per tacere del raddoppio del carico di lavoro. Per due motivi. Prima di tutto incoraggia inevitabilmente il rivendicazionismo degli studenti e di certi genitori. In secondo luogo, rischia di sfociare in una soluzione artificiosa e lesiva dell’ineliminabile autonomia professionale del singolo docente, per esempio in illeggibili griglie irte di casi e di sottocasi.
Diamo atto al dirigente del Berchet che esistono casi estremi, come il docente draconiano e quello presunto progressista del 6 politico, per cui non esiste un rimedio sicuro. Forse dobbiamo solo prendere atto che non tutto l’esistente può essere tradotto in termini matematici. Ma su questo punto vorrei affidarmi all’esperienza e alla saggezza dei nostri venticinque lettori. (GR)
Ovviamente ci sono materie e tipi di verifiche su cui è meno difficile tendere a una maggiore equità, per esempio nei questionari vero/falso. Ma il preside Pessina del Berchet pretende troppo: “La sufficienza deve voler dire la stessa cosa per tutti gli studenti e per tutti gli insegnanti. Ci deve essere una valutazione equa, uguale per tutti”.
Espresso in questo modo, si tratta di un obbiettivo non solo irraggiungibile, ma anche pericoloso, per tacere del raddoppio del carico di lavoro. Per due motivi. Prima di tutto incoraggia inevitabilmente il rivendicazionismo degli studenti e di certi genitori. In secondo luogo, rischia di sfociare in una soluzione artificiosa e lesiva dell’ineliminabile autonomia professionale del singolo docente, per esempio in illeggibili griglie irte di casi e di sottocasi.
Diamo atto al dirigente del Berchet che esistono casi estremi, come il docente draconiano e quello presunto progressista del 6 politico, per cui non esiste un rimedio sicuro. Forse dobbiamo solo prendere atto che non tutto l’esistente può essere tradotto in termini matematici. Ma su questo punto vorrei affidarmi all’esperienza e alla saggezza dei nostri venticinque lettori. (GR)
mercoledì 6 marzo 2013
LA RISPOSTA DI ERIKA FRANCHI E TOMMASO VILLA DEL PDL TOSCANO ALLA LETTERA APERTA AI PARTITI
Quando era ancora in corso la campagna elettorale, due esponenti del PdL toscano, Erika Franchi e Tommaso Villa, avevano risposto alla lettera aperta "Chi vuole davvero una scuola seria?". Una risposta che pubblichiamo oggi, in quanto soltanto ieri è stato possibile riaprire la casella di posta elettronica gruppodifirenze@libero.it , rimasta bloccata per mesi. Ringraziamo davvero molto i nostri interlocutori per la serietà e l'ampiezza delle loro risposte.
Come si può constatare, su diversi punti c'è convergenza con quelle date da Francesca Puglisi; ed effettivamente esiste una koinè scolastica trasversale alle diverse culture politiche. Qui si parla di aumentare il carico di lavoro dei docenti e del carattere innovativo dell'idea di "facilitatore dell'apprendimento"; si considera superato il ruolo degli ispettori-censori (ma ce ne sono 4000 in Francia e 3000 in Inghilterra), in un paese in cui il rispetto delle regole è quello che è, né si affronta il problema di come intervenire su insegnanti gravemente inadeguati, che non sono quelli in difficoltà da sostenere in un percorso di miglioramento.
Quanto ai test, a differenza di quanto sostiene Francesca Puglisi, per Franchi e Villa dovrebbero diventare lo strumento esclusivo della valutazione certificativa (o sommativa che dir si voglia). Leggi.
Come si può constatare, su diversi punti c'è convergenza con quelle date da Francesca Puglisi; ed effettivamente esiste una koinè scolastica trasversale alle diverse culture politiche. Qui si parla di aumentare il carico di lavoro dei docenti e del carattere innovativo dell'idea di "facilitatore dell'apprendimento"; si considera superato il ruolo degli ispettori-censori (ma ce ne sono 4000 in Francia e 3000 in Inghilterra), in un paese in cui il rispetto delle regole è quello che è, né si affronta il problema di come intervenire su insegnanti gravemente inadeguati, che non sono quelli in difficoltà da sostenere in un percorso di miglioramento.
Quanto ai test, a differenza di quanto sostiene Francesca Puglisi, per Franchi e Villa dovrebbero diventare lo strumento esclusivo della valutazione certificativa (o sommativa che dir si voglia). Leggi.
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