venerdì 19 dicembre 2014

SCOTTO DI LUZIO: CHE CI FA DAVIDE FARAONE AL VERTICI MIUR?

Adolfo Scotto di Luzio insegna Storia delle istituzioni scolastiche ed educative, storia della pedagogia e letteratura per l’infanzia nell'Università di Bergamo. Il suo ultimo libro, La scuola che vorrei, è una critica serrata alla politica scolastica e alla riflessione pedagogica degli ultimi decenni, in cui sono totalmente assenti temi educativi cruciali quali l'impegno, la diligenza, il senso personale della disciplina e altri che appartengono a questo stesso versante. In questo intervento stigmatizza severamente i comportamenti del sottosegretario Davide Faraone e di chi lo ha messo e lo mantiene in quel ruolo. Leggi.

domenica 14 dicembre 2014

UN PRESIDE NON FA SCONTI, VIA DALLA SCUOLA LO STUDENTE ISTIGATO DAL PADRE A OCCUPARE

Per fortuna stanno emergendo, dalla caligine civile e morale ampiamente diffusa nella scuola italiana, alcune figure di dirigenti che non minimizzano, non esprimono comprensione né stipulano compromessi al ribasso con le minoranze di studenti che occupano le scuole pubbliche. Carlo Palmiero del Liceo Plinio è uno di questi dirigenti e va ringraziato davvero (rmps27000d@istruzione.it). Leggi la cronaca del “Corriere della Sera”.

UN INCONTRO PER RICORDARE GENNARO ORIOLO, UOMO DI SCUOLA E DI CULTURA


sabato 6 dicembre 2014

UNA PRESIDE SI RIFIUTA DI INCONTRARE IL SOTTOSEGRETARIO FARAONE


Al Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale 
per la Campania Dott.ssa Luisa Franzese
Al Ministro dell’Istruzione On. Prof.ssa Stefania Giannini 
e p. c. A tutte le scuole secondarie di secondo grado della Provincia di Napoli

Sono stata invitata a partecipare a un incontro con il Sottosegretario del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, on. Davide Faraone, che sarà a Napoli mercoledì prossimo, 10 dicembre, presso l’ISIS “Sannino-Petriccione”. 
Desidero esplicitare i motivi per i quali, pur ringraziando per l’invito, non parteciperò all’incontro. Continua.

giovedì 4 dicembre 2014

ALTRO CHE BUONA SCUOLA, L'ELOGIO DELLE OCCUPAZIONI È UN ALTRO PASSO VERSO UNA PESSIMA ITALIA

Il governo Renzi ha rotto con molte radicate abitudini e tradizioni della sinistra, ma quando si tratta di chiedere agli studenti più impegno e più responsabilità la rottamazione dei vecchi tabù si arresta. Un nostro intervento sul Sussidiario.net.

martedì 2 dicembre 2014

FIRMA LA PETIZIONE: CHIEDIAMO LE DIMISSIONI DEL SOTTOSEGRETARIO DAVIDE FARAONE – CHE HA ELOGIATO LE OCCUPAZIONI STUDENTESCHE – PER GRAVE INADEGUATEZZA AL SUO RUOLO ISTITUZIONALE

Il testo della petizione: 
Chiediamo le dimissioni del sottosegretario Davide Faraone – che ha elogiato le occupazioni studentesche – per grave inadeguatezza al suo ruolo istituzionale 
È infatti inammissibile, anche per chi non sia affatto animato da ostilità politica pregiudiziale, che resti al suo posto di governo chi legittima le occupazioni e anzi ne esalta senza riserve il ruolo formativo, dimostrando di non rendersi conto di quello che è in gioco: educazione alla legalità, rispetto dei beni comuni, immagine della scuola pubblica, diritto allo studio.
Il suo intervento disconosce e rischia di vanificare il difficile lavoro dei docenti e in modo particolare dei dirigenti in quanto responsabili degli istituti scolastici, che hanno affrontato queste situazioni senza rinunciare al loro ruolo, quasi sempre lasciati soli da tutte le istituzioni: ministri, magistrati, forze dell’ordine.
L’on. Faraone, per di più, accompagna l’elogio delle occupazioni con frasi che svalutano l’attività didattica, definendo le occupazioni “esperienze di grande partecipazione democratica, in alcuni casi più formative di ore passate in classe”. Per molti ragazzi, aggiunge, è stata “l’esperienza più bella della propria adolescenza in quelle classi che per una volta apparivano calde e umane”. E via di questo passo, con l’immancabile offerta di “ascolto, ascolto, ascolto”. Ma ascoltare non significa compiacere.
Pazienza  se fossero, questi, solo i ricordi nostalgici di un cittadino qualsiasi. Sono invece le parole di un rappresentante delle istituzioni, che dovrebbe ricordare ai ragazzi quali sono i loro diritti, ma anche i loro doveri. Nessun cenno, nell’articolo, al fatto che la scuola è un servizio pubblico pagato dai contribuenti, e che ogni giorno di interruzione delle lezioni è un grave spreco di risorse, per non parlare dei frequenti danni agli ambienti e alle attrezzature. Tanto meno si ricorda che la scuola pubblica non appartiene né ai dirigenti, né agli insegnanti, né agli studenti, ma alla collettività; e che quindi nessuno, per nessun motivo, ha diritto di appropriarsene e di impedirne l’uso ad altri. Non ci sono dunque occupazioni buone e occupazioni cattive, ma tutte sono per molte ragioni inammissibili, oltre che screditate. Se è vero che la formazione politica è cosa seria e importante, gli studenti possono utilizzare gli spazi che hanno già a disposizione, come le assemblee mensili, e programmare insieme ai docenti, come già avviene in più di un istituto, giornate di dibattito e di approfondimento su temi di loro interesse.
In un paese devastato dall’assenza di legalità a tutti i livelli, insomma, chi ha incarichi di governo dovrebbe essere esempio di rigore e di coerenza nel rispetto delle leggi e delle istituzioni. Per questo riteniamo che il sottosegretario Faraone non possa continuare a ricoprire questo ruolo.
Per firmare la petizione clicca qui

