giovedì 19 marzo 2015

LO STILE EDUCATIVO PATERNO: UN RECUPERO NECESSARIO

La festa del papà può anche essere utile se induce a una riflessione sul ruolo del padre. Per esempio a partire da un bel libro del 2006, ma ancora disponibile, dello psicoterapeuta Osvaldo Poli: Cuore di papà (sottotitolo Il modo maschile di educare). Un testo importante per i genitori, ma anche per gli insegnanti e per tutti gli educatori, soprattutto in una cultura, come la nostra, maternalizzata all’eccesso, in cui cioè... Continua a leggere.

1 commento:

V.P. ha detto...

forse "LO STILE EDUCATIVO PATERNO .... " si ispira al passato?

La fascistizzazione della scuola.
di lily998 (Medie Superiori) scritto il 10.02.14

TARANTO COM’ERA: SCUOLA E FASCISMO
I rapporti tra fascismo e scuola vanno soprattutto letti come progressiva accelerazione dell’uso della scuola come strumento per la fascistizzazione del Paese.
Ii grandi poteri attribuiti al preside esercitavano un ferreo controllo sulle capacità didattiche dell’insegnante e sulla sua fede fascista e finivano per limitare drasticamente la libertà di insegnamento.
Il ministero della Pubblica Istruzione Cesare Maria De Vecchi promosse la “bonifica fascista” , che avrebbe dovuto escludere dai programmi di insegnamento quanto in contrasto con il Fascismo, introducendo nella scuola iniziative di propaganda basate sull’insegnamento della cultura militare, programmi di cultura fascista e sull’intreccio sempre più stretto tra scuola e Opera Nazionale Balilla (ONB) al fine di formare in maniera intransigentemente fascista le nuove generazioni.

TARANTO COM’ERA: INQUADRATI.
La scuola ai tempi del Fascismo, in sintonia con lo spirito totalitario del regime, doveva istruire, ma doveva soprattutto creare consenso.
Il “ragazzo di Mussolini” doveva esser pronto alla chiamata alle armi del Duce, la “ragazza” a fiancheggiarlo.
Disciplina individuale e rispetto per la gerarchia era quello che si richiedeva loro e la ginnastica rispondeva perfettamente a questo scopo. La riforma del 1923 indicava i risultati morali a cui miravano la ginnastica e i giochi della scuola: “cura della pulizia, della sanità, della elasticità del corpo; preparazione severa e continua nello sforzo; prontezza nell’aiuto al più debole, […] spirito di sacrificio; apprezzamento senza invidia del valore degli altri e spirito di emulazione; attitudine al comando e capacità morale di riprendere il cordiale tono di compagno, appena cessato l’ufficio di comando avuto durante il giuoco”.
Nelle rievocazioni del Ventennio vediamo immagini di grandiosi saggi ginnici, in cui legioni e coorti di Balilla, Piccole italiane, Figli della lupa, Giovani Italiane e Avanguardisti marciavano allineati ed eseguivano esercizi in sincronismo perfetto.
La differenza fra il fascismo propagandato e la realtà dei fatti emerge invece dal racconto delle mille difficoltà che potevano sorgere a Taranto, priva allora di infrastrutture sportive, quando si dovevano soddisfare le direttive del partito e delle sue organizzazioni giovanili.
Prima della costruzione degli edifici scolastici non c’erano palestre: bambini e maestri dovevano improvvisare luoghi e attrezzature, con risultati discutibili, che potevano trasformare la mezza giornata di ginnastica settimanale obbligatoria in un incubo.

http://scuola.repubblica.it/puglia-taranto-ipcabrini/2014/la-fascistizzazione-della-scuola/