domenica 30 novembre 2014

LA SELEZIONE NATURALE DEI MINISTRI DELL’ISTRUZIONE

Se non si riesce proprio a dare alla scuola un ministro all’altezza della situazione, non è una questione di sfortuna, è che le decisioni sui ministeri più che della competenza tengono conto degli equilibri politici tra le componenti della maggioranza e non di rado anche della sintonia politico-caratteriale fra candidati e capo del governo. Il ministero della pubblica istruzione, poi, nonostante le roboanti dichiarazioni che alla scuola riservano un po’ tutti gli esecutivi, sembra nei fatti destinato regolarmente al ruolo di tappabuchi nei puzzle governativi, sicché finiscono per sedersi su quella poltrona personaggi che la scuola l’hanno conosciuta solo da studenti. Per questo non possono che affidarsi al potente e scafatissimo apparato burocratico di viale Trastevere, vero dominus da decenni della politica scolastica. Una politica che tra le altre cose non è per niente interessata al rigore degli studi e alla serietà dei comportamenti. Mai un ministro che richiami alle proprie responsabilità gli studenti e le loro famiglie. Mai un ministro che  prenda l'iniziativa di eliminare dalla scuola i docenti impreparati o che, nonostante i ripetuti appelli, si sia mosso per evitare che gli esami di Stato si trasformino in una sagra della copiatura. In ultimo la ministra Giannini ci fa sapere, un paio di mesi fa, che le commissioni d'esame di Stato saranno composte da soli docenti interni. Dopo non poche proteste da parte del mondo scolastico, la ministra conferma che la decisione è stata rinviata  e che si sarebbe  tornati alla vecchia maniera. Tre giorni fa, invece, del tutto inaspettata, ecco riemergere, tra le pieghe di un emendamento di Forza Italia alla legge di stabilità, la scelta di abolire i commissari esterni, smentendo quanto già assicurato in prima persona dal Presidente del Consiglio. Che idea si facciano dello Stato i ragazzi che tra qualche mese sosterranno l'esame, la possiamo facilmente intuire. E possiamo ugualmente intuire quale effetto avranno le dichiarazioni alla stampa fatte ieri dalla stessa  Ministra a proposito  della devastazione di una scuola napoletana, in seguito a una occupazione. Stefania Giannini, infatti, si è limitata a condannare solo le occupazioni violente, come se occupare un edificio pubblico, anche senza provocare danni materiali, potesse considerarsi un fatterello di poco conto e immune da implicazioni penali. Come se non bastasse, la ministra ha assicurato che porterà personalmente alla scuola napoletana centomila euro per riparare i danni, o almeno parte di essi. Mica ha detto che questi soldi pubblici sono solo un anticipo, che dovrà essere poi rimborsato da chi ha fatto i danni e dagli studenti che, occupando la scuola, l’hanno esposta al rischio di invasione e devastazione. Purtroppo non c'è più tempo per ridere. Chi ha la nostra età, sa che non fu uno scherzo salvare la democrazia dalla violenza politica degli anni settanta. Oggi si tratta di salvarla da un rischio altrettanto grave, quello della deriva professionale e morale di buona parte di coloro che a tutti i livelli ci amministrano e che vede spesso nei ruoli di potere persone  inadeguate, che sembrano capitate lì per caso. A conferma, arriva proprio oggi la notizia che il ministero, per contrastare l’insuccesso e l’abbandono scolastico, starebbe studiando l’abolizione delle bocciature nel primo biennio delle superiori. Lo ha detto Angela D’Onghia, ottima imprenditrice senza alcuna esperienza di scuola rilevabile dal curriculum, argomentando che “Il biennio deve essere un periodo di inclusione, non di sbarramento”. Peccato che l’inclusione a suon di promozioni immeritate sarebbe solo una rovinosa menzogna per gli interessati e per la scuola. (GR & VV)

lunedì 24 novembre 2014

IL GIUSTIFICAZIONISMO CHE UCCIDE IL DIRITTO

Sabato scorso sono apparsi sul “Corriere della Sera” due articoli in qualche modo speculari. Nel primo Giovanni Belardelli, prendendo spunto dalle occupazioni abusive di appartamenti, sintetizzava con estrema chiarezza i mali “storici” che ci hanno impedito, e continuano a farlo, d'essere una nazione e un popolo in grado di riconoscersi in una comune radice civica ed etica. Nel secondo, Piero Ostellino, partendo anche lui dallo stesso problema, stigmatizzava tra l'altro il progressivo venir meno, da parte di troppi magistrati, al rispetto della lettera delle leggi e della stessa Costituzione, col sottomettere le loro sentenze a principi ideologici e non giuridici, facendo grandi danni a quel poco di democrazia liberale che faticosamente ancora sopravvive.
Ieri Ostellino è tornato sull'argomento con un secondo articolo, ancora più incisivo, approfondendo la tendenza, di origine catto-comunista e anarcoide, a far prevalere un giustificazionismo sociale dei comportamenti illegali, una tendenza che rischia di scatenare, in chi è vittima di tale modo d'intendere la giustizia, risentimenti che potrebbero avere esiti anche drammatici. A questo proposito, Ostellino scrive che, rispetto a chi infrange la legge o ha comportamenti devianti, vi è sempre “un prete o un progressista immaginario in servizio permanente che provvede a giustificare e ad assolvere il deviante con una qualche motivazione sociale e/o politica”.
E anche la scuola ha le sue colpe per non aver saputo formare cittadini dotati di senso civico, di senso di responsabilità e del senso stesso della legalità e dello Stato. Per parte nostra non abbiamo mai mancato di stigmatizzare il diffuso giustificazionismo, analogo a quello denunciato da Ostellino, verso i comportamenti scorretti, e persino illegali, degli studenti e purtroppo anche di alcuni insegnanti.(VV)

sabato 22 novembre 2014

L'ITALIA DEL CONDONO EDUCATIVO. INTERVISTA ALLO PSICOLOGO PAOLO CREPET

Lo psicologo Paolo Crepet ha condiviso più di una nostra iniziativa, come il recente appello RIDATECI IL SILENZIO. Contro la distruzione della quiete pubblica e la musica imposta (e l'omonima pagina di facebook è uno dei modi con cui intendiamo dare continuità all' impegno su questo tema). L' intervista del febbraio di quest'anno parte dal fenomeno della movida, ma, analizzandone le cause, tra le quali primeggia la crisi dell'educazione, rintraccia numerose connessioni con altri fenomeni negativi del nostro paese. Persino gli stenti del nostro Prodotto Interno Lordo - dice Crepet - hanno radici anche nella diffusa incapacità di preparare i giovani ad affrontare la vita in modo attivo e responsabile. Video dell'intervista di Claudio Bernieri. 

martedì 18 novembre 2014

I NUOVI PROFESSORI ENTRANO IN CLASSE (ASSUNZIONI E RISCHI)

Le affermazioni del Direttore Ermini nel fondo di domenica scorsa a proposito della discussione sulla “Buona Scuola” sono pienamente condivisibili e come Gruppo di Firenze siamo stati tra i pochissimi ad aver messo in guardia, come fa  lo stesso Direttore, sui rischi che si possono correre con l’assunzione, a partire dal prossimo anno, di circa centocinquantamila docenti precari.
Che le assunzioni nella scuola italiana abbiano spesso corrisposto soprattutto ad interessi di carattere sindacale lo dimostrano da decenni numerosissimi fatti, tra cui la mancanza di volontà di superare le attuali complicatissime graduatorie del personale supplente. Un sistema del genere rappresenta una miniera d'oro per le tante sigle sindacali afferenti il mondo scolastico senza il supporto delle quali è impossibile che il precario riesca a capirci qualcosa. Nello stesso tempo è altrettanto evidente che, pur di sistemare decine e decine di migliaia di aspiranti docenti usciti da un sistema universitario dequalificato e interessato soprattutto a racimolare utenza, si finisce col trascurare gli interessi degli studenti.
Dunque, l'ingresso contemporaneo di così tanti docenti, una parte dei quali da anni lontani dalla scuola o addirittura mai entrati in una classe per aver vinto anni fa un concorso senza aver ottenuto poi la cattedra, non può non creare perplessità sulla loro adeguatezza a ricoprire quel ruolo. Come “Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità”  auspichiamo che almeno il loro anno di prova sia una cosa seria e non si limiti, come quasi sempre accade, a una mera formalità; e che per questo vengano coinvolti nel giudizio del loro operato anche gli ispettori periferici. 
Infine confermiamo una nostra ulteriore istanza: quella (finalmente) di mettere in condizione di non nuocere i docenti incapaci e neghittosi. Docenti peraltro facilmente individuabili, ma che non si possono altrettanto facilmente allontanare dall'insegnamento a causa di norme iperprotettive, che infliggono di fatto danni irreversibili agli studenti, soprattutto a quelli che provengono da famiglie che mai saranno in grado di far recuperare ai figli quello che il docente gli ha tolto. Casi non rari, purtroppo, nella scuola. Ci auguriamo quindi che le nuove assunzioni rappresentino una svolta in direzione della serietà, perché la buona scuola consiste innanzitutto nell'avere dei buoni docenti e questo è il primo sacrosanto diritto di ciascun ragazzo e di ciascun bambino.  Valerio Vagnoli

("Corriere Fiorentino, 18 novembre 2014)

giovedì 13 novembre 2014

BERLINGUER, LO STATUTO DEGLI STUDENTI E LA DISFIDA DI BARLETTA

Berlinguer junior, emanando lo Statuto delle studentesse e degli studenti, pensò di traghettare finalmente la gestione della disciplina scolastica dal pieno arbitrio dei docenti a un sistema di garanzia che tutelasse i ragazzi. Emanò così la più diseducativa delle normative, in quanto sottopose qualsiasi misura disciplinare a una procedura burocratica, che ricorda il barocco sistema penale italiano, con tanti saluti alla logica di un rapporto educativo. Continua.

martedì 11 novembre 2014

RISPETTO DELLE REGOLE E LATITANZA DELLE ISTITUZIONI IN UN EDITORIALE DEL "CORRIERE DELLA SERA"

Si può non condividere questo o quel punto, ma quella di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere di oggi (Argini infranti di una comunità) è un’analisi realistica e spietata del nostro degrado, della nostra decadenza civile e politica e delle profonde ingiustizie che colpiscono le tante persone per bene e le più svantaggiate. L’insofferenza al rispetto delle regole (ma anche al compito di farle rispettare) è un male endemico degli italiani; e autorevoli filosofi e intellettuali, a partire da Leopardi, Croce e Salvemini, ne hanno spiegato le ragioni. Un male diffuso trasversalmente a ogni livello e da lunghissima data nel ceto politico, che pur di non fare delle scelte e continuare a vivacchiare ha quasi distrutto il nostro Paese; ma non meno frequente fra la “gente comune”, al riparo della filosofia del “lo fanno tutti” o del “chi te lo fa fare” a seconda dei casi. Non è strano quindi che ancora oggi proporre una scuola del merito e della responsabilità sia un lavoro spesso improbo nonostante qualche passo avanti, e quelli che lo fanno rischiano come minimo di passare per laudatores temporis acti, come disse un illuminato ex-ministro qualche anno fa. Leggi

lunedì 10 novembre 2014

CONSULTAZIONE SULLA "BUONA SCUOLA": PARTECIPARE O NO? UN RAGIONEVOLE INCORAGGIAMENTO

Secondo noi è bene partecipare alla consultazione, in uno dei vari modi possibili. Lo scetticismo è comprensibile, ma tra il rischio che sia tutto inutile e quello di ottenere qualcosa è preferibile correre il secondo. Magari con un contributo minimale, focalizzato su uno o pochi punti del progetto.
Veniamo quindi alle istruzioni per l’uso. Una volta sul sito della “Buona scuola” (https://labuonascuola.gov.it/#home), una prima possibilità è quella di scendere fino alla scritta INVIA UN COMMENTO RAPIDO SUL PIANO, opzione per cui non è necessario registrarsi. Cliccandoci sopra, si apre infatti uno spazio in cui scrivere solo nome, cognome e indirizzo email. Sotto ci sono tre riquadri in cui scrivere quello che si pensa (massimo 1000 battute l’uno), intitolati rispettivamente Che cosa hai apprezzato del piano "La Buona Scuola"?, Che cosa critichi del piano "La Buona Scuola"? e Che cosa manca nel piano "La Buona Scuola"?
Altrimenti ci si può registrare (seconda possibilità), cosa per niente difficile, poi cliccare su COMPILA IL QUESTIONARIO e rispondere solo a una o poche domande (a cui si può sempre rispondere “Altro” e specificarlo nello spazio sotto con 140 caratteri.
Infine, in fondo al questionario (capitolo 7) ci sono nove spazi di 1000 battute l’uno per dire la vostra più ampiamente.
Per quanto riguarda i contenuti, è prioritario far cadere il sistema degli scatti stipendiali “di competenza” per due terzi dei docenti, (vedi nostro post del 2 ottobre), che a quanto si dice è già piuttosto traballante. Chi non si registra, può esprimersi in merito nel secondo riquadro  della sezione INVIA UN COMMENTO RAPIDO SUL PIANO (Che cosa critichi del piano "La Buona Scuola"?); chi si registra, può farlo andando al capitolo 2 e rispondendo alla domanda 5 (noi abbiamo risposto “Altro”, specificando più sotto:  “L'anzianità resta, dallo scatto deve essere escluso solo chi ha avuto comportamenti non professionali (se gravi va tolto dall'insegnamento)”. In alternativa, può esprimersi più ampiamente negli spazi del capitolo 7 del questionario, intitolato Commenti generali sul piano.
Chi fosse interessato a conoscere i nostri contributi, può cliccare qui.

martedì 4 novembre 2014

INSEGNANTI CHE DANNO IL CATTIVO ESEMPIO: IL CELLULARE ACCESO SULLA CATTEDRA

Giorgio Israel analizza la crescente dipendenza da cellulare, che porta a essere solo a metà nelle situazioni, quasi che altrove ci fosse sempre qualcosa di più importante, con la conseguente disgregazione delle relazioni interpersonali. Succede negli incontri e nei dibattiti, ma sempre di più anche in classe. Ci sono insegnanti, infatti, che invece di spengere l'apparecchio lo tengono acceso e silenziato sulla cattedra, lo controllano, si distraggono, digitano qualche risposta. Si può allora pretendere che i ragazzi non facciano la stessa cosa? (E ancora sono poche le classi munite di tablet...) Leggi.

mercoledì 29 ottobre 2014

UN INCONTRO-DIBATTITO SULLA "BUONA SCUOLA" ORGANIZZATO DAL PD DI SCANDICCI

Il Partito Democratico di Scandicci, città di circa cinquantamila abitanti confinante con Firenze, ha organizzato per sabato 8 novembre un incontro pomeridiano nell'ambito della consultazione sul documento programmatico "La Buona Scuola". Si comincia con una tavola rotonda (La scuola oggi, la scuola domani), a cui è stato invitato anche il Gruppo di Firenze. Seguiranno sei gruppi di lavoro su diversi argomenti. Intorno alle 18 si potranno tirare le conclusioni del lavoro svolto e del dibattito. Ecco la locandina e il programma che ci sono appena arrivati. 
Gli organizzatori raccomandano a chi intende partecipare di iscriversi in precedenza, dato il numero limitato di posti, possibilmente specificando il gruppo di lavoro a cui si è più interessati (vedi programma più sotto).


giovedì 23 ottobre 2014

ESAMI DI MATURITÀ: MARCIA INDIETRO DEL GOVERNO

Ci scrive Giorgio Allulli, promotore della petizione: "Vittoria! Il Governo ha fatto marcia indietro sugli esami di maturità, merito anche della nostra petizione. Una volta tanto l'indignazione civile è servita, ed il buon senso ha prevalso. Moltissime grazie per il vostro forte sostegno a questa causa.
Giorgio Allulli".
Leggi la notizia sul "Sole24Ore".

mercoledì 22 ottobre 2014

UNA PAGINA FACEBOOK SUL TEMA “RIDATECI IL SILENZIO”

Per sviluppare l’iniziativa avviata con l’appello “RIDATECI IL SILENZIO. Contro la distruzione della quiete pubblica e la musica imposta”, firmato da oltre settecento cittadini tra i quali importanti esponenti della cultura contemporanea, abbiamo creato una pagina facebook autonoma. Continua a leggere.

martedì 21 ottobre 2014

IL MITO DELLA PRIVATIZZAZIONE DELLA SCUOLA NELLE PROTESTE DEGLI STUDENTI

L'articolo e l'intervista che segue sono state pubblicati ieri, in ordine inverso, su "Orizzonte scuola".**   
Una delle parole d’ordine che più ricorrono nelle proteste studentesche è quella contro la “privatizzazione” della scuola pubblica. È un concetto mutuato dalla sinistra più legata al passato (a volte per il tramite di qualche docente che non ha ben chiaro il suo ruolo professionale), il cui significato resta in genere piuttosto vago. Continua. 
** Il titolo di "Orizzonte Scuola" forza un po' la tesi dell'articolo e dell'intervista definendo "fondamentale" l'apporto dei privati. Tra l'altro è prevedibile, e non solo per la congiuntura sfavorevole, che non sarà affatto facile trovare aziende disposte a finanziare in modo consistente le scuole. (GR)

lunedì 13 ottobre 2014

PETIZIONE: MANTENERE I COMMISSARI ESTERNI AGLI ESAMI DI MATURITÀ

Lanciata da Giorgio Allulli dell'Isfol, esperto di formazione professionale e di valutazione, questa petizione è rivolta al Ministro Stefania Giannini e a Francesca Puglisi, responsabile del dipartimento scuola del Pd. Su questo tema ci siamo già espressi qualche giorno fa nel post intitolato Facilitare e risparmiare, così si rinnova l'esame di Stato. Speriamo davvero che siano in tanti a sostenere e a diffondere questa ragionevolissima richiesta. Una più ampia presentazione delle opinioni di Alluli si può leggere in questo articolo sul Sole24Ore.it.
Per firmare la petizione, clicca qui.

martedì 7 ottobre 2014

E SE I NUOVI ASSUNTI NON FOSSERO ALL'ALTEZZA?

Lo scorso 8 settembre su questo blog abbiamo commentato il massiccio piano di assunzioni (148.000) annunciato dal governo, con l’intenzione di risolvere una volta per tutte il problema del precariato. Pur convenendo che un provvedimento eccezionale (da “curatore fallimentare”) si rende a questo punto necessario, sostenevamo che  “qualcosa si può e si deve fare almeno per evitare che eventuali docenti inadeguati si aggiungano a quelli che già si trovano negli organici (per lo più indisturbati)”. Continua.

giovedì 2 ottobre 2014

UNA BUONA SCUOLA? Capitolo 3: Iniqui e irrazionali gli aumenti “due su tre”. Una modesta proposta sostitutiva

In sintesi, il capitolo Trattamento economico e progressione di carriera della “Buona scuola” prevede che gli scatti automatici in base all’anzianità di servizio lascino il posto a “scatti di competenza” triennali, “legati all’impegno e alla qualità del proprio lavoro”. Riservati, però, solo a due terzi del corpo docente di ogni istituto. Continua.

mercoledì 1 ottobre 2014

FACILITARE E RISPARMIARE, COSÌ SI RINNOVA L'ESAME DI STATO

“L'esame di maturità deve perdere quell'aspetto da giudizio divino, che tra l'altro lo ha fatto diventare costoso”. Così Stefania Giannini ha annunciato che dall’anno scolastico 2015-2016 l’esame di maturità sarà modificato e nuovamente affidato a una commissione di tutti membri interni. Continua.

martedì 30 settembre 2014

LA BUONA SCUOLA? QUELLA CHE NON UCCIDE GLI ISTITUTI D'ARTE

("Corriere Fiorentino", 26 settembre 2014)
Gentile Direttore,
nel documento del Governo Renzi La buona scuola il quinto capitolo, dal titolo Fondata sul lavoro, è dedicato al rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro, a partire dalla constatazione che “a fronte di un alto tasso di disoccupazione, le imprese faticano a trovare competenze chiave”, tanto nell’industria elettronica e informatica quanto in settori come quelli del mobile e dell’arredamento. Continua.

mercoledì 24 settembre 2014

LA CLASSE DI 42 ALLIEVI, OVVERO LA SICILIA COME METAFORA

L’incredibile vicenda del Liceo di Caltanissetta, in cui era stata formata – a norma di legge – una classe di 42 allievi, tra cui ben 4 disabili, si è per fortuna rapidamente risolta con l’intervento del Ministero, che ha dato il permesso di sdoppiarla.  Continua.

lunedì 22 settembre 2014

UNA BUONA SCUOLA? Capitolo 2: Libertà metodologica e aggiornamento dei docenti

“Dobbiamo dire con chiarezza cosa ci aspettiamo dal corpo docente in termini di conoscenze, competenze, approcci didattici e pedagogici, per assicurare uniformità degli standard su tutto il territorio nazionale e garantire uno sviluppo uniforme della professione docente”(cap. 2.1, Quali competenze per i nostri docenti).
Un’affermazione, quella sugli “approcci didattici e pedagogici”, che suona inquietante per chi ritiene essenziale la libertà metodologica, tanto più che la pretesa di decidere come tutti dovrebbero insegnare non è purtroppo nuova nei discorsi di pedagogisti e dirigenti ministeriali; anzi, si è via via reincarnata in molteplici  “buone novelle” destinate a “modernizzare” la scuola: la programmazione maniacale degli obbiettivi didattici, il morattiano “portfolio delle competenze” (presto abbandonato al suo destino), l’orientamento come chiave di volta di tutta la didattica, l’idolatria per l’informatica, l’abbandono dell’insegnamento a favore della facilitazione dell’apprendimento, per citarne solo alcune. Ma è proprio la libertà nella didattica la sola garanzia che ogni insegnante dia il meglio di sé, in quanto può scegliere l’approccio migliore a seconda dell’argomento e della classe che ha davanti, che sia però anche in armonia con le sue attitudini e il suo temperamento. In altre parole, se può insegnare nel modo che più gli si confà. Senza dubbio è essenziale conoscere diversi metodi, per averli studiati e soprattutto sperimentati durante la propria formazione iniziale e, in seguito, attraverso il confronto con i propri colleghi; altra cosa sarebbe l’imposizione di una didattica ministeriale. Quindi, “uniformità degli standard su tutto il territorio nazionale ” non può voler dire che si punta a un corpo insegnante fatto con lo stampino, ma garantire a tutti gli studenti degli insegnanti adeguati, anche se differenti per lo stile didattico. Cosa che oggi non è, essendo universalmente noto che ci dobbiamo tenere anche quelli pessimi (e spesso, aggiungiamo, irrecuperabili). E su questo “La Buona Scuola”, che molto parla di merito, non dice nulla.
Possiamo però concedere il beneficio del dubbio a Renzi&Giannini, dato che questa affermazione dirigista, tendente all’omologazione dei docenti, convive nelle stesse pagine con una linea di pensiero che riguarda l’aggiornamento e che sembra contraddirla. C’è una critica molto netta delle occasioni formative che vengono in genere proposte ai docenti, “troppo spesso frontali, poco efficaci e in genere non partecipate”, in cui raramente si incoraggia “un confronto interattivo”.  La formazione continua, inoltre, “non potrà essere calata dall’alto, ma dovrà essere definita a livello di Istituto. Inoltre dovrà fondarsi sul superamento di approcci formativi a base teorica” ma essere incentrata “sulla forma esperienziale tra colleghi”. Asserzioni non molto lontane da quanto abbiamo sostenuto in più occasioni: la base dell’aggiornamento (senza escludere altre forme e apporti) deve essere il confronto di idee e di esperienze tra colleghi con il metodo seminariale, cioè tra pari, e nascere dalle loro  reali esigenze. I metodi si devono affermare perché si rivelano efficaci, non perché vengono imposti. A queste condizioni, l’impegno etico-deontologico di aggiornarsi potrà essere percepito più come occasione per crescere (e far crescere) professionalmente e ricavare anche maggiore soddisfazione dal proprio lavoro, che come un obbligo a cui sottoporsi obtorto collo. In altre parole, se aggiornarsi è un dovere (per tutte le professioni), il problema non è il “se”, ma il “come”.
L’ambiguità delle linee-guida su questo delicatissimo punto dovrà essere sciolta. È interesse dei docenti far sentire la propria voce perché la ricchezza costituita dalla compresenza di diversi metodi e stili di insegnamento venga tutelata e non compressa in qualche forma di ortodossia.

lunedì 15 settembre 2014

PUNIRE: SADISMO O EDUCAZIONE?

Anni fa una mia preside organizzò una giornata di riflessione sul tema delle punizioni. In vista dell’ottima iniziativa furono fornite due letture propedeutiche, entrambe sul “sadismo pedagogico”. Sono passati quindici anni. Certamente l’educazione permissiva ha perso terreno, essendosi rivelata nemica di un sano sviluppo psichico. Ma ancora in troppi cervelli parole come “autorità”, “rigore” e soprattutto “punizione” (e anche la più neutra “sanzione”) suscitano sinistre associazioni: autoritarismo, fascismo, caserma, riformatorio, repressione; a meno che non si tratti di evasione fiscale, sicurezza sul lavoro, colpe dei politici e qualche altro tema socialmente e politicamente “sensibile”. In realtà nessuno pensa di basare l’educazione  e la vita civile solo sulle punizioni; anzi, possiamo dire con Beccaria che la certezza e la prontezza della pena, e non una sua particolare durezza, costituirebbero la migliore prevenzione dei cattivi comportamenti e dunque una minore necessità di punire. A questo proposito, mi sembra utile recuperare un bell'intervento di Claudio Magris che risale all’agosto del 2007: Elogio del saper punire.  (Giorgio Ragazzini)

venerdì 12 settembre 2014

LA SCUOLA RIAPRE CON LE INCOGNITE DELLA RIFORMA

(Da “La Repubblica Firenze” di oggi)
Una volta tanto la riapertura delle scuole non è giornalisticamente dominata dal caro libri e dal peso degli zainetti. Si parla molto, invece, della “Buona Scuola”, cioè dell’ambizioso progetto illustrato da Renzi. Difficile dire quanto questo inciderà sull’andamento dell’anno scolastico. Di certo se ne discuterà molto. È probabile un’impennata del numero di assemblee sindacali, soprattutto sul nodo delle retribuzioni. E già qualche minoranza studentesca annuncia una dura quanto disinformata protesta contro la presunta privatizzazione della scuola, per via dei possibili finanziamenti da parte delle aziende. C’è comunque l’intenzione di tenere “la più grande consultazione – trasparente, pubblica, diffusa, on line e offline – che l’Italia abbia mai conosciuto finora”. Il governo non vuole cioè calare la riforma dall’alto, ma fare di tutto per raccogliere suggerimenti. Sarà una cosa seria e non una baraonda democraticistica a due condizioni. La prima è che ciascuna categoria interessata si pronunci su ciò che è di sua competenza. È fuori luogo, ad esempio, chiedere agli studenti quello che vogliono studiare, come ha detto il Presidente del Consiglio. La seconda è che non si risolva solo in riunioni, forum, invii di mail, con la pratica difficoltà di tenere conto di decine di migliaia di pareri, ma sia integrata da un’indagine più strutturata con domande precise, come i questionari che furono proposti ai cittadini sulle riforme istituzionali.
Molta la carne al fuoco. Con la maxi-assunzione di precari si spera di eliminare il precariato, ma è indispensabile che l’anno di prova sia una cosa seria e non una pura formalità come quasi sempre succede. Riconoscere il merito è fondamentale, ma è inaccettabile farlo con aumenti stipendiali periodici riservati solo a due docenti su tre in ogni scuola, a prescindere dal numero effettivo dei meritevoli. Positiva invece l’attenzione al rapporto tra scuola e lavoro, anche se le proposte sono più che altro un primo passo. Giustissimo il rilievo dato all’aggiornamento tra “pari”, cioè allo scambio sistematico di idee ed esperienze tra insegnanti. Assenti invece due temi fondamentali: il problema di come intervenire sui docenti inadeguati e la necessità di una scuola più esigente sul comportamento degli allievi. Afferma l’Ocse: “La disciplina della classe sembra avere grande influenza sul livello degli apprendimenti”.
Giorgio Ragazzini

lunedì 8 settembre 2014

UNA BUONA SCUOLA? Capitolo 1: Le assunzioni

Molti dei progetti governativi illustrati nel dossier “La buona scuola” riguardano gli insegnanti. L’operazione più vistosa è senz’altro la contemporanea assunzione in pianta stabile dei 148.000 che nel settembre 2015 dovrebbero risultare inseriti nelle graduatorie a esaurimento. Di questi, secondo il testo, circa 25.000 sono vincitori o dichiarati idonei nel concorso del 2012. Tutti gli altri sono colleghi che hanno lavorato, anche per molti anni, come supplenti. La decisione è stata accolta da molti comprensibili consensi, ma anche da forti riserve. Tra gli altri, Giovanni Belardelli sul “Corriere della Sera” dice: “ Il ministro avrebbe avuto il compito di spiegare in che senso l’assunzione in massa di precari (a scapito, evidentemente, di altri, più giovani, aspiranti insegnanti) corrisponderebbe a quel principio del merito che si vorrebbe fosse un caposaldo della grande riforma”. Certo che, di fronte alla situazione creatasi nel tempo, è difficile per il governo non comportarsi un po’ come un curatore fallimentare, che, lungi dal poter far tornare le cose allo status quo ante, può soltanto prendere le decisioni meno ingiuste rispetto ai vari interessi in gioco. Ma qualcosa si può e si deve fare almeno per evitare che eventuali docenti inadeguati si aggiungano a quelli che già si trovano negli organici (per lo più indisturbati). Lo strumento ci sarebbe, ed è l’anno di prova a cui i nuovi assunti si devono sottoporre e che si conclude con una relazione e un colloquio del candidato di fronte a una commissione di valutazione formata dal dirigente e da due colleghi eletti dal Collegio docenti. Nella grande maggioranza dei casi, però, conformemente all’italica allergia al rigore e alla responsabilità, la cosa viene trattata come una pura formalità, con la consueta collusione, per omissione di controlli, dell’apparato ministeriale. Nei rari casi in cui l’anno di prova non viene superato, lo si fa ripetere l’anno successivo in un’altra scuola e alla fine anche i peggiori ce la fanno. Di conseguenza, tra tanti sbandierati diritti, gli studenti italiani non hanno mai avuto la certezza di incontrare maestri e professori all’altezza del loro compito. Si può allora chiedere al Ministro Giannini e al Presidente del Consiglio di rottamare anche questa consuetudine e di rendere veramente rigorosa la prova, possibilmente integrando le commissioni con un funzionario degli uffici scolastici provinciali o regionali?

domenica 7 settembre 2014

IMBROGLIARE A SCUOLA. UNO STUDIO SUL “CHEATING” IN ITALIA

Dal sito Quattrogatti.info segnaliamo un interessante lavoro di Lorenzo Newman sul “cheating”, che significa “imbrogliare” e si riferisce soprattutto ai ragazzi che copiano e ai docenti che copiano dai compagni o dai docenti durante test ed esami. Leggi. 

lunedì 1 settembre 2014

RIDATECI IL SILENZIO: ALTRE TESTIMONIANZE

Dopo quelle pubblicate il 7 luglio, ecco altre testimonianze sulla distruzione della quiete pubblica arrivate successivamente. Leggi.

domenica 31 agosto 2014

RIFORMA SOSPESA E DUBBI SUL MERITO

Giovanni Belardelli, che da molti anni analizza sul “Corriere della Sera” i problemi della scuola, dedica buona parte del commento di oggi, oltre che alla “sospensione” della annunciata riforma della scuola, al tema del merito. Tema di cui molto si parla, ma spesso in modo generico o semplicistico. Belardelli si interroga tra l’altro sulle controindicazioni delle eventuali graduatorie di merito all’interno delle scuole e sull’opportunità di avviare la valutazione dei docenti dal basso, cioè dal demerito, piuttosto che dall’alto. Leggi.

martedì 5 agosto 2014

I CENTO E LODE E L'INTERESSE GENERALE

In un intervento sulle pagine romane del "Corriere della Sera", Rosario Salamone, per molti anni preside del Liceo Visconti, ironizza sulla pioggia di 100 e lode che anche quest’anno si è verificata in Puglia agli esami di Maturità: ben 700 su un totale di 3450 in tutta Italia, cioè uno su cinque. Continua a leggere.

domenica 3 agosto 2014

IL PREZZO PAGATO ALLA TOLLERANZA CHE NON HA CONFINI

Le immagini pubblicate sul Corriere fiorentino di sabato scorso confermano, se era necessario, quanto drammatiche siano le notti di alcune aree della città. Continua a leggere.

sabato 19 luglio 2014

RIDATECI IL SILENZIO! INTERVISTA A RADIO COLONNA

Radio Colonna è un’emittente romana che sostiene una campagna  di Legambiente e della Fondazione "La Sorgente Group" contro il rumore più informazioni sulla destra della pagina). Con piacere la rilanciamo dal nostro blog e su facebook. Più voci si uniscono, più presto si può riuscire a fare  “massa critica”; in altre parole, a far sì che il problema non continui a essere enormemente sottovalutato e magari snobbato. Radio Colonna ci ha chiesto di spiegare i motivi dell'appello "Ridateci il silenzio".  Leggi l’intervista.

mercoledì 16 luglio 2014

ATTORNO A MINISTRI E SOTTOSEGRETARI INESPERTI SI TENTA L’ENNESIMA “GRANDE RIFORMA” PUNITIVA

Nessuno sa bene quali manovre si stiano apparecchiando al ministero nei confronti del mondo scolastico. Di sicuro in un qualsiasi altro Paese un sottosegretario che avesse detto “sciocchezze” in merito a quanto stava progettando sarebbe saltato, anche se avesse chiesto scusa. Continua a leggere.

mercoledì 9 luglio 2014

FIRMA L'APPELLO "RIDATECI IL SILENZIO. CONTRO LA DISTRUZIONE DELLA QUIETE PUBBLICA"

Centinaia di cittadini stanno firmando l'appello RIDATECI IL SILENZIO. Contro la distruzione della quiete pubblica, contro la musica imposta, aggiungendosi ai primi firmatari, esponenti del mondo della cultura e dell'arte. Si può farlo scrivendo "aderisco" all'indirizzo gruppodifirenze@libero.it e indicando nome, cognome, comune di residenza. Grazie.

lunedì 7 luglio 2014

GIORNI E NOTTI IMPOSSIBILI. TESTIMONIANZE SULLA DISTRUZIONE DELLA QUIETE PUBBLICA

Pubblichiamo i racconti che accompagnano una parte delle centinaia di lettere di adesione all’appello Ridateci il silenzio.
Gennaro: Sono sensibile al tema perché anche nei paesini della Calabria dove noi cittadini della diaspora torniamo per l'estate non si dorme più né di notte né di giorno. La notte nei bar e nei locali pubblici e nelle piazze fanno casino fino alle 4 del mattino; poi alle 6 cominciano a passare i camion della spazzatura, i furgoni che vanno in campagna e dunque la sveglia è d’obbligo. Sui litorali, poi, il casino è amplificato dalle discoteche che vanno a stecca fino all'alba. Insomma la "quiete pubblica" non esiste più. Il fatto è che con quei rumori assordanti non puoi nemmeno leggere o ascoltare un po' di musica. Il vostro appello giunge come una manna!!!!!
Loredana: Condivido in pieno il vostro appello. Voglio il diritto di godere del suono delle onde che si infrangono sulla riva, voglio il diritto di non dover chiudere le finestre quando la pizzeria sotto casa decide di mandare musica a porte aperte. Voglio passeggiare nel parco sotto casa senza essere infastidita da feste di compleanno con animazione, megafoni e genitori impazziti che credono che l'inquinamento acustico contribuisca al divertimento dei loro figli. Rieduchiamo adulti e bambini al rispetto del prossimo.
Federica: La difesa del baccano da parte delle amministrazioni di qualsiasi colore esse siano lede non solo il mio diritto a vivere liberamente la mia casa, ma anche quello di andare a prendere qualcosa in un locale con un amico e parlare con lui e sentire quello che dice. sono sempre più convinta che questa filosofia del baccano serva ad avere un popolo che ha il cervello intorpidito e un cervello intorpidito non pensa, non agisce. Pertanto penso anche che questo appello sia giustamente promosso dal Gruppo di Firenze perché è solo educando le nuove generazioni che avremo dei cervelli pensanti e, forse, usciremo da questo nuovo medioevo.
Luciana: Anch'io amo la musica, ma vorrei poter avere la libertà di scegliere quando, dove e come (nel rispetto degli altri) ascoltarla.
Antonio: Qui a Ferrara non vi sono interventi neppure nei casi più eclatanti di disturbo causato da conducenti di auto con il volume della radio al massimo o da "centauri" su moto e motorini che emettono rumori intollerabilmente al di sopra dei limiti consentiti. Pur comprendendo le difficoltà di intervento, tutto ciò avviene nella totale indifferenza da parte degli organi preposti al controllo. Pare quasi esserci un'accondiscendenza di fondo, una comune mentalità tra controllanti e controllori.
Riccardo: La strada ove risiedo di giorno è assediata dai turisti che vengono scaricati dagli  autobus in piazza Piave, ove esiste un divieto di sosta  per tutti, e da anni in barba a tale divieto vengono paracadutati miglia di turisti al giorno solo perché , presumo esiste il tacito accordo fra guide turistiche e ristoranti zona santa Croce che in pratica sequestrano gruppi dirottandoli verso mense di becchime per pollame che disonorano la città. In detta via è impossibile camminare, i turisti ti spintonano e non ti fanno entrare in casa, orinano e defecano fra le macchine e – ciliegina – esiste il pazzo seriale diurno dei finestrini auto. Ne spacca almeno un paio al giorno. L’unica soluzione potrebbe essere la legge del taglione. L'amministrazione comunale sapeva perfettamente cosa faceva quando concedeva 500 licenze vendita alcolici in 500 metri? Cerco che no ovviamente. Statene certi... la mia previsione accadrà... ci scapperà il morto... anzi ci è già scappato, ma tutti fingono (lite fra magrebini imbriachi finita a coltellate per denaro dello spaccio).
Sergio e Luciana: A Udine l'amministrazione di centro-sinistra emana provvedimenti-colabrodo che permettono agli esercenti di aggirare molti divieti, mentre l'opposizione di centro-destra è ugualmente schierata a favore dei bar-spaccatimpani. Ci sono stati alcuni importanti interventi della magistratura, ma il procuratore che aveva innovato la precedente linea permissiva è  da pochi giorni in pensione: temo che si tornerà al permissivismo precedente. Inoltre, ci sono enormi difficoltà per un efficiente intervento dell'Arpa con i fonometri. Purtroppo la stampa locale monopolista (Messaggero Veneto), quando dà notizia di provvedimenti restrittivi della magistratura si schiera con i disturbatori e con chi ha trasformato la città in un inferno sonoro, dove il numero dei bar è percentualmente tra i più alti d'Italia.
Pino: Anch'io combatto da 10 anni contro lo strapotere dei concerti, dei bar con musica a tutto volume etc., ma senza successo. Questa sera, per esempio, ci sarà il primo dei 4 venerdì di concerti che i commercianti di qui hanno messo in cartellone. Io abito proprio sopra il palco... quindi sono costretto ad andare a dormire fuori, pagandomi le spese d'albergo. Vi pare giusto? E ogni anno è peggio.
Walter: È ingiusto, illegittimo, oso dire ILLEGALE, oso dire INCOSTITUZIONALE imporre a tutti le conseguenze di ciò che va a vantaggio (monetario) di pochi o pochissimi. Ormai la trasformazione di Firenze - e di chissà quante altre città - in un paese dei balocchi, in cui il cittadino residente viene trattato come un intralcio, un ostacolo, una seccatura, sta per giungere a un punto di non ritorno.
Giacinta: Aderisco in pieno alla vostra campagna. A causa del rumore (musica e schiamazzi di un locale sotto casa fino alle 3/4 di notte) mi sono ammalata e la cosa più grave è che sette anni di esposti e denunce non sono serviti a niente. Per tutto questo tempo sono stata solo una pallina che ha rimbalzato da un muro di gomma all'altro.
Luciana: Il silenzio è prezioso, permette il recupero psicofisico e da benessere. Tutti devono poter godere di questo benessere. Il rumore ci renderà sordi e malati e le nostre città saranno sempre più rumorose e abitate da sordi che dovranno alzare il volume per sentire.
 Marco: Proprio ieri sera sentendo musica, intorno all'una di notte, mentre mi godevo sul balcone il silenzio e il fresco della bella serata, mi chiedevo cosa fare per queste abitudini irrispettose del diritto di altri cittadini alla loro quiete ed al ruolo educativo di noi del mondo della scuola. Sono portatore di una visione non bacchettona del diritto al vivere la propria gioventù in senso pieno, anche nel divertimento, purché sempre nel rispetto dei diritti degli altri cittadini, specie i più anziani.
Paola: Abito a Brescia, mi piacerebbe se qualcuno fosse interessato ad ascoltare la mia storia di rumori fino a a dover cambiare casa per ritrovare un po’ di pace. Vi ringrazio per il vostro impegno e viva il silenzio.
Patrizia: Sono perseguitata dall'estate romana che si tiene  di fronte a casa mia, dai concerti di Vasco Rossi che mi fanno tremare i vetri. Nel nostro palazzo abbiamo anche tentato anni fa una class action senza approdare a nulla!
Marina: Aderisco, abito nel centro di una nota località della Liguria sul mare e da un po' di anni l'estate e in generale i weekend e le feste tipo Natale ecc., sono diventate un incubo, tra l'idiozia delle manifestazioni organizzate dalle varie giunte comunali, di livello scadentissimo (ma adeguato al livello culturale tutto italiano) e la maleducazione agghiacciante dei ragazzini minorenni ubriachi fradici che tengono in ostaggio con le loro urla, bestemmie, parolacce,grida tutto il centro, il tutto sotto gli occhi compiacenti e compiaciuti di genitori idioti. Chiaramente mi riferisco alla notte, in cui questi giovani virgulti iniziano a rompere le scatole dalle 2 di notte in poi, man mano che l'alcol inizia a fare effetto!!... Anche i tornei di calcio verso le 3 di notte, quando le strade sono belle sgombre, vanno per la maggiore!!Il tutto perché NON ESISTONO CONTROLLI di nessun tipo!!
Alberto: L'estata scorsa da giugno a settembre non abbiamo dormito per via di una manifestazione dell'estate romana con 4 discoteche all'aperto dall'altra parte del Tevere di fronte a casa nostra. Iniziavano la musica con l'aperitivo verso le 18 e continuavano aumentando il volume in modo esponenziale verso le 23,30 per finire intorno alle tre del mattino. Siccome ogni discoteca doveva fare sentire la propria musica all'interno dei propri spazi, la sparavano come se fossero allo stadio. Il risultato era che il vento e le correnti d'aria ci portavano una fortissima cacofonia di suoni nelle nostre case. Purtroppo la storia si ripete esattamente uguale malgrado un esposto, varie lettere di protesta,  tantissime telefonate ai vigili dell'anno scorso e il parere assolutamente negativo del sindaco del quartiere. Qualcuno ovviamente ci guadagna...
Per aderire all'appello, inviare nome, cognome e comune di residenza all'indirizzo gruppodifirenze@libero.it. 

mercoledì 2 luglio 2014

RIDATECI IL SILENZIO. Contro la distruzione della quiete pubblica, contro la musica imposta

Pubblichiamo il testo di un appello firmato da trenta esponenti della società civile, che è stato inviato oggi ai mezzi di informazione. 

Appello al Governo, al Parlamento, alle amministrazioni regionali e comunali,
alle polizie municipali, ai prefetti, alle forze dell’ordine
  
Esiste ancora la difesa della quiete pubblica? A noi pare di no. Da anni si sono infatti  affermate abitudini e convinzioni che negano in radice il diritto a riposare tranquillamente all’ora che si preferisce, a concentrarsi nella lettura, ad ascoltare musica di propria scelta, a godere la tranquillità e la bellezza di un parco o di una spiaggia.
Già può risultare fastidiosa la musica imposta in quasi ogni locale o esercizio dove si metta piede. Ma è a maggior ragione inammissibile che soprattutto nella buona stagione imperversi ovunque la musica ad alto o altissimo volume, che da chioschi, stabilimenti balneari, piazze si propaga anche a grandi distanze.
Inoltre molti quartieri cittadini sono tormentati dagli schiamazzi della cosiddetta “movida”, mentre le notti bianche o blu si trasformano troppo spesso in un vero e proprio incubo per i loro abitanti.
In questo quadro desolante manca quasi del tutto un’incisiva azione di prevenzione e di contrasto basata su norme chiare, severe ed efficaci; anzi, il più delle volte dobbiamo constatare l’insensibilità e la tolleranza di chi dovrebbe proteggere la tranquillità e il riposo dei cittadini, le cui richieste di intervento rimangono quasi sempre inascoltate. Alle proteste si risponde spesso che si tratta di conciliare interessi diversi. Ma questo non può certo voler dire che in determinati orari si possa sospendere un sacrosanto diritto dei cittadini.
È arrivato il momento di  opporsi con determinazione a tutto questo. Ci rivolgiamo quindi al Governo, al Parlamento, alle amministrazioni regionali e comunali, alle polizie municipali, ai prefetti, alle forze dell’ordine chiedendo loro di provvedere con la massima urgenza, ciascuno nel suo àmbito, a far sì che venga ovunque garantita con fermezza e tempestività la quiete pubblica, anche attraverso norme più restrittive di quelle attuali, mettendo così fine a una situazione divenuta ormai non solo intollerabile per i cittadini, ma anche gravemente lesiva ai loro occhi della credibilità delle Istituzioni.
Invitiamo tutti coloro che condividono questo appello a farlo conoscere e a rivolgersi insieme a noi alle autorità e istituzioni competenti, affinché si decidano a tutelare la quiete pubblica sia di giorno che di notte. Il diritto al silenzio e al riposo non può diventare sempre più un privilegio riservato  soltanto a chi, per caso o per possibilità economiche, si trova  a vivere in luoghi immuni da questa piaga. 
Siamo sicuri che questo appello esprima uno stato d’animo comune a moltissimi italiani. Speriamo davvero che non rimanga inascoltato. 

Salvatore Accardo, Francesco Alberoni, Niccolò Ammaniti, Alessandro Barbero, Sergio Belardinelli, Remo Bodei, Franco Cardini, Dino Cofrancesco, Paolo Crepet, Elio Franzini, Carlo Fusaro, Giorgio Israel, Paolo Ermini, Roberto Esposito, Giulio Ferroni, Ernesto Galli Della Loggia, Silvio Garattini, Fausta Garavini, Fulco Lanchester, Giacomo Marramao, Paola Mastrocola, Alberto Oliverio, Anna Oliverio Ferraris, Lucio Russo, Aldo Schiavone, Claudio Scimone, Luca Serianni, Sebastiano Vassalli, Gustavo Zagrebellsky, Michele Zappella.  

Iniziativa promossa dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità

PER ADERIRE ALL'APPELLO, scrivere "aderisco" a gruppodifirenze@libero.it, aggiungendo nome, cognome, comune di residenza